di Elvira Serra
Il virologo e sua moglie, anestesista, si sono conosciuti nel 1979 in fila all’università: «Lui mi disse: “Ho tutti 30 e lode”». I difetti: «Lei è un po’ prepotente», «Lui fa sempre il passo più lungo della gamba»
Nicoletta: «Io questa intervista non la volevo fare!».
E allora perché ha accettato?
«Perché mio marito è stato di un’insistenza e di una prepotenza tali, che come sempre alla fine ottiene quello che vuole».
Ma lui ci teneva! Quando l’ho chiamato si ricordava perfino il giorno del vostro primo bacio: il 10 ottobre.
«Ed è sbagliato: era il 10 novembre. Il 10 ottobre è il giorno del mio compleanno».
Ma insomma, questo bacio se lo ricorda oppure no?
«Come potrei dimenticarlo… Già sapevo che era la persona giusta».
Nicoletta Catteruccia, 64 anni, è la moglie di Andrea Crisanti, 68, neosenatore della Repubblica con il Pd. Sono seduti uno accanto all’altra sul divano del salotto nella loro casa in centro a Padova, dove hanno appena festeggiato i 23 anni dell’unico figlio, Giulio.
Quando vi siete conosciuti?
Andrea: «In fila all’università a Roma, il 23 settembre 1979. Due ore e mezzo di coda per iscriverci, io al quinto anno e lei al primo. Vidi questa bellezza e decisi di farmi avanti».
Nicoletta: «La fila era lunga e lui non se ne andava. Ma cosa vuole, pensavo? Poi mi disse: sai che non ho mai preso un 30? E io: beh, dai, prima o poi lo prenderai, non preoccuparti. E lui: ma cos’hai capito? Io ho tutti 30 e lode! E questa cosa mi ha colpito: forse bisognava stargli appresso. Sette anni dopo ci siamo sposati».
Avete appena festeggiato 36 anni di matrimonio. Come sono trascorsi?
Nicoletta: «Sono trascorsi inseguendo lui per l’Europa. Io non mi sarei mai spostata da Roma, che mi batte nel mio ventricolo sinistro. A Roma ho la famiglia, gli amici dell’infanzia… E invece per inseguire questo matto sono andata prima a Basilea, poi di nuovo a Roma, poi lui lo hanno chiamato ad Heidelberg, poi è tornato a Roma e ha giurato che non sarebbe più andato via, poi è andato a Londra all’Imperial College e doveva essere solo per 1-2 anni».
Andrea: «Guardi che anche mia moglie ha un ottimo lavoro a Londra. È direttrice del dipartimento di anestesia in uno degli ospedali più importanti della città».
Nicoletta: «Ecco, e sa come è andata? Fu lui a mandare il curriculum al posto mio. Io un giorno mentre pranzavo dai miei genitori mi sentii chiamare da questa donna che mi chiese: perché vuoi lavorare nel nostro ospedale?».
Nel frattempo era nato Giulio. Come vi organizzaste?
Nicoletta: «Il giorno del colloquio tornando a casa l’autobus mi lasciò davanti a un convento di suore spagnole. Mi sembrò un segno. Chiesi loro se conoscevano una ragazza affidabile che poteva fare da baby sitter».
Andrea: «Poi ne abbiamo cambiate tante, perché più erano brave più trovavano un altro lavoro in fretta. La selezione era sempre complicata. Mettevamo un annuncio sul giornale, la intervistavo prima io, poi Nicoletta, poi noi due insieme, poi chiedevamo le referenze e infine nostro figlio ci passava una giornata: lui aveva l’ultima parola».
Giulio è arrivato tardi.
Nicoletta: «È stata una cosa complessa, è davvero il figlio dell’amore. Avrei voluto averne di più, ma non dipende solo da te. Comunque è la cosa più bella e importante che abbiamo fatto».
Andrea: «Ha fatto l’università a Cambridge e ora sta facendo il dottorato di Fisica a Padova. Culturalmente è italiano e desiderava vedere come si vive qui».
Nicoletta: «E così mi hanno abbandonata tutti».
Ditemi un pregio e un difetto l’uno dell’altra.
