di Giulia Ricci, Adriana Logroscino, Virginia PiccolilloGli ultimi casi. Pizzarotti non si candida e accusa Renzi e Calenda. Da Lotti a Quagliariello, da Polverini a Baldelli: i nomi eccellenti di chi non ci sarà Alle 20 è suonato il gong. Le liste sono ormai tutte depositate. Il caos che ha segnato la loro compilazione, assieme ai capricci dei candidati, la guerra fratricida e le esclusioni eccellenti, resteranno da monito per riflettere sugli effetti del combinato disposto della legge elettorale Rosatellum e del taglio dei parlamentari. Di sicuro nelle settimane che hanno preceduto la consegna delle liste, si è visto un po’ di tutto. Unioni (di interesse) e ripudi. Litigi e retromarce. Tra i matrimoni finiti sul nascere, l’ultimo è stato quello di Federico Pizzarotti con il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi: «Non ci sono stati spazi seri per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia viva», ha detto l’ex sindaco di Parma. Ha tentato di recuperarlo con Emma Bonino che con +Europa ha candidato più donne che uomini. Ma, dice Riccardo Magi, «se Pizzarotti avesse scelto noi per tempo lo avremmo candidato». Il mancato abbraccio del terzo polo lo aveva già provato un altro ex sindaco, il milanese Gabriele Albertini. Sembrava si presentasse nella sua città ma Azione lo ha bloccato, preferendogli un altro candidato. Ha rinunciato alla corsa, sempre al centro, Gaetano Quagliariello. Altre polemiche sono arrivate dalla guerra per accaparrarsi posti blindati. L’ultimo rifiuto a seggi incerti lo ha fatto ieri l’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini. Ha detto no a una candidatura di Forza Italia. È fuori. Come diversi big berlusconiani. A partire dal vicepresidente della Camera, Simone Baldelli. Berlusconi ha optato anche per altre candidature. Rita Dalla Chiesa, figlia del generale ucciso dalla mafia, conduttrice di programmi Mediaset; il presidente della Lazio, Claudio Lotito; la schermitrice e sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali. Delusi anche nel Partito democratico. Non sono stati candidati gli ex ministri Luca Lotti e Valeria Fedeli. Sono stati recuperati all’ultimo, invece, Stefano Ceccanti e Tommaso Nannicini. E ci hanno ripensato Monica Cirinnà e Alessia Morani, che inizialmente avevano rifiutato. Tutto semplice invece in Fratelli d’Italia: 90 candidati uninominali sui 221 del centrodestra. Ricandidati i parlamentari e nuovi ingressi. Arrivano l’ex magistrato Carlo Nordio e l’ex presidente del Senato, Marcello Pera. Nelle liste a maggioranza femminile (56%) della Lega torna tutta la squadra dirigente, da Giulia Bongiorno a Giancarlo Giorgetti ( ma non i suoi fedelissimi) e Umberto Bossi. Giuseppe Conte, tra i malumori interni, punta su 15 nomi blindati: in Calabria l’ex superprocuratore Federico Cafiero de Raho. Fratelli d’Italia: esterni di peso e fedelissimi, le scelte di MeloniFra tutti, Fratelli d’Italia è il partito che ha gestito con maggiore riserbo la trattativa sulle liste. Nei gruppi parlamentari, era l’obiettivo che si era dato Giorgia Meloni, dovranno esserci fedelissimi e personalità di esperienza per il governo. Dietro ai colonnelli Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli, promozione quindi per consiglieri regionali e comunali, come Chiara Colosimo, consigliera del Lazio e pluricandidata. Richiamato dall’Europa Raffaele Fitto e ritorno in Parlamento per Andrea Augello, escluso all’ultimo giro, entrambi in FdI dal 2018, conferma per Daniela Santanchè. Capilista, poi, sono alcune personalità in grado di dare garanzie di competenza ed esperienza per il partito più giovane tra i maggiori: Marcello Pera, Giulio Tremonti, Giulio Terzi di Sant’Agata, Carlo Nordio, Maurizio Leo, Giuseppe Pecoraro. In nome dei valori, in lista Eugenia