Guerra, Zero Covid: attenti alle previsioni sbagliate nel 2023 (dopo i disastri del 2022)

di Federico Rampini

Dalla guerra in Ucraina, all’energia fino alle politiche Zero Covid di Pechino: dall’ultimo anno cos incerto, dovremmo imparare un po’ di cautela

Maneggiate con cautela le previsioni per il 2023. Se c’ una lezione da conservare dell’anno che si chiude, il fiasco delle previsioni, nonch il ribaltamento clamoroso e repentino di tutti gli scenari. Basta tornare con la memoria a dodici mesi fa per ricordare: vivevamo in un mondo che per molti aspetti era l’esatto contrario di quello di oggi. Geopolitica, economia, energia: l’elenco dei rovesciamenti spettacolare.

Comincio dalla madre di tutte le cantonate. Questa riguarda i governi europei, ciechi e sordi di fronte ai segnali che Vladimir Putin stava preparando l’invasione militare dell’Ucraina . Gli avvertimenti furono lanciati a pi riprese dall’intelligence americana e inglese, e regolarmente smentiti da Putin stesso. I governi europei – per ingenuit, opportunismo, vigliaccheria? – preferirono prendere per buone le smentite di Putin. L’errore dur fino all’ultimo, praticamente fino alla vigilia di quel fatidico 24 febbraio. Siamo da dieci mesi dentro una guerra che un anno fa sembrava impossibile, e che ora sembra insolubile. Ma il ricordo dei monumentali errori di previsione non sarebbe completo, se non aggiungiamo che fior di putiniani e cripto-putiniani ancora nella primavera di quest’anno (dopo aver detto che la Russia mai avrebbe attaccato) passarono a pronosticare una vittoria rapida di Mosca.

Uno dei difetti dei talkshow televisivi che non fanno i replay delle puntate precedenti: quanti guru ne uscirebbero distrutti, se solo si rivedessero le loro scriteriate dichiarazioni di otto mesi fa… In molti altri casi tornare indietro al dicembre 2021 d le vertigini. Un anno fa a quest’epoca un tema dominante dell’economia globale era l’intasamento della logistica a tutti i livelli, e le penurie conseguenti. Tra i primi reportage che io firmai arrivando al Corriere della Sera ce ne fu uno che descriveva il tremendo ingorgo dei porti americani, soprattutto quelli della West Coast, sopraffatti dalla ripresa dei traffici e della domanda di prodotti asiatici. Le navi facevano la coda, in rada, perch il troppo traffico non poteva essere smaltito dai porti, e al largo di Los Angeles-Long Beach quel tratto dell’Oceano Pacifico era trasformato in un gigantesco parcheggio. I noli marittimi, sia per le navi che per i container, erano schizzati alle stelle contribuendo all’inflazione. Le consegne si allungavano, i ritardi negli approvvigionamenti si ripercuotevano a cascata su tutta la catena dalla fabbrica al consumatore. Scarsit, ingorghi, rincari, erano i temi dominanti. Uno dei settori pi colpiti erano i semiconduttori, memorie e cervello di ogni prodotto elettronico. La produzione di microchip non riusciva a stare al passo con la domanda e questo creava altre scarsit fino a colpire l’industria dell’automobile, perch oggi una vettura piena di semiconduttori. Sono bastati dodici mesi ed eccoci in un mondo al contrario. Le code di navi sono sparite, al loro posto gi subentrata la situazione opposta: molti cargo portacontainer viaggiano semivuoti, gli armatori cancellano alcune rotte per mancanza di clienti. In parte il contraccolpo naturale dopo l’eccesso di ricostituzione dei magazzini da parte dei distributori. In parte il segnale di un rallentamento della domanda finale dei consumatori, forse il preludio a una recessione nel 2023. In parte la conseguenza del rallentamento della seconda economia mondiale, quella cinese.

