Atp Napoli, Berrettini-Musetti in finale, il primo derby azzurro

di Gaia Piccardi

Al termine di una settimana piena di guai (dai campi da rifare alle partite interrotte per l’umidità), Matteo e Lorenzo si affrontano in un match inedito. Il romano n. 16 deve gestire il fastidio di una vescica, il toscano n.24 è in splendida forma: «Il fattore emotivo sarà determinante»

Difficilmente rivedremo l’Atp 250 di Napoli in calendario l’anno prossimo, ma il torneo che ha passato più di un guaio (i campi da rifare, l’umidità serale che ha interrotto i match, i biglietti da rimborsare agli spettatori inferociti, più gli inconvenienti che hanno turbato il soggiorno di alcuni giocatori) con un guizzo trova il modo di farsi ricordare: domenica, vista mare, assisteremo al primo derby azzurro (7° nella storia dell’Atp: si comincia a contare da Panatta-Bertolucci a Firenze, correva il 12 maggio 1974) tra Matteo Berrettini, il n.16 della classifica che prova a ridare ossigeno alla stagione con la prima finale della carriera sul veloce, e Lorenzo Musetti, il n.24 che vorrebbe arricchire un bottino che, fin qui, comprende l’Atp 500 di Amburgo, vinto sul fenomenale Carlos Alcaraz, poi re dell’Open Usa.

La miglior finale che ci si potesse augurare in cima alla peggior settimana, e la legge di Murphy potrebbe aver colpito anche Berrettini, capace di condurre in porto la complicata semifinale contro l’americano McDonald (3-6, 7-6, 6-3) nonostante una vescica sotto la pianta del piede, che lo ha limitato non poco negli spostamenti. «Non so come ho fatto, con la fasciatura hanno creato un cuscinetto e mi sono sentito meglio, il mio team mi aveva consigliato di ritirarmi ma io non ho voluto farlo» ha detto il romano, sostenuto da un pubblico generosissimo, che domenica (diretta su Supertennis dalle 15) meriterebbe lo spettacolo tra due rivali al top della forma. Lo è di certo Musetti, che in campo a Napoli ha portato evidenti e costanti progressi nel servizio e nel dritto, una maturità inedita e una visione del gioco che non ha lasciato scampo agli avversari: 29 vincenti e appena 6 errori gratuiti ieri nella semifinale contro il serbo Kecmanovic, battuto in due set (6-3, 6-4), due match consecutivi annessi senza perdere il servizio (Djere e Galan), sette palle break salvate (con Galan) a dimostrazione di una tenuta mentale mai così stagna. «Sto bene, sono contento del mio tennis, i miglioramenti credo siano sotto gli occhi di tutti» ha detto Lorenzo seguito in tribuna dai suoi mentori: Simone Tartarini, il maestro che l’ha scoperto bambino, e Umberto Rianna, prezioso anello di congiunzione tra pubblico (Fit) e privato, il tecnico che ne segue l’evoluzione.

Tra Berrettini, classe ‘96, e Musetti, nato nel 2002, corrono cinque anni, dieci mesi e 19 giorni, dettaglio non irrilevante in un tennis che vede un diciannovenne (Alcaraz) seduto sul tetto del mondo dopo aver sbranato l’Open degli Stati Uniti: vescica permettendo, Matteo cercherà di accorciare gli scambi, appoggiandoli sull’architrave del servizio, e di sfondare con il dritto, specialità della casa. Se si lasciasse imbrigliare nel palleggio da Lorenzo, dotato di mano sensibilissima e di molto più tennis del rivale nel braccio, la faccenda potrebbe complicarsi. Si conoscono bene, sono compagni in Coppa Davis, Musetti ha sfruttato il cono d’ombra creato da Berrettini — il primo ad esplodere — e Jannik Sinner — il predestinato torna da domani nell’Atp 500 di Vienna: il sorteggio gli ha riservato il cileno Garin al primo turno — per prendersi tutto il tempo per crescere e capire le dinamiche del circuito. Lorenzo sta imparando a gestire anche il blocco del diaframma, quel respiro che ogni tanto gli si ferma nel petto così simile a un attacco d’ansia, che l’ha menomato la settimana scorsa a Firenze, il torneo di casa, in semifinale contro Auger-Aliassime.

«Con Lorenzo sarà la prima di tante finali» si augura Matteo. «Ci conosciamo bene: l’aspetto emotivo sarà importante» è l’analisi di Lorenzo. Una finale in Italia mancava ad entrambi. Vince chi è più freddo, nella torcida rovente di Napoli.

22 ottobre 2022 (modifica il 23 ottobre 2022 | 11:14)

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, 2022-10-23 09:15:00, Al termine di una settimana piena di guai (dai campi da rifare alle partite interrotte per l’umidità), Matteo e Lorenzo si affrontano in un match inedito. Il romano n. 16 deve gestire il fastidio di una vescica, il toscano n.24 è in splendida forma: «Il fattore emotivo sarà determinante», Gaia Piccardi

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