Andrea: «Mia moglie è una delle donne più intelligenti e più buone che abbia conosciuto. È sempre stata la più bella della classe. È molto generosa. Come difetto ha una forte personalità ed è anche un po’ prepotente».
Nicoletta: «Ma con che coraggio! Fammi un esempio: è assurdo!».
Andrea: «Diciamo che ti sai imporre. Per esempio: io vado sempre in vacanza all’Elba, dove lei sta con la famiglia, parenti e amici. Ho fatto i conti e ho trascorso lì quattro anni della mia vita, e contrariamente a Napoleone non ho distrutto l’Europa…».
Nicoletta: «Lui ha avuto il vantaggio di parlare per primo: avrei detto le stesse cose. È una persona generosa, è il neurone più veloce del West e non si abbatte mai. Ha fiducia cieca in se stesso, fa sempre il passo più lungo della gamba e conta sulla totale disponibilità di chi gli sta intorno».
Anche lui era il più bello della classe?
«Sicuramente era un bel ragazzo, ma a me colpì la sua generosità. Non aveva mai una lira, però distribuiva tutto quello che aveva. Una volta investì tutto il guadagno di un seminario a Padova, dove lo avevo raggiunto da Roma, per comprarmi una bellissima borsa di un marchio importante che conservo ancora, segno del suo amore».
Come ha preso l’acquisto della villa palladiana, con le polemiche che sono seguite?
Nicoletta: «A parte l’acquisto in sé, che l’avrei ammazzato: mi ero opposta fieramente perché significava non andare mai in pensione. Conoscendolo, tra un po’ dirà che l’ha comprata per me… Anche quella volta, come per tutte le cose che lo riguardano, l’ho scoperto perché mi arrivavano un sacco di messaggi di solidarietà dai miei amici».
Andrea: «A me le ville venete sono sempre piaciute. Il giardino lo abbiamo già sistemato e speriamo di poter finire tutto il prossimo anno a settembre. È come possedere un pezzo di Rinascimento. E comunque è costata la metà di quello che è stato scritto. Se mi fossi comprato casa a Cortina nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Il problema è che in Italia l’ascensore sociale è fermo. E in pochi hanno pensato che la stavo comprando con i soldi che mi ero guadagnato in modo lecito».
A proposito: com’è adesso la storia del suo stipendio?
«La legge è chiara. Ma, visto il mio ruolo, eviterò di creare qualsiasi contenzioso».
Nicoletta, come ha preso quest’idea di candidarsi?
«Eravamo all’Elba, dove lui si annoia tanto, e ha pensato bene di movimentare la fine dell’estate con questa idea. Siamo ancora sotto choc, non ero favorevole per niente. Dopodiché mi sono arresa. Così ho detto: se lo devi fare, cerca di farlo bene e di vincere».
Non lo guarda mai in tv?
«Ma per carità! Per fortuna a Londra non ho la tv italiana. Io vivrei nell’anonimato».
Una bizzarria di suo marito?
«Beh, lui è un po’ strano… E fa gaffe mitiche. Una volta ha sviluppato un sistema al Totocalcio per fare 13 e ne ha fatti due! Sa perché? Si era sbagliato a compilare una schedina e l’aveva fatta uguale all’altra».
Il regalo più bello che vi siete fatti?
Andrea: «Mi ha appena fatto fare due abiti dal sarto e mi ha regalato la cravatta rossa per il giuramento in Senato. Dice che non mi so vestire».
Nicoletta: «Lui per uno degli ultimi compleanni si è presentato senza preavviso a Londra a mezzanotte e un minuto. Il giorno dopo dovevo lavorare, ma almeno siamo andati a cena a Battersea. Poi è ripartito».
A casa chi cucina?
Nicoletta: «Lui. È capace di fare la pasta più buona del mondo con tutto quello che trova in frigo. Oggi ci è andata ancora meglio: pasta al sugo di moscardini e spigola con le patate!».
30 novembre 2022 (modifica il 30 novembre 2022 | 08:11)
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, 2022-11-30 08:22:00, Il virologo e sua moglie, anestesista, si sono conosciuti nel 1979 in fila all’università: «Lui mi disse: “Ho tutti 30 e lode”». I difetti: «Lei è un po’ prepotente», «Lui fa sempre il passo più lungo della gamba», Elvira Serra