Autonomia Differenziata, presidi Andis: per la scuola un percorso denso di incognite

“Con riferimento al Ddl sulle autonomie differenziate approvato dal Consiglio dei Ministri, l’ANDIS intende preliminarmente rilevare come lo Stato non abbia a tutt’oggi dato compiuta attuazione a quanto previsto nel riformato Titolo V. Manca, infatti, una Legge quadro che garantisca l’unitarietà del sistema nazionale di istruzione e non si è data completa attuazione all’autonomia scolastica, anch’essa garantita costituzionalmente”.

E’ quanto afferma una nota del direttivo dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis).

In tale contesto “l’ANDIS ritiene che il processo di decentramento alle Regioni di competenze in materia di istruzione debba prevedere che lo Stato, attraverso l’istruzione e la scuola, garantisca pari opportunità di successo formativo per tutti gli studenti della nazione. L’altro elemento imprescindibile è la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione (L.E.P), previsti dalla Costituzione, che non può essere demandata a un più o meno ristretto gruppo di tecnici ministeriali e/o di politici. Deve nascere da un confronto ampio in grado di coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali del Paese, senza escludere una rappresentanza della scuola reale, quale possono essere le associazioni professionali”.

Nel contempo, proseguono i presidi Andis, “è necessaria una chiara distinzione di ruoli tra Regioni ed Enti Locali, affinché un mero trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni non si traduca nella sostituzione di un centralismo regionale al centralismo statale. L’istituzione scolastica costituisce e costruisce l’identità nazionale: la definizione dell’eventuale quota di offerta formativa locale deve rimanere nella sfera di competenza delle scuole autonome, sia pure con una specifica attenzione alle proposte degli enti territoriali, onde evitare derive ed ingerenze inopportune da parte delle regioni”.

“I Dirigenti scolastici sono garanti sia della promozione di strategie coerenti per l’attuazione dei piani di studio previsti a livello nazionale, sia dell’autonomia e della responsabilità delle singole istituzioni scolastiche. Tali ragioni impediscono il trasferimento della dipendenza funzionale e gerarchica del dirigente dallo Stato alle Regioni; né è parimenti ipotizzabile, per motivi analoghi di dipendenza funzionale e gerarchica, una diversa collocazione per il personale docente e ATA. L’ANDIS si impegna ad aprire al suo interno il più ampio confronto sul Ddl Calderoli, in modo da poter offrire al decisore politico e al dibattito nazionale anche le valutazioni e le proposte del mondo della scuola e, in particolare, dei dirigenti scolastici italiani”.

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