di Gian Guido Vecchi
Nel messaggio tradizionale prima della benedizione Urbi et Orbi il pontefice ripercorre i dolori del mondo e ricorda la guerra in Ucraina. Il pensiero alla Siria, alle violenze in Iran, ai cristiani nel mondo
CITT DEL VATICANO — Se vogliamo che sia Natale, il Natale di Ges e della pace, guardiamo a Betlemme e fissiamo lo sguardo sul volto del Bambino che nato per noi. E in quel piccolo viso innocente, riconosciamo quello dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace. Francesco si affaccia alla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, il messaggio tradizionale del Papa prima della benedizione Urbi et Orbi, ripercorre i dolori del mondo e come sempre, dall’invasione russa del 24 febbraio, il suo primo pensiero rivolto all’Ucraina: Il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidariet per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?.
La lista delle crisi
Ma l’elenco dei conflitti e delle sofferenze, come ogni anno, assai lungo. Per la prima volta dalla repressione violenta delle proteste popolari, Francesco nomina pubblicamente l’Iran e chiede che cessi ogni spargimento di sangue. Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale, dice Francesco. Dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanit. Se Cristo anche la via della pace, i pesi che impediscono di andare a Betlemme ed escludono dalla grazia del Natale sono le stesse passioni negative che impedirono al re Erode e alla sua corte di riconoscere e accogliere la nascita di Ges: l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna.
Le guerre
La terza guerra mondiale evocata dal Papa si compone di vari frammenti. Pensiamo alla Siria, ancora martoriata da un conflitto che passato in secondo piano ma non finito. E pensiamo alla Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perch l, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Israeliani e Palestinesi. E ancora, Ges Bambino sostenga le comunit cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perch in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi, prega il Papa: Aiuti in particolare il Libano, perch possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunit internazionale e con la forza della fratellanza e della solidariet. Africa subsahariana, Asia, Medio Oriente, Penisola arabica, Americhe. lo sguardo di Francesco spazia in tutto il pianeta: La luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni sconvolta da scontri e violenze. Orienti verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perch cessi ogni spargimento di sangue. Ispiri le autorit politiche e tutte le persone di buona volont nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi: penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo.
La fame
Betlemme significa casa del pane, ricorda Francesco: Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantit di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni gi sofferenti. In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilit politiche, perch il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono pi ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere.
L’indifferenza
Oggi come duemila anni fa Ges, la luce vera, viene in un mondo malato di indifferenza, che non lo accoglie e anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri, conclude il pontefice: Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani. Francesco esorta a pregare perch il Natale porti il dono della pace: Come i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce e andiamo a vedere il segno che Dio ci ha dato. Vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi il festeggiato. Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali pi che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi.
25 dicembre 2022 (modifica il 25 dicembre 2022 | 12:17)
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