Autonomia differenziata, Calderoli: “Centralismo ha portato sperequazione e divari territoriali. Danneggiati chi traina e chi rimane attardato”

La realizzazione dell’autonomia differenziata richiede un “processo virtuoso” che “deve garantire il coinvolgimento delle autonomie territoriali delle altre amministrazioni statali, del Parlamento. Al tempo stesso, il percorso virtuoso coinvolge in primis le Regioni interessate all’autonomia differenziata, in modo da riuscire a liberare energie e processi di efficienza, in vista di più alti gradi di sviluppo economico, sociale, civile e culturale, ben superiori a quelli ad oggi già raggiunti dai vari territori. Energie che, fino a ora, sono rimaste spesso limitate a causa di molteplici fattori, lacune, inerzie, e, in generale, inefficienze burocratiche stratificatesi nel tempo”.

Lo ha affermato il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero in commissione Affari costituzionali della Camera

“È innegabile che abbia inciso negativamente – ha aggiunto – anche un riflesso culturale, espressione di una malintesa cultura centralista e dell’uniformità che, troppo spesso, è stato assunto acriticamente quale portato ineludibile della storia istituzionale, politica e amministrativa dello Stato italiano. È sotto gli occhi di tutti come esso abbia portato a una sperequazione e a divari territoriali insostenibili!”.

“Occorre promuovere – ha proseguito il ministro – un’ottimale e dinamica distribuzione delle funzioni pubbliche tra i diversi livelli di governo, che si faccia carico anche delle giuste ragioni di quell’autonomia territoriale garantita già tra i principi fondamentali della Costituzione”.

“In merito alla coesione, le unità politiche territoriali che compongono la Repubblica, sebbene molto diverse tra loro secondo la gran parte degli indicatori statistici rilevanti (lungo linee di frattura che non si esauriscono nella dicotomia Nord-Sud), sono e sempre più saranno fortemente interdipendenti. Pertanto, quando qualcuna di esse rimane indietro, sussiste sempre il rischio che il rallentamento, oltre a non incontrare adeguati ostacoli, colpisca anche chi, invece, sarebbe in grado di ‘correre’ e di assumere un ruolo ‘trainante’, a vantaggio anche e innanzitutto di chi sia rimasto indietro”.

“Mi pare, questa, una versione assai malintesa di ‘coesione nazionale’. E non mi soffermo sulle ricadute negative di cui soffrono i valori di ‘solidarietà’ di cui la coesione nazionale dovrebbe sempre essere espressione. Ebbene, in questo quadro, le inefficienze burocratiche che sono le figlie primogenite del centralismo statale ormai tradizionale in Italia, si rivelano in realtà capaci di infliggere gravi iniquità, tanto a chi potrebbe ‘trainare’, quanto a chi si sia attardato. Ne risulta sacrificato, per l’appunto, proprio il principio di ‘solidarietà’, che non deve mai considerarsi nemico dell’efficacia e dell’efficienza, insomma – ha concluso Calderoli – del buon governo”.

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