Lo stesso ribaltamento avvenuto a velocit spettacolare nell’industria dei semiconduttori. Ne venivano prodotti troppo pochi un anno fa, oggi siamo in una crisi da sovrapproduzione, con i principali attori mondiali che lamentano difficolt economiche e cominciano a licenziare. E’ il mercato, bellezza: la flessibilit dell’economia capitalistica fa s che le penurie scatenano reazioni che aumentano la capacit produttiva, e cos si passa alla situazione opposta in cui c’ troppa roba. I semiconduttori sono un caso estremo ma tutto il settore Big Tech passato in poco tempo dall’essere il trionfatore della pandemia al nuovo status di epicentro della crisi: da Amazon a Facebook a Netflix tutti quelli che scoppiavano di opulenza ancora nel 2021 oggi stanno licenziando. I pi ottimisti prevedono che la nuova situazione sgonfier l’inflazione, l’altra grande sorpresa che aveva smentito le previsioni (ma gi nel 2021). Incertezza, instabilit, rapidit di inversione dei cicli economici, costringono le banche centrali a navigare a vista. La Federal Reserve ha ridotto l’entit dei suoi rialzi dei tassi d’interesse perch colta dal dubbio di strafare nella lotta all’inflazione. Nel 2020 e fino all’inizio del 2021 la banca centrale pi potente del mondo – e dietro la Fed tutte le sue consorelle come la Bce – non vide arrivare l’inflazione. Ora alcuni la accusano di eccedere nella terapia anti-inflazionistica proprio per ricostruirsi una credibilit malconcia.

Nell’elenco dei ribaltamenti un posto speciale lo merita il prezzo dell’energia . Stava gi salendo per effetto della – breve – ripresa cinese post-pandemia: la domanda di energia da Pechino di gran lunga la variabile determinante sul mercato, questo vero dall’inizio del millennio. La guerra in Ucraina, lo scambio di sanzioni incrociate fra Occidente e Russia, fecero scattare una corsa all’accaparramento che moltiplic a dismisura i rialzi dei prezzi. Poi gli stessi prezzi si sono sgonfiati, un po’ perch le scorte invernali erano piene, un po’ per il rallentamento recente della Cina. Il price cap o tetto forzoso ai prezzi, sia per il gas che per il petrolio, sta sancendo a posteriori una situazione in cui le quotazioni erano gi scese per conto loro. Per capire dove andranno i prezzi nel 2023 bisogna, prima di tutto, guardare a dove va l’economia cinese.

E cos concludo questo elenco delle sorprese e dei ribaltamenti con il post-Covid zero di Xi Jinping. Con una rapidit inaudita il linguaggio della propaganda di Pechino stato sottoposto a una torsione. Fino a un mese fa il partito comunista cinese si vantava di essere l’unico ad aver capito la pericolosit del Covid e a combatterlo con le misure giuste, cio quarantene e lockdown a ripetizione. Dopo le proteste popolari che hanno preoccupato Xi, il regime ha deciso di dichiarare vittoria sul Covid, e da quel momento minimizza tutto: il bollettino dei contagiati e quello dei morti sono manipolati dall’alto per rassicurare tutti. Per al tempo stesso la fabbrica Tesla vicina a Shanghai ha smesso di produrre, perch investita da una nuova ondata di contagi. Alcuni obitori vedono accumularsi le salme. Alcuni reparti di pronto soccorso sono allo stremo. Quella popolazione cinese che era stata terrorizzata dal regime per quasi tre anni, ora si spaventa da sola e non si lascia docilmente guidare verso la normalit. A Pechino vige una sorta di lockdown spontaneo, cio la gente se ne sta a casa anche se il governo dice che tutto va bene. Su questa ennesima inversione, si chiude un anno e se ne apre un altro all’insegna dell’incertezza. Chi ha certezze, vi sta prendendo in giro e spera che siate degli smemorati.

27 dicembre 2022 (modifica il 27 dicembre 2022 | 14:41)

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