Attacchi terroristici a Tel Aviv: 5 morti e diversi feriti Hamas e Jihad esultano

di Davide Frattini da Gerusalemme

Gli attentati sono avvenuti in sobborghi ortodossi. Nei giorni scorsi si erano verificati episodi analoghi

Cinque persone sono morte e altre risultano ferite in seguito a un attacco terroristico avvenuto a Bnei Brak, un sobborgo ortodosso di Tel Aviv. Lo hanno detto i servizi del Pronto Soccorso israeliano aggiungendo che si tratta di un bilancio provvisorio. L’omicida, secondo quanto riferiscono fonti israeliane un palestinese, è stato subito «neutralizzato». Si tratta del terzo attentato in pochi giorni.

Ad attaccare nei giorni scorsi – martedì scorso e poi domenica, in una sequenza della morte, 6 vittime – sono stati arabi cittadini dello Stato, non guidati da organizzazioni come Hamas ma ispirati all’ideologia dello Stato islamico. Questa volta a colpire sono stati palestinesi della Cisgiordania come durante la seconda intifada agli inizi del Duemila: uno di loro – ucciso – arriva da Jenin, sarebbe stato in Israele come muratore senza permesso di lavoro. Avrebbe avuto un complice, arrestato, e forse ha partecipato un terzo uomo, in fuga, la caccia è andata avanti nella notte.

Hanno scelto Bnei Brak, cittadina a maggioranza religiosa a est di Tel Aviv, di fatto un pezzo unico di palazzi con la metropoli sul Mediterraneo. E infatti Hamas da Gaza esalta «la missione eroica a Tel Aviv» perché da sempre – anche durante le guerre cicliche – considera il centro economico del Paese il bersaglio più importante da centrare con i lanci di razzi. Il gruppetto ha sparato con i fucili mitragliatori nel mucchio: sui pedoni, alle auto, ai tanti israeliani che usano le biciclette elettriche. Ne hanno ammazzati cinque. I morti negli ultimi giorni in totale sono 11, il numero più alto per attentati nel periodo di una settimana dal 2006.

Uno dei terroristi apparterrebbe alla Jihad islamica che con Hamas cerca di riaccendere la violenza dalla e nella Cisgiordania, anche in opposizione al presidente Abu Mazen. Adesso in discussione è la strategia del governo di Naftali Bennett, già portata avanti dal predecessore Benjamin Netanyahu: rimpicciolire, striminzire il conflitto senza pensare a un accordo di pace, garantire il lavoro ai palestinesi, non preoccuparsi troppo dei passaggi clandestini attraverso la barriera di sicurezza, le corse a scavalcare il muro. Un po’ più di benessere economico in cambio della tranquillità.

La coalizione al potere ha diverse componenti e per la prima volta è sostenuta da un partito arabo, il cui leader Mansour Abbas vive nella stessa cittadina dei terroristi dell’attacco di tre giorni fa: ha condannato le azioni, teme che le ripercussioni coinvolgano tutti gli arabi israeliani. Bennett – leader del partito dei coloni – rappresenta anche pezzi dell’estrema destra che chiederanno una reazione molto dura. Risultato positivo al Covid, il primo ministro ha ascoltato gli ufficiali dell’esercito e i capi dello Shin Bet via video. Promette «il pugno di ferro». I servizi segreti e l’esercito erano già in allerta perché il Ramadan che inizia domenica coincide con le festività ebraiche a metà mese. L’anno scorso gli scontri a Gerusalemme tra i palestinesi e la polizia durante il mese più sacro per i musulmani avevano portato agli undici giorni di guerra con Hamas. Lo scontro si era allargato ad arabi ed ebrei, cittadini israeliani contro cittadini israeliani proprio nelle città dove la convivenza era sembrata possibile.

29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 22:27)

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, 2022-03-29 20:29:00, Gli attentati sono avvenuti in sobborghi ortodossi. Nei giorni scorsi si erano verificati episodi analoghi , Davide Frattini da Gerusalemme

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