Biden di nuovo positivo al Covid a pochi giorni dalla guarigione: quale potrebbe essere la causa?

di Laura Cuppini

Il «rimbalzo» della carica virale è stato osservato in diversi pazienti trattati con l’antivirale Paxlovid. Il problema era stato segnalato da Pfizer nel dossier per la richiesta di autorizzazione in emergenza del farmaco

Il presidente americano Joe Biden, 79 anni, è tornato positivo al Covid una decina di giorni dopo la guarigione dalla prima infezione, in cui aveva avuto sintomi lievi. Il suo medico, Kevin O’Connor, ha spiegato che si tratta di un «rimbalzo» (rebound) della positività osservato anche in altri pazienti trattati con Paxlovid, l’antivirale somministrato al presidente Usa in occasione del primo contagio.

Lo studio clinico

Il farmaco, autorizzato anche in Italia per gli adulti con Covid che non richiedono ossigenoterapia ma sono a rischio di malattia grave, deve essere somministrato prima possibile e comunque entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi. La terapia dura 5 giorni e ha un’efficacia di quasi il 90% nel prevenire il ricovero per Covid. Tuttavia negli ultimi mesi si è visto che può verificarsi una ricaduta con ritorno di positività (in alcuni casi con alta carica virale) dopo il trattamento, proprio come accaduto a Biden. Il problema era stato segnalato dalla stessa Pfizer, che produce il farmaco, nella documentazione allegata alla domanda per l’autorizzazione all’uso di emergenza (ottenuta in Europa il 22 gennaio). Nella sperimentazione clinica controllata con placebo — che includeva 2.246 partecipanti — «diversi soggetti sembravano avere una ricaduta dopo 10-14 giorni» dall’inizio del trattamento. La ricaduta aveva riguardato il 2% circa dei partecipanti trattati con l’antivirale (rispetto a circa l’1,5% in coloro che avevano ricevuto il placebo).

Le ipotesi

Ma perché può esserci il rebound? La buona notizia è che pare non si tratti di «resistenza» al farmaco sviluppata dal virus. Un’ipotesi è che la soppressione precoce del patogeno potrebbe compromettere la risposta del sistema immunitario all’infezione; è possibile anche che alcune persone non assorbano il farmaco con la stessa efficacia di altre; ultima ipotesi, il corpo potrebbe ospitare il coronavirus in luoghi a cui Paxlovid avrebbe difficoltà ad accedere e dopo l’interruzione del trattamento le piccole riserve di virus potrebbero causare la ricaduta. Gli esperti si chiedono perché nello studio clinico di Pfizer le ricadute fossero poche (2%) e quasi allo stesso livello di quelle osservate nel gruppo placebo (1,5%), mentre adesso nella pratica clinica sembrano molto più frequenti. Una risposta potrebbe riguardare la popolazione studiata da Pfizer nello studio, diversa dai pazienti a cui Paxlovid viene generalmente prescritto. Si trattava di soggetti non vaccinati, con fattori di alto rischio e infettati dalla variante Delta. Oggi i pazienti sono generalmente vaccinati, hanno un rischio più basso e sono infettati da Omicron.

Si può trasmettere?

Un altro aspetto importante riguarda la possibilità di trasmettere il virus anche durante il rebound e in assenza completa di sintomi. Gli esperti sono abbastanza convinti che sia così. «Le persone che sperimentano un rebound possono contagiare altri, anche se si trovano al di fuori di quella che si considera la finestra abituale di trasmissione» ha spiegato alla Cnn Michael Charness del Veterans Administration Medical Center di Boston, che insieme ai colleghi e un gruppo di ricercatori della Columbia University ha esaminato diversi casi di ricadute dopo il trattamento con Paxlovid. In almeno due casi c’è stata una trasmissione del contagio durante il rebound. «Le persone assumono Paxlovid e sappiamo che agisce molto bene bloccando la replicazione virale — ha detto Charness —. Ma poi in alcuni — non si sa quanti, perché non sono state studiate abbastanza persone — i livelli del virus cominciano a risalire».

Servono altri studi

Secondo Charness, il fatto che l’infezione possa ripresentarsi dopo il trattamento pone alcune domande. Per esempio, il rebound sarebbe altrettanto frequente nelle persone che iniziano la terapia più tardi, al quarto quinto giorno dopo i primi sintomi, in modo che il sistema immunitario abbia più tempo per riconoscere il virus? Un ciclo di trattamento più lungo — magari assumendo il farmaco per 6 o 7 giorni, anziché 5 — ridurrebbe il rischio che il virus ritorni? «Nessuno lo sa, servono degli studi» conclude l’esperto.

Linee guida

Negli Stati Uniti sono in aumento le prescrizioni di Paxlovid, da 27mila a 182mila circa a settimana secondo un report della Casa Bianca. A maggio i Centers for disease control and prevention (Cdc) hanno pubblicato delle linee guida per le ricadute post trattamento. Chi risulta positivo dopo il termine della terapia antivirale, si legge, deve rimettersi in isolamento per 5 giorni e indossare la mascherina per 10 giorni. In molti casi le ricadute sono asintomatiche, ma ci sono anche stati pazienti con sintomi uguali o peggiori rispetto a quelli della malattia originaria.

1 agosto 2022 (modifica il 1 agosto 2022 | 19:15)

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, 2022-08-02 13:22:00, Il «rimbalzo» della carica virale è stato osservato in diversi pazienti trattati con l’antivirale Paxlovid. Il problema era stato segnalato da Pfizer nel dossier per la richiesta di autorizzazione in emergenza del farmaco, Laura Cuppini

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