Il vice ministro della Difesa di origine uzbeka è a capo dell’offensiva urbana nella nuova Mariupol. Con lui il generale Alexandr Dvornikov. Entrambi sono reduci dalla Siria
Il cuore dell’offensiva russa è l’assalto a Severodonetsk, nell’Est del paese, come le avanguardie entrate in diversi quartieri. Lo scenario è doppio: i devastanti bombardamenti uniti agli scontri in alcune zone della città.
Guerra urbana
Dopo giorni di duelli in aperta campagna, tra trincee e postazioni, la guerra torna ad investire un grosso centro abitato, uno dei target prestabiliti dal Cremlino. La battaglia può durare, con un bilancio pesante per entrambi gli schieramenti. Proprio in queste ore il sindaco di Mariupol ha affermato che nella sua città vi sarebbero state quasi 22 mila vittime e Severodonetsk rischia molto . E’ inevitabile. Le case diventano bunker, un palazzo si trasforma in posizione di tiro per i cecchini, le strade sono killing zone, punti dove preparare trappole con mine ed esplosivi. La sorpresa è ovunque. Razzi sparati dai tetti, militari che spuntano da un tunnel artificiale ma anche da quelli provocati dalle distruzioni. L’edificio spazzato via dalle bombe si tramuta a sua volta in rifugio per rallentare il nemico e attaccare. La distanza ravvicinata potrebbe – in teoria – favorire la difesa, a patto che abbia strumenti sufficienti. I racconti di militari provenienti dai vari fronti – Lyman, Bakhmut – però portano avanti una narrazione allarmante: si lamentano di avere poche risorse contro i Battaglioni del neo-zar. Può essere vero, come anche essere la giustificazione per la ritirata e il sintomo dell’usura dopo mesi terrificanti.
Le tattiche
I russi impiegano reparti scelti, dai parà ai soldati privati della Wagner, molti i membri delle forze speciali cecene. Il loro leader Kadyrov spunta sempre fuori quando pensa – a torto o a ragione – che una vittoria sia vicina. Corre a prendersi il merito lanciando proclami. Nell’avanzare le unità devono badare ai colpi, i corazzati sono presi di mira da team dotati di anti-carro, in alcune aree manovrano con difficoltà, appaiono come bersagli più facili. Ecco perché gli invasori martellano con i cannoni che non fanno distinzione: i danni per le infrastrutture civili sono infiniti, la Russia demolisce vaste parti dell’Ucraina, pezzo dopo pezzo. Come ha fatto in Siria, dove hanno «servito» i due generali che guidano le operazioni.
I generali
Sul terreno oltre al comandante Alexandr Dvornikov agirebbe – segnalano news dal campo – potrebbe esserci anche Gennady Zhidko, vice ministro della Difesa e responsabile del Direttorato politico, dunque con grado superiore e profilo rilevante. Origine uzbeke, 56 anni, ha trascorso un periodo a Damasco come Capo di Stato Maggiore del contingente nel 2016, qui ha diretto la regione orientale della Russia per poi tornare nella capitale a occuparsi di mobilitazione, propaganda e organizzazione. Un custode dell’ortodossia. In passato ha dato impulso al programma di reclutamento di giovani tra i 17 e i 18, un percorso destinato a preparare i futuri cadetti. Fonti moscovite sottolineano come Zhidko si sia messo in luce in passato nel rimodellare l’Armata e forse il suo coinvolgimento diretto è legato agli aggiustamenti introdotti dalla gerarchia dopo gli errori iniziali. Ma ormai sappiamo che le informazioni sui generali – vivi, uccisi, scomparsi, riapparsi – vanno accolte con cautela. Magari dirige da lontano. Nessun dubbio, invece, su quanto sia cruenta la lotta nel Donbass.
Il futuro
Il Cremlino mira al controllo totale della regione, poi deciderà. Da un lato c’è il proseguimento dell’operazione speciale, dall’altra l’idea che possa dichiarare un cessate il fuoco unilaterale – ipotesi di una esperta – per avere modo di rimettere in sesto nuove unità e poi andare nuovamente all’assalto per mangiarsi altre fette d’Ucraina. L’eventuale tregua troverebbe reazioni favorevoli in Europa, lascerebbe esposta Kiev a meno che non riceva altri sistemi bellici e trovi proprie risorse per reagire. I distinguo della Casa Bianca su quali razzi a lungo raggio dare alla resistenza contrastano con la «massima intensità» dei colpi portati dagli aggressori. Joe Biden vuole evitare di consegnare a Zelensky i sistemi che possano arrivare in profondità nel territorio russo, ma nel contempo è consapevole che gli ucraini hanno bisogno di armi che contrastino i lunghi calibri russi. Dinamiche strane, condizionate dalla diplomazia e dalla ricerca di soluzioni, ma intanto le bombe continuano a cadere.
30 maggio 2022 (modifica il 30 maggio 2022 | 21:03)
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, 2022-05-30 20:10:00, Il vice ministro della Difesa di origine uzbeka è a capo dell’offensiva urbana nella nuova Mariupol. Con lui il generale Alexandr Dvornikov. Entrambi sono reduci dalla Siria, Andrea Marinelli e Guido Olimpio