Lappello anti Israele dei docenti italiani divide luniversità: chi sono (e il perché di questa scelta)

di Orsola Riva

Sono pi di 4.000 gli studiosi che hanno sottoscritto una petizione che chiede d’interrompere le collaborazioni con gli atenei e i centri di ricerca israeliani. Fra i firmatari, il medico e attivista Vittorio Agnoletto e l’archeologo Paolo Matthiae

Sono ormai pi di 4.000 i docenti e ricercatori universitari che hanno sottoscritto un appello per il cessate il fuoco a Gaza in cui chiedono l’interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sar ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario.

La petizione spacca il mondo accademico — una comunit di 100 mila persone — con una presa di posizione che chiede alla Conferenza dei rettori e ai singoli atenei di non limitarsi a sostare in una dolorosa impotenza, ma di agire con tutte le azioni necessarie e possibili nei rispettivi contesti, a partire appunto dallo stop a ogni rapporto con i colleghi israeliani.

L’appello si rivolge, oltre che alla ministra dell’Universit e della Ricerca Anna Maria Bernini, al ministro degli Esteri Antonio Tajani, affinch si mobiliti per chiedere insieme alla fine immediata delle operazioni militari, anche la fornitura di aiuti e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese. I firmatari condannano i bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano a seguito delle brutali azioni di Hamas. Ma ricostruiscono anche le cause determinanti e antecedenti di questa nuova ondata di violenza riconducendole all’oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi stanno vivendo da 75 anni qualificata come una forma di Apartheid.

Sotto accusa non sono solo i 16 anni di quasi totale embargo e assedio illegale imposto alla Striscia, n la politica di occupazione dei territori palestinesi accelerata da Israele negli ultimi vent’anni, ma l’intera storia dello Stato ebraico.

Riconoscere il contesto da cui nasce quest’ultima ondata di violenza — si legge nel testo — non significa sminuire il dolore e la sofferenza di israeliani e palestinesi. Noi esprimiamo piena solidariet per le vittime del 7 ottobre, dice Pierluigi Musar, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Universit di Bologna. Ma nessuno pu negare che Israele ha messo in atto una politica di occupazione fin dalla sua nascita, aggiunge.

Perch isolare gli studiosi dello Stato ebraico? Cosa c’entra questo atteggiamento di chiusura con la missione centrale dell’universit rivolta alla produzione di conoscenza e al rispetto dei diritti umani rivendicata nel documento? Lo chieda ai miei colleghi che non possono pi collaborare con le universit di Gaza rase al suolo in queste settimane — risponde —. Il boicottaggio uno strumento pacifico, non violento di pressione. Non ne abbiamo altri.

Fra le tante firme compare il nome di Isabella Camera D’Afflitto, una delle massime studiose di lingua araba a livello internazionale, medaglia del Presidente della Repubblica nel 2017, accanto a quello del medico e attivista Vittorio Agnoletto, gi portavoce del Genoa social forum e parlamentare europeo con Rifondazione comunista. Ci sono Itala Vivan, grande africanista ed esperta di letteratura post-coloniale, Chantal Meloni, docente di Diritto penale internazionale alla Statale di Milano, che ha lavorato alla Corte penale internazionale dell’Aja e presso il Centro palestinese dei diritti umani a Gaza, e Paolo Matthiae, docente emerito di archeologia alla Sapienza. A lui si deve la scoperta del sito di Ebla e un impegno pi che cinquantennale di lavoro e studio nelle aree archeologiche pi importanti del Paese, che ha ripreso, non senza polemiche, al termine della guerra in Siria e che gli valso a giugno la medaglia d’oro al merito conferitagli dal presidente Assad.

12 novembre 2023 (modifica il 12 novembre 2023 | 21:41)

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