Roccella, pasdaran della famiglia tradizionale. Noi moderati tra Sgarbi e BinettiL’ala cattolica-conservatrice sarà ospitata anche da Noi moderati, che ricandida Paola Binetti. Posto da capolista nel listino proporzionale dei centristi anche per Vittorio Sgarbi, candidato di coalizione nel collegio di Bologna. Ministri e sindaci: la Lega punta sulla sua classe dirigenteIn casa Lega, pur alle prese con l’inevitabile contrazione dei seggi, promossa e ricandidata in blocco tutta la classe dirigente. Quindi non solo i ministri e i sottosegretari uscenti (Giorgetti, Garavaglia e Stefani, Centinaio, Molteni, Candiani, Sasso, Freni, Gava e Nisini) ma anche gli ex ministri come Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana, e i presidenti del gruppo alla Camera, Molinari, e al Senato, Romeo. Dentro, con granitiche possibilità di elezione, anche Laura Ravetto, ex forzista di ferro passata al Carroccio nel 2020. Tenta il ritorno in Aula anche l’ex sottosegretario Claudio Durigon, che aveva dovuto lasciare l’incarico di governo per via dell’intenzione, annunciata, di intitolare ad Arnaldo Mussolini un parco intestato a Falcone e Borsellino, nella sua Latina. Questa volta proverà a conquistare un seggio per il Senato a Viterbo. Il giorno della presentazione delle liste, il segretario Matteo Salvini spegne le polemiche: «È falso che non abbia ricandidato i fedelissimi di Giorgetti. La Lega sceglie sindaci, imprenditori e lavoratori: forse meno conosciuti, ma più preparati». Dopo tante voci sulla difficoltà a rispettare l’equilibrio di genere, il 56% dei leghisti ai collegi del Senato è composto da donne. FI: salva la vecchia guardia, ma i giovani protestano con BerlusconiChi ha partecipato alle riunioni parla di sacrifici, di tagli dolorosi, di tentativi esperiti fino all’ultimo. Dentro Forza Italia la compilazione delle liste è stata più difficile che mai. Alla fine, però, la vecchia guardia si salva. Blindate le posizioni di Anna Maria Bernini, Paolo Barelli, Alberto Zangrillo, Licia Ronzulli, Elisabetta Casellati, Gianfranco Miccichè. Salvaguardati anche Maurizio Gasparri, Francesco Paolo Sisto, Deborah Bergamini e la pattuglia siciliana, da Stefania Prestigiacomo a Pietro Giammanco, a un certo punto delle trattative parsi quasi a rischio. L’esclusione meno attesa (e meno compresa nel partito) alla fine è quella di Simone Baldelli, uscente tra i più attivi e presenti di FI. «Presentiamo liste forti e competitive — rivendica a giochi fatti Silvio Berlusconi —. A una squadra di parlamentari di grande esperienza affianchiamo molti volti nuovi». Non sono d’accordo i giovani del partito. «Esprimiamo delusione e amarezza per le scelte compiute nella composizione delle liste che hanno completamente escluso da qualsiasi posizione utile una rappresentanza, anche minima, delle nuove generazioni», scrivono in una nota chiedendo a Berlusconi un incontro. Pd: under 35 e donne tra ritorni e qualche polemicaLe liste le aveva chiuse, per primo, a Ferragosto: con 5 capilista under 35 e molte donne. Ma Enrico Letta non è riuscito a evitare giorni di fibrillazione. I dimessi: Francesco De Angelis, incappato nel caso Ruberti e Raffele La Regina, accusato di post antisemiti. Gli scontenti poi piazzati: come il ministro Enzo Amendola, che aveva accettato di malavoglia un seggio non sicuro e poi ha beneficiato dell’addio di La Regina e il costituzionalista pisano Stefano Ceccanti che alla fine ha ottenuto il seggio nella sua città che, nel gioco della coalizione, era toccato a Nicola Fratoianni. E i delusi che ci hanno ripensato, come Monica Cirinnà e Alessia Morani. Gli esclusi rabbiosi come l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio renziano, Luca Lotti. E quelli che discretamente sono usciti di scena come l’ex ministra Valeria Fedeli. Ma