giganti del web
di Massimo Gaggi08 gen 2023
Crollo grave ma momentaneo, legato allo scoppio della bolla della pandemia che, spingendo molte attivit verso il digitale per limitare i contatti fisici, aveva fatto crescere, nel solo 2021, di oltre un quinto il valore dei titoli tecnologici? O fine dell’eccezionalismo della Silicon Valley che per molti anni ha spinto gli investitori ad attribuire ai giganti digitali, e anche a nuovi mondi come quello delle criptovalute, quotazioni straordinariamente elevate rispetto al resto del mercato?
Dallo stop di Tesla in Cina ai (bassi) ricavi di Meta
La caduta, nel 2022, di tutte le grandi imprese innovative che, in un anno nero delle borse colpite da guerre, crisi energetiche e inflazione con conseguente risalita del costo del denaro, hanno perso, comunque, molto pi delle imprese tradizionali, stata di volta in volta attribuita, almeno parzialmente, a fattori contingenti. Come la fermata della fabbrica Tesla in Cina per la ripresa del Covid, con l’azienda di Elon Musk che ha perso in un anno addirittura il 70% del suo valore, o la ridotta crescita degli introiti pubblicitari di Meta-Facebook e Alphabet-Google, alle prese con la concorrenza di TikTok e i venti di recessione che frenano gli investimenti degli inserzionisti. La capitalizzazione della stessa Apple, tuttora l’impresa di maggior valore al mondo, nell’ultimo anno si ridotta di mille miliardi di dollari (da tremila a duemila): basta il difficile reperimento di chip e di altre componenti che ha rallentato la produzione degli iPhone 14 Pro a giustificare una simile flessione?
Tramonta l’era dell’eccezionalismo
I problemi contingenti certamente hanno pesato. E, soprattutto nel caso della perdita di valore del bitcoin e delle altre criptovalute, i fallimenti prima della stablecoin Terra, poi del sistema FTX (mercato, valuta digitale ed hedge fund) creato da Sam Bankman-Fried hanno reso drammatica una crisi iniziata ben prima, col cosiddetto cryptowinter. Ma arretramenti delle quotazioni cos sostanziali, i forti tagli del personale (150 mila addetti in meno nelle industrie tecnologiche Usa nel 2022) e il calo della redditivit dei gruppi portabandiera dell’innovazione non si giustificano solo coi problemi produttivi contingenti o con la fine dell’era del denaro a costo zero. Tramonta l’era dell’eccezionalismo: per anni gli investitori hanno considerato imprese dalle possibilit illimitate Google col suo motore di ricerca, Facebook coi suoi tre miliardi di utenti o Tesla che aveva inventato un nuovo mercato trasformando l’auto in un computer con quattro ruote. Il valore stratosferico attribuito loro da Wall Street – per molti euforia irrazionale analoga a quella che precedette lo scoppio della bolla tecnologica del 2000 – veniva giustificata col fatto che nella Silicon Valley in crescita tumultuosa e senza regole c’era chi, come Facebook, faceva profitti pari alla met del fatturato. E per molti anni il settore tecnologico in America cresciuto a un ritmo cinque volte superiore a quello del Pil.
Fine dell’era dei leader carismatici
Nel 2022 big tech ha toccato di nuovo terra: anno di crescita modesta o nulla, come in altri settori, mentre gli investitori hanno cominciato a pensare che i giganti innovativi sono ormai anch’essi imprese mature: il motore di ricerca che garantisce tuttora il 60% dei proventi di Google di 22 anni fa. Dopo il Mac, l’Pod, l’iPad, l’ultimo prodotto rivoluzionario di Apple, l’iPhone, arrivato sul mercato 15 anni fa. Ora siamo alla 14esima reincarnazione, con limitati miglioramenti rispetto alla versione precedente. anche finita l’era dei leader carismatici nei quali gli investitori riponevano una fiducia cieca: morto Steve Jobs, Bill Gates si occupa di filantropia, mentre i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, quando non sono ai Caraibi si occupano pi di progetti suggestivi e fantasiosi che non del core business di Alphabet. Anche Jeff Bezos si ritirato da Amazon (e ora si vocifera di un suo ritorno nell’azienda in difficolt). Rimangono Mark Zuckerberg e Elon Musk il cui prestigio , per, scosso dagli enormi investimenti nel Metaverso e in Twitter considerati scriteriati dal mercato.
Previsioni future
Pu anche darsi che, alla fine, Zuckerberg riesca a sfondare con la sua realt virtuale o che Musk reinventi le reti sociali aprendo la strada a nuovi business. Ma, anche se questo non accadr, i giganti di big tech non solo non spariranno, ma continueranno a essere grandi protagonisti, viste le dimensioni che hanno ormai raggiunto. L’era della crescita senza limiti sembra, per, ormai finita. Il futuro di questi gruppi condizionato da due incognite politiche: l’atteggiamento della Casa Bianca nei confronti della Cina (con la possibilit di assoggettare TikTok a limiti pi severi sul mercato Usa mentre il veto all’export verso Pechino di tecnologie sensibili gi pesa all’industria americana dei semiconduttori) e la possibilit di un ritorno a politiche antitrust pi attive. Qui lo stop all’acquisto di un paio di start up da parte di Meta e il tentativo della FTC di bloccare l’acquisto di Activision da parte di Microsoft indicano che per big tech si sta chiudendo la possibilit di crescere con le acquisizioni.
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