Assalto a Capitol Hill, Trump ora rischia l’incriminazione  Ma il ministro di Biden frena

di Massimo Gaggi

Il responsabile della Giustizia può decidere per il «processo»: sarebbe senza precedenti

Cassidy Hutchinson come John Dean, il consigliere di Richard Nixon che quasi mezzo secolo fa accusò l’allora presidente di essere personalmente coinvolto nello spionaggio politico contro il partito democratico, lo scandalo Watergate scoperto dal Washington Post che alla fine costrinse il leader repubblicano alle dimissioni?

È quello che pensano gli analisti e i giuristi democratici convinti che la Commissione parlamentare sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 stia raccogliendo prove inconfutabili di comportamenti penalmente rilevanti di Trump, nel suo tentativo di impedire la ratifica dell’elezione di Joe Biden.

Prove talmente evidenti che alla fine potrebbero obbligare un recalcitrante Merrick Garland, il ministro della Giustizia di Biden, ad incriminare l’ex presidente: un atto senza precedenti che renderebbe ancor più profonda la spaccatura nel Paese ma probabilmente metterebbe fine ai sogni di ritorno alla Casa Bianca di un Trump già incalzato da tempo da giovani leader repubblicani — primo fra tutti il governatore della Florida Ron DeSantis — pronti a «canonizzarlo» e a raccogliere la sua eredità politica.

Garland fin qui ha agito con prudenza, consapevole che l’America del 2022 non è quella dei tempi del Watergate: i repubblicani, che allora non esitarono a condannare Nixon, oggi, in un Paese polarizzato, diviso per convinzioni ideologiche impermeabili all’evidenza dei fatti, hanno già salvato due volte Trump dall’impeachment. E la maggioranza di loro continua a sostenere (senza prove) che Biden è un presidente illegittimo.

Basterà la verifica delle circostanze riferite ieri dalla Hutchinson — Trump promotore della rivolta contro il Congresso del 6 gennaio, consapevole che molti attivisti sarebbero arrivati armati, deciso a lasciarli passare e addirittura a guidarli fin davanti a Capitol Hill, ostinatamente contrario per ore a fermarli anche quando molti di loro volevano impiccare il suo vice, Mike Pence — a spingere Garland a cambiare rotta? Le perplessità del ministro potrebbero anche essere legata alla struttura di queste indagini parlamentari che somigliano a processi nei quali, però, non c’è la difesa.

Per adesso l’indagine parlamentare continua con i commissari intenti a verificare la fondatezza della vivida ricostruzione di quelle ore drammatiche di un anno e mezzo fa resa dalla ex assistente di Mark Meadows, allora capo dello staff del presidente alla Casa Bianca, ma anche da tanti altri testimoni.

Tra un paio di settimane, riordinati e approfonditi i nuovi elementi probatori emersi nelle testimonianze di giugno, riprenderanno gli hearing pubblici con due obiettivi specifici: chiarire il ruolo dei miliziani fedelissimi di Trump (Proud Boys e Oath Keepers) nell’assalto al Congresso e ricostruire cosa accadde nei 187 minuti nei quali, mentre il Congresso veniva assalito, Trump sparì dal web, rifiutando più volte di intervenire per placare gli insorti, da lui fermati solo molto più tardi.

29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 23:31)

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, 2022-06-29 21:47:00, Il responsabile della Giustizia può decidere per il «processo»: sarebbe senza precedenti , Massimo Gaggi

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