Bianchi (Svimez) a Calderoli: «Caro ministro, con questo progetto lei smentisce se stesso»

la polemica Mezzogiorno, 4 novembre 2022 – 11:24 Il direttore Luca Bianchi: bisogna prima applicare il federalismo fiscale di Simona Brandolini «In sostanza il tema è capire se il progetto di autonomia differenziata è compatibile con un percorso di federalismo solidale». In sostanza il tema non è: essere o non essere federalisti? «Esatto. La domanda che ci dobbiamo porre è: l’autonomia differenziata è coerente con la piena attuazione della legge Calderoli di applicazione del federalismo fiscale? Noi riteniamo di no. E pensiamo invece che l’obiettivo debba essere l’ordinata attuazione del federalismo fiscale. Tra l’altro il federalismo, quello vero, metterebbe davvero i cittadini, soprattutto quelli meridionali, nelle condizioni di valutare la qualità delle classi dirigenti locali». Il direttore della Svimez, Luca Bianchi, non ci gira troppo intorno: «In pratica il ministro Calderoli se continuasse con il disegno leghista di autonomia differenziata smentirebbe se stesso e la sua legge di federalismo fiscale. La legge 42 prevede il superamento della spesa storica attraverso i Lep e un fondo perequativo. Su questi due pilastri si può costruire il federalismo che non spacca l’Italia ed è in attesa di attuazione da ormai 13 anni». Egoismo contro solidarietà?«In qualche modo sì. Solidarietà rimanda a una ripartizione delle risorse orientata al sostegno, ciclico o strutturale, delle realtà più svantaggiate; ma, le prime bozze delle intese contenevano più di un indizio della reale motivazione delle Regioni richiedenti: trattenere più risorse nei propri territori». Il punto resta superare la spesa storica che zavorra qualsiasi ragionamento?«Un criterio che danneggia i cittadini governati da amministratori inefficienti o che meno hanno speso per i servizi a causa di una sperequata distribuzione territoriale delle risorse». Quindi qual è il rischio dell’autonomia differenziata?«L’autonomia differenziata rischia di creare una corsia preferenziale solo per le regioni forti che faranno un’autonomia accelerata, interrompendo un processo collettivo. Il punto debole di quel progetto è proprio quello di assumere quel criterio a base del finanziamento delle funzioni da decentrare, ritardando la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, che responsabilizzerebbero tra l’altro gli amministratori». Ma di autonomia, si parla ora perché è un progetto simbolo della Lega, ma c’è stato il disegno Boccia, poi il successivo Gelmini. Lei ha chiaro qual è realmente?«Gli unici che ce l’hanno chiaro sono i presidenti di Regione del Nord». Il veneto Zaia è pronto a chiedere tutte e 23 le funzioni previste dalla Costituzione.«Praticamente stanno costruendo tre nuove regioni a statuto speciale». E dunque?«E dunque rischiamo di tornare alla proposta del referendum cioè trattenere le risorse fiscali sul territorio. Le precedenti bozze erano state già bocciate non solo da noi meridionalisti, ma dai centri nazionali, cioè dal dipartimento degli affari legislativi. C’è anche un problema di coerenza di questi temi». Temi che non sono però solo leghisti. In una recente intervista al Corriere della Sera, Piero Fassino, tra l’altro ultimo segretario dei Ds, rivendica l’autonomia come conclusione di un percorso cominciato con la riforma del Titolo V, fatta dal centrosinistra. Inoltre dice, oltre alla questione meridionale c’è quella settentrionale. Cosa pensa? «La ricostruzione storica è complessa perché nel dibattito sulla Costituente la sinistra era contraria al federalismo e la riforma del titolo V fu fatta su pressione della Lega. Però è vero che l’autonomia non è di destra. Tant’è che il dibattito è aperto. Il tema è la declinazione dell’autonomia differenziata. Questo processo, secondo me, è una spinta per uno Stato Arlecchino che è incompatibile con la sinistra». C’è una questione settentrionale? «Bisogna finirla con la contrapposizione tra questione meridionale e questione settentrionale, non ci sono due Paesi con problemi diversi, questa è stata la stagione che ci ha portati a pensare che il Reddito di cittadinanza serva solo al Sud e gli investimenti al Nord». Lei ha sempre parlato dei limiti del Reddito di cittadinanza e chiesto modifiche sulla parte per le politiche attive.«Ma combatto le proposte di abolizione e anche questo atteggiamento: dire che il Reddito è voto di scambio è inaccettabile per i meridionali, ma soprattutto per quelli che non lo prendono. È un tema di posizionamento politico. Le modifiche vanno fatte, ma in tutti i paesi europei ci sono misure di sostegno. Solo in Italia si apre il dibattito per abolire». Ieri in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, Domenico De Masi ha detto che Conte, leader meridionale, deve coinvolgere intellettuali e associazioni come Svimez. Che ne pensa?«Abbiamo lavorato molto insieme quando era presidente del Consiglio. Noi dialoghiamo con tutti. Ma mi lasci dire una cosa: non credo ai partiti territoriali. Sarebbe un errore se i 5 Stelle diventassero la Lega del Sud» 4 novembre 2022 | 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-04 10:25:00, Il direttore Luca Bianchi: bisogna prima applicare il federalismo fiscale,

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