Binario, triste e solitario: mille chilometri di «rami secchi» per dare impulso al turismo

di Enzo Riboni

La rinascita di linee ferroviarie e stazioni abbandonate: in un dossier l’esito dei tagli decennali al trasporto pubblico. Ora un piano di ripristino a favore di «turismo lento» e pendolari

Milleduecento chilometri di ferrovie in decadimento. Binari aggrediti da erbacce e sterpaglie. Stazioncine locali chiuse e mezze diroccate. Un degrado distribuito su 38 linee ferroviarie di 12 regioni diverse, tratti di qualche decina di chilometri ciascuno che attraversano spesso bellissimi luoghi naturalistici. Eppure, da anni, chiuse e dismesse o, quantomeno, sospese all’esercizio, a disperdere un patrimonio economico di potenziale mobilità che andrebbe assolutamente recuperato. È quanto emerge dal dossier «Futuro sospeso» di Amodo (Alleanza mobilità dolce) realizzato con Legambiente, Utp AssoUtenti, Federazione italiana ferrovie turistiche e museali, Kyoto Club e Fondazione Cesare Pozzo.

È la regione Piemonte, con tredici linee ferroviarie «sospese», a detenere il record italiano. Seguita dalla Sicilia con cinque, da Lombardia, Lazio e Puglia con tre ciascuna, Marche, Molise, Campania e Calabria con due a testa e, con una singola linea sospesa, Valle d’Aosta, Toscana e Abruzzo. In alcuni casi il blocco è stato la conseguenza di crolli di viadotti (come la Caltagirone-Gela) o di eventi franosi (come la Priverno-Terracina), ma gli estensori del dossier sospettano che tali eventi vengano presi a pretesto per dilazionare «sine die» la riattivazione, appellandosi a eventi naturali «incontrollabili» che costringerebbero le popolazioni interessate ad accettare il fatto compiuto.

Filosofia vecchia

«Ma non si tratta solo di conseguenze di cause naturali. Le dismissioni – sostiene la portavoce di Amodo, Anna Donati – sono anche il frutto di una filosofia risalente agli Anni Setttanta-Ottanta che sosteneva l’obsolescenza delle ferrovie a favore di auto e aerei. Inoltre nel 1985 il dossier Rami secchi ha tagliato molto nel settore e, a seguito della crisi economica, nel 2010 le sovvenzioni al trasporto pubblico sono crollate da 6 a 4,8 miliardi. E tutto ciò ha portato, nel suo insieme, anche alle 38 linee sospese individuate dalla nostra indagine. Ora però i tempi sono cambiati, il treno non è più considerato un mezzo destinato a un irreversibile declino e le popolazioni sono meno propense ad accettare le chiusure».

Tra le linee analizzate ce ne sono alcune che hanno una vocazione soprattutto turistica, adatte al cosiddetto «viaggio lento», pensabili per treni a calendario, magari nei week end o nei periodi festivi, natalizi piuttosto che estivi. Tra queste, per esempio, potrebbero essere riattivate la Cuneo-Mondovì (33 chilometri), la Fano-Urbino (49 chilometri), la Sicignano-Lagonegro (78 chilometri) o la Alcantara- Randazzo (37 chilometri). Altre invece, in particolare in Piemonte, potrebbero essere riaperte come linee ordinarie per i pendolari, senza grandi aggravi di costi visto che su quelle tratte sono in funzione linee sostitutive di bus che comportano un impegno di soldi pubblici. Tra queste la Pinerolo-Torre Pellice (16 chilometri), la Asti-Alba (33 chilometri) o la Seregno-Carnate (14 chilometri) in Lombardia. C’è infine un terzo gruppo di linee da riaprire che, per massimizzarne l’utilizzo, potrebbero acquisire sia una valenza di trasporto locale, sia ospitare treni turistici. Per esempio la Chivasso-Asti (51 chilometri) o la Alcamo–Milo–Trapani (47 chilometri).

«Spola»

«Per ridurre i costi di ripristino – spiega Donati – sarebbe consigliabile adottare un modello di esercizio snello, con corse a spola, cioè con lo stesso materiale rotabile che fa avanti e indietro, oltre che con l’uso di treni ad agente unico. Non sarebbe solo un contenimento di costi di esercizio, darebbe ricadute positive sull’economia locale e, riducendo il traffico su strada, anche sull’ambiente». Massimo Bottini, delegato di Italia Nostra in Amodo, enfatizza le potenzialità di un nuovo turismo integrato che può essere generato da molte tra le 38 linee sospese. «Mettendo in rete le linee ferroviarie con piste ciclabili e sentieri – commenta – diventano interessanti non solo le città d’arte collegate ma anche tutti i territori attraversati. Le linee sospese rappresentano un capitale economico-sociale che non va disperso, che può fornire benefici agli abitanti di quei luoghi. In Italia abbiamo una rete autostradale, abbiamo l’alta velocità, dobbiamo ora arrivare ad avere anche una rete di mobilità dolce integrata».

Qualche progresso nella direzione del recupero sta comunque avvenendo. La Conferenza Stato-Regioni infatti ha stilato una lista di 26 tratte ferroviarie ad uso turistico, nella quale sono comprese 9 delle 38 contenute nel dossier di Amodo, le quali potranno tornare in servizio o essere maggiormente utilizzate. E buone notizie arrivano anche dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili: ha varato un decreto che assegna alle Regioni 1,55 miliardi del Fondo complementare al Pnnr per potenziare il sistema ferroviario di trasporto pubblico locale, migliorare la sicurezza e rafforzare il raccordo delle linee regionali con l’alta velocità.

22 giugno 2022 (modifica il 22 giugno 2022 | 02:53)

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, 2022-06-22 00:54:00, La rinascita di linee ferroviarie e stazioni abbandonate: in un dossier l’esito dei tagli decennali al trasporto pubblico. Ora un piano di ripristino a favore di «turismo lento» e pendolari, Enzo Riboni

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