«Basta stravaganze nelle opere liriche»

di Giuseppina Manin

Il cantante considerato tra i migliori interpreti di Verdi: i giovani non capiscono, «La traviata» con gli sms smorza le emozioni

Considerato il miglior baritono verdiano di oggi, non sorprende che Ludovic Tézier sia uno dei cantanti più contesi dalle principali ribalte liriche. «Ma l’Arena mi mancava. Entrarvi per la prima volta è stata una gioia, un’emozione» confida l’artista, applauditissimo in Traviata come Germont padre. «Uno dei grandi padri verdiani. Per me, nato a Marsiglia, cantare un’aria come Di Provenza il mar, il suol è qualcosa che mi appartiene. Come mi appartiene quel “vecchio genitor” accusato di essere crudele e moralista. Bisogna conoscere quei posti, il “petit monde” di Pagnol, per raccontare come fa Verdi l’anima di Germont».

Se il ruolo gli è entrato così sotto pelle, è perché in quella genia di padri verdiani ritrova le stimmate del suo. «Uomo di campagna, duro, silenzioso, che amava la musica. Il sabato la radio trasmetteva un’opera e a tavola guai a chi fiatava. Verdi era il suo preferito. Quando canto Rigoletto non posso fare a meno di pensare a lui, pronto a uccidere pur di difendere i figli. Verdi e mio padre si sovrappongono nel mio cuore». E un Natale, ancora bambino, gli arriva un dono speciale. «Un disco con le ouverture di Wagner. Restai incantato, soprattutto da quella di Parsifal. E quando poi Parsifal arrivò a Marsiglia, smaniavo di poterlo sentire. Bada, mi disse mio padre, dura sei ore! Ma il giorno dopo arrivò con un biglietto, per due non c’erano i soldi. La mia prima opera dal vivo! Avrei voluto non finisse mai».

Per l’altro sogno, cantare nel Parsifal , ha dovuto attendere l’anno scorso. «A Vienna, con Jonas Kaufmann. Ma in streaming, a sala vuota. Il Covid aveva fermato tutto. Con Jonas siamo amici, l’idea di una lettera aperta e una raccolta fondi in difesa del lavoro dei cantanti è nata così». Curiosa questa amicizia tra un tenore e un baritono, il cui destino all’opera è di essere rivali. «Ma nella realtà è diverso — ride Tézier —. Con Jonas, sempre durante il lockdown, abbiamo inciso Insieme, un album di duetti con Pappano sul podio di Santa Cecilia». (uscita il 7 ottobre per Sony). Adesso la vita è tornata, anche nei teatri. «L’Arena zeppa di pubblico mi ha allargato il cuore. Tanti giovani, anche mio figlio. Che a 13 anni ama già l’opera ma spesso esce dagli spettacoli un po’ confuso perché quello che si canta sembra aver poco a che vedere con quello che accade in scena. Traviata, ad esempio, l’aveva vista a Parigi in una edizione dove tutto accadeva su schermi, con sms tra Violetta e Alfredo. Un giochino “attuale” che smorzava la tensione e l’emozione della vicenda. All’Arena la regia di Zeffirelli, un po’ vecchio stile, a lui e ai suoi amici è piaciuta, hanno capito tutto. E si sono pure divertiti perché, come nelle serie in costume, l’appeal è legato alle suggestioni di un’epoca. I teatri però non lo capiscono. Inseguono i giovani senza rendersi conto che chi ascolta un’opera per la prima volta ha bisogno di chiarezza. L’avanguardia va bene per i vecchi che, sapendo la storia, possono accettare le stravaganze».

Il 25 agosto canterà a Salisburgo in Lucia di Lammermoor. E alla Scala? «Tornerò alla fine del prossimo anno. Con Verdi, certo. E in una serata davvero speciale». Incrociando i dati, sarà il 7 dicembre con Don Carlo. Tézier marchese di Posa.

10 agosto 2022 (modifica il 10 agosto 2022 | 20:35)

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, 2022-08-10 19:52:00, Il baritono Tézier: i giovani non capiscono, «La traviata» con gli sms smorza le emozioni, Giuseppina Manin

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