anche quelli che hanno tentato di forzare la mano spingendo Letta a dire: «Chi pensa di candidarsi con i ricatti può accomodarsi altrove». Ieri a La7 il leader dem ha rivendicato il metodo collegiale: «Siamo l’unico partito che ha votato le liste in una direzione composta da 200 persone, non è che le ho fatte io a casa mia sul divano». Gli alleati dei dem alla prova sbarramentoEmma Bonino correrà a Roma centro contro Carlo Calenda. Nelle liste di +Europa anche Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi, e tante, tante donne. Alleati con il centrosinistra anche Verdi-Sinistra italiana che ieri hanno presentato le candidature sotto la pioggia: «Lista bagnata, lista fortunata», ha detto Nicola Fratoianni. Schierati Ilaria Cucchi capolista nel collegio Lombardia 2 al Senato e il sindacalista Aboubakar Soumaoro capolista nel collegio Lombardia 1 alla Camera di Milano. Il leader, dopo resistenze, ha ceduto il posto a Pisa a Ceccanti. Angelo Bonelli corre a Taranto e Imola. Al debutto la lista Impegno civico di Luigi Di Maio che corre a Napoli- Fuorigrotta. Dopo la ribellione nel Pd piemontese, Laura Castelli, candidata a sua insaputa a Novara, ha rinunciato all’uninominale. Bruno Tabacci corre nell’uninominale in Lombardia. Azione e Italia viva schierano le ministre. Fuori l’ex sindacoIl terzo polo punta sulle sue ministre. Queste elezioni saranno la prima prova per il centro formato da Azione e Italia viva dopo la rottura con il centrosinistra. E per vincerla Calenda e Renzi schierano in più collegi le loro quota rosa. La ministra per il Sud Mara Carfagna sarà capolista tre volte in Puglia, a Salerno e ad Avellino, e nell’uninominale di Napoli. L’altra ex FI, la ministra Mariastella Gelmini, sarà in ticket con Renzi a Milano e Brescia per il Senato. Maria Elena Boschi nei tre plurinominali del Lazio 1 per la Camera e in Calabria, la ministra per la Famiglia Elena Bonetti nell’uninominale Roma centro. Calenda sarà capolista al Senato a Roma. Ma nel giorno della presentazione delle liste c’è l’addio dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti: «Hanno scelto di “salvare l’attuale dirigenza” senza aprirsi a rappresentanti dei territori». M5S, la prima volta di Conte e le vittime del doppio mandatoIl leader del Movimento 5 Stelle punta sui 15 prescelti (e su sé stesso). E dopo il caso di Claudia Majolo, esclusa dalle liste per vecchie dichiarazioni d’amore verso Berlusconi, è la volta di Teresa Manzo. L’ex premier Giuseppe Conte ha dovuto rinunciare a molti dei suoi big a causa della regola del secondo mandato, su cui non ha potuto mettere deroghe per volere di Grillo. Da qui la decisione di mettere al voto, durante le Parlamentarie, anche un listino di 15 personalità scelte da lui. Saranno i capilista dei collegi plurinominali più importanti (e anche di alcuni uninominali): dall’ex sindaca Chiara Appendino nei due collegi torinesi, al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in tre regioni, fino all’ex procuratore Federico Cafiero de Raho in Calabria e al docente Livio de Santoli nel Lazio. Scelte che hanno provocato più di una polemica e svariati mal di pancia nei candidati che, seppur i più votati alle Parlamentarie, si sono visti «scippare» il posto da capolista. Non correrà in Campania l’uscente Manzo, a causa di un esposto (non ancora verificato) in cui viene accusata di aver votato più volte in prima persona, per conto di terzi, con un computer dentro la sede del M5S. 23 agosto 2022 (modifica il 23 agosto 2022 | 17:16) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-23 15:16:00, Gli ultimi casi. Pizzarotti non si candida e accusa Renzi e Calenda. Da Lotti a Quagliariello, da Polverini a Baldelli: i nomi eccellenti di chi non ci sarà, Giulia Ricci, Adriana Logroscino, Virginia Piccolillo