Quei bimbi salvati, usciti in pigiama dalle macerie del terremoto in Turchia e Siria

di Giusi Fasano

I media e i social diffondono le foto dei pi piccoli sperando cos di rintracciare le loro famiglie. Si scava a mano per ore e si sposta un pezzetto alla volta per aprire un varco

Bambini. Esserini salvi nell’incastro assurdo di enormi blocchi di cemento, piccole esistenze in bilico fra una trave e un tetto, vocine che invocavano aiuto sotto cumuli di macerie. Appena il rombo spaventoso di quel mostro ha fatto silenzio e la polvere si posata, la prima parola d’ordine fra i superstiti stata bambini. Tutti a ripetersi l’un l’altro di cercare i bambini fra le case accartocciate. Ed eccoli, i piccoli salvati. Sono tantissimi e sono stati gli unici, ieri, capaci di strappare un sorriso o lacrime di gioia a chi li ha visti riemergere dai palazzi collassati.

I video dei salvataggi hanno fatto il giro del mondo. Abbracci. Applausi. Preghiere. E loro — i bimbi — con quel punto interrogativo stampato in faccia mentre si guardavano intorno in quel nuovo mondo raso al suolo: in che posto sono finito? Dai social approda sulla piazza mondiale del web una bimbetta che avr due-tre anni. Infilata in un pigiamino bianco e rosa avanza gattonando, con le manine che affondano nella polvere e nei calcinacci. Esce, non si sa come, da un buco nero spaventoso e sulla sua testa c’ una parete di cemento enorme. Lei avanza veloce verso la luce della torcia e per fortuna non pu pensare a quello che invece i soccorritori temono di pi in queste situazioni: le scosse di assestamento. Basterebbe anche un piccolo sussulto e resterebbero tutti schiacciati.

In caso di terremoto benedetto il pianto acuto dei neonati che, come ieri, ha guidato molte ricerche andate a buon fine. Il silenzio scandisce gli interventi. Zitti tutti: si sente una voce proprio sotto i piedi di una squadra di soccorso. E dopo ore di lavoro per aprire un piccolissimo varco, ecco lei: una bambina che avr una decina d’anni e che si presenta alla sua nuova vita con una montagna di capelli grigio-calcinacci. Salva. Ancora silenzio. Stavolta un ragazzino, a chiamare. Lo trovano completamente sepolto — a parte la testa — da pezzi di muro sbriciolato nel crollo. Si scava a mano, con prudenza. Si sposta un pezzetto dopo l’altro finch non libero il torace, poi la vita, poi le gambe…L’applauso finale scarica la tensione, l’ambulanza se ne va verso l’ospedale pi vicino.

E a proposito di ospedali: al Al-Razi Public Hospital di Aleppo, in Siria, i medici raccontano che molti dei bambini estratti dalle macerie e portati da loro non hanno i genitori al seguito. Stessa situazione in Turchia da dove Twitter e Instagram diffondono filmati di ragazzini soli davanti ai palazzi crollati. In Siria i media locali stanno pubblicando le fotografie dei bimbi arrivati negli ospedali senza genitori nel tentativo di dar loro un’identit (quando sono piccolissimi) o di rintracciare le loro famiglie. Da Gaziantep ad Adana, da Aleppo a Kahramanmaras: adesso il nemico non pi soltanto la Terra che pu tornare a tremare da un momento all’altro. Ci sono anche il gelo e il tempo che passa. Ogni ora in pi una speranza in meno per i dispersi che sono ancora migliaia e, anche se nessuno azzarda numeri, non difficile ipotizzare che, fra chi manca all’appello, ci siano centinaia di bambini.

Ma le migliaia di uomini che da ieri all’alba scavano e spalano con il fiato che gela sulle labbra, cercano uomini, donne e bambini vivi. Scacciano il pensiero della morte ripensando a loro, ai tanti piccoli strappati alle macerie e tenuti stretti stretti fino all’ospedale, alla salvezza. Come fossero tutti figli di tutti. figlio di tutti quel bambino siriano che ieri mattina implorava aiuto, imprigionato a testa in gi fra il muro e il tetto di casa sua che gli sono crollati addosso. Nel video pubblicato sui social si sente la voce di un adulto che lo invita a recitare i versi di una preghiera mentre lui va a chiedere aiuto. E a noi piace immaginare che — preghiera o non preghiera — l’aiuto sia poi arrivato. Che in un Paese martoriato e da anni lontano dalla parola salvezza lui, almeno lui, sia salvo.

7 febbraio 2023 (modifica il 7 febbraio 2023 | 07:37)

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