Armi a Kiev, la prova del Parlamento. Il centrodestra: proroga fino al 2023

di Maria Teresa Meli

Opposizioni divise in quattro. L’ipotesi di astensioni «incrociate» tra Pd e 5 Stelle

L’opposizione si fa in quattro, la maggioranza fatica a restare unita: la vicenda ucraina che piomba oggi alla Camera divide le forze politiche. Fratelli d’Italia, Lega e FI hanno preparato un testo su cui però per ore c’è stato un braccio di ferro sulla decisione di prorogare fino al 31 dicembre 2023 gli aiuti militari, «previo indirizzo delle Camere».

Si tratta di un emendamento che sarà inserito nel decreto sulla partecipazione italiana alle missioni Nato in discussione al Senato, ma che Giorgia Meloni, per fare chiarezza una volta per tutte, anche nella sua maggioranza, vuole sia inserito nella mozione di Montecitorio. Insieme a un altro passaggio, quello sulla spesa «per la difesa pari al 2% del Pil entro il 2028». Metà Pd sarebbe per astenersi sulla mozione della maggioranza ma questi due passaggi rischiano di spaccare i dem. Il Terzo polo, invece, ragiona sull’astensione, ma non ha ancora deciso.

Il dibattito, che si chiuderà domani alla Camera, lo ha voluto Giuseppe Conte. E lo ha ottenuto presentando una mozione. Sul «no» alle armi, come sollecitato più volte dall’ex premier? No. Quello lo hanno fatto i rossoverdi (e i grillini potrebbero votare anche il testo Bonelli-Fratoianni). Nella sua mozione il M5S, per mettere in difficoltà i dem divisi tra pacifisti a oltranza e filoucraini, si limita a impegnare il governo a «illustrare preventivamente alle Aule parlamentari» un «eventuale invio di forniture militari». Il Pd, preso in contropiede, ha deciso di presentare una mozione in proprio, cercando di non spaccare il partito. I dem chiedono al governo di garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine «con tutte le forme di assistenza necessarie», «assicurando il diritto all’autodifesa».

Per tenere tutti insieme (Articolo 1 di Speranza, la sinistra interna nelle sue diverse anime, da Andrea Orlando a Elly Schlein passando per Laura Boldrini e Marco Furfaro) nel testo, nonostante le insistenze di Lia Quartapelle, Piero Fassino e Piero De Luca, non solo non si fa menzione delle armi (anche se il loro eventuale invio è implicito nel passaggio in cui si ribadisce il diritto all’autodifesa dell’Ucraina) ma si sottolinea che occorre prevedere «il necessario coinvolgimento delle Camere». Un amo lanciato a Conte perché un passaggio del genere è più che compatibile con la richiesta del M5S che per le nuove forniture militari venga interpellato il Parlamento. Non solo, nelle premesse del testo dem, si ricorda il «sentimento pacifista sempre più diffuso nel Paese nel cui solco il 5 novembre si è svolta a Roma un’importante manifestazione».

Quindi Pd e M5S potrebbero fare astensioni incrociate? Non è detto. Debora Serracchiani, solida e pragmatica, sta gestendo con abilità la «pratica Ucraina»: ieri ha cercato di capire dai grillini se questa strada sia percorribile, ma non ha ancora avuto risposta. La replica è sempre la stessa: «Aspettiamo Giuseppe». E finché Conte non decide, i parlamentari 5 Stelle non si muovono.

Il Terzo polo, l’altra forza di opposizione, ha presentato una mozione in cui esplicitamente chiede di «proseguire senza riserve l’attivita di sostegno economico e militare e Kiev». E il Pd non esclude un’astensione o addirittura un voto a favore.

28 novembre 2022 (modifica il 28 novembre 2022 | 22:19)

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, 2022-11-28 21:45:00, Opposizioni divise in quattro. L’ipotesi di astensioni «incrociate» tra Pd e 5 Stelle, Maria Teresa Meli

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