Bagnoli azzoppata dai giudici

L’editoriale Mezzogiorno, 8 aprile 2022 – 07:05 L’assoluzione perché il «fatto non sussiste»: la formula con cui la Corte d’Appello ha annullatole condanne inflitte in primo grado di Francesco Marone Assolti perché il fatto non sussiste. Con questa formula la Corte di appello ha annullato le condanne inflitte in primo grado ai presunti responsabili di un presunto disastro ambientale nell’area dell’ex Italsider a Bagnoli. Vuol dire non solo che gli imputati, tra i quali alcuni noti galantuomini, sono innocenti, ma anche che il fatto ipotizzato non è successo, ossia non c’è stato nessun disastro ambientale. Era piuttosto chiaro che le cose stessero in questi termini a chiunque avesse un po’ di buon senso e capacità di analisi. Doveva finire così ed è finita così. Ma non senza conseguenze drammatiche, personali e collettive. Sulla base di un teorema della Procura fondato su un’analisi a campione relativa a qualche decina di metri quadrati di suolo, a fronte delle decine di migliaia dell’area ex Italsider e della certificazione del Ministero dell’Ambiente dell’avvenuta bonifica di quei suoli, si è tenuta in ostaggio un bel pezzo della classe dirigente napoletana e, con questa, l’intera città, il cui sviluppo urbanistico è stato letteralmente paralizzato. Il quadro, poi, è stato definitivamente compromesso dalla folle decisione del sindaco in bandana orange di far fallire la società di trasformazione urbana, aggiungendo al sequestro penale la procedura fallimentare e abbandonando al degrado e al saccheggio le opere pubbliche che erano già state realizzate sull’area. In questo deserto morale e materiale mi vengono in mente due considerazioni, entrambe amare, sul passato e sul futuro. Sul passato non si può non chiedersi, perché tutto questo sia accaduto e come mai nessuno senta il bisogno di scusarsi con la città, oltre che naturalmente con coloro ai quali sono state distrutte carriere e reputazione. Possibile che il potere giudiziario sia sempre irresponsabile delle proprie azioni? Foss’anche solo in termini di minor carriera qualche conseguenza sarebbe sacrosanta per un Paese che ha ancora un po’ di equilibrio tra i poteri. Invece, non accadrà nulla, tutto procederà fino alla prossima roboante misura cautelare, cui seguirà una più o meno silente assoluzione, se non archiviazione. Non voglio dire che non si debbano perseguire reati e malcostume dei pubblici amministratori, naturalmente. Ma gli errori politici, che nella vicenda di Bagnoli sono molti e gravi, non sono reati e non devono essere giudicati nelle aule di giustizia, perché altrimenti si confonde tutto, finanche chi è responsabile di cosa sul piano politico. Ripeto quello che scrissi dopo la condanna di primo grado: prima di mettere alla sbarra quel po’ di classe dirigente che abbiamo sarebbe il caso di contare fino a dieci, se non fino a venti. L’altra considerazione riguarda il futuro di Bagnoli. Sul presupposto che vi fosse stato un disastro ambientale, si stanno facendo gare di appalto per assegnare bonifiche per trecento milioni di euro. Una volta finite queste bonifiche, che il processo di appello ha chiarito che non sono necessarie, si darà attuazione al progetto del commissariato di governo che è uguale a quello che mise a punto De Lucia e che non ha funzionato. Ci sono tutte le premesse perché la querelle della riconversione dell’ex Italsider duri ancora qualche lustro, mentre sarebbe una delle leve, insieme al porto, per far ripartire un po’ di economia reale a Napoli e, con questa, provare a mettere mano al disagio e all’emarginazione socio-economica che peggiorano a vista d’occhio da troppi anni. Voglio chiudere, però, questo cahier des doléances, con una speranza: che questo disastro giudiziario sia l’occasione per scelte politiche coraggiose sul futuro di Bagnoli, dirottando le risorse per un’inutile bonifica sulle altre, infinite, esigenze dei cittadini napoletani e affidando finalmente a ragionamenti di mercato lo sviluppo del progetto di Bagnoli, azzoppato invece nella culla, per responsabilità politica e non penale, da un fondamentalismo ambientalista sganciato dalla realtà. 8 aprile 2022 | 07:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-08 05:09:00, L’assoluzione perché il «fatto non sussiste»: la formula con cui la Corte d’Appello ha annullatole condanne inflitte in primo grado,

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