Bonino: «Lo strappo di Azione ha favorito la destra. Il 3%? Manca un’inezia. Ora aspetto i voti veri»

di Alessandra ArachiL’ex ministra: i consensi per Calenda sono una scelta progressista. Nell’asse col Pd abbiamo seguito convinzioni e non convenienze. Ci sono centinaia di migliaia di schede nulle ancora da verificare Emma Bonino, ha visto che è successo per l’attribuzione dei seggi alla Camera? Il Viminale ha saltato un passaggio cruciale della procedura… «Un balletto sconcertante» Lei quando è entrata in Parlamento? «Nel 1976». Le vengono in mente errori così macroscopici da parte del Viminale? «Non avevo mai visto nulla di simile in precedenza. Non ricordo casi così eclatanti». Ora però voi non avete raggiunto la soglia del 3%, lei dopo quasi cinquant’anni rischia di rimanere fuori dal Parlamento. «Vediamo che succede adesso. Non dobbiamo dimenticare che per legge non è il Viminale che attribuisce i seggi, questa è una responsabilità in capo alle Corti d’Appello e alla Cassazione ». Nel suo seggio di Roma aveva come avversario anche Carlo Calenda di Azione che all’inizio di questa campagna elettorale era stato un suo alleato. «Nel mio collegio la candidata di centrodestra Livia Mennuni ha vinto grazie al fatto che Calenda ha rotto il patto con il Pd ed è andato come polo autonomo alle elezioni. E il mio non è un caso isolato». Cosa intende dire? «Calenda aveva sottoscritto un accordo poi disdetto dopo pochi giorni. Se fosse rimasto fedele a quell’accordo la maggioranza di destra al Senato sarebbe stata in forse e comunque risicatissima». Come fa a dire questo? «Lo dicono le analisi dei flussi elettorali che dimostrano che quello di Azione è stato un voto progressista. È una questione aritmetica prima che politica. Per noi di +Europa tutto era invece chiarissimo». Cosa era chiaro? «Nessun voto liberale doveva favorire Meloni e Salvini nella parte maggioritaria, per questo abbiamo mantenuto fede all’alleanza con Letta. Abbiamo seguito le convinzioni e non le convenienze, e siamo fieri di averlo fatto anche questa volta». Ma alla fine non siete stati premiati, Giorgia Meloni ha vinto con grande margine e +Europa non ha raggiunto la soglia del 3%. Lei così non può neanche essere ripescata nel proporzionale. «Stando ai dati ufficiosi del Viminale la soglia raggiunta da +Europa al Senato – dove io sono candidata – è del 2,94%. Vuol dire che all’appello mancherebbero circa sedicimila schede. Un’inezia». Pensate che ci possa essere stato un errore nel conteggio delle vostre schede? «Prima di tutto aspettiamo i conteggi ufficiali delle Corti d’Appello. Poi ci sono centinaia di migliaia di schede nulle». Quante sono le schede nulle ? «Non ho il dato ufficiale, ma si parlava di oltre 800 mila». Sono tante. «Si, calcolando che nel mio collegio ho preso più di 182 mila voti contro le 199 mila preferenze di Livia Mennuni, di Fratelli d’Italia». Pensa che nella vostra campagna elettorale avete sbagliato qualcosa? «No. il contrario. Abbiamo ottenuto un risultato straordinario per noi nelle condizioni che avevamo di partenza». Quali condizioni? «Ci penalizzavano tutti, i sondaggi e i media. Invece noi ci abbiamo creduto fin dall’inizio e con il passare delle (poche) settimane sentivamo il sostegno attorno alle nostre proposte e posizioni, in particolare da parte dei più giovani. Nessuno ci avrebbe scommesso che +Europa sarebbe riuscita ad arrivare al 3%». Quasi riuscita… «Vediamo. Aspettiamo fiduciosi i voti “veri”». 30 settembre 2022 (modifica il 30 settembre 2022 | 08:34) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-30 10:45:00, L’ex ministra: i consensi per Calenda sono una scelta progressista. Nell’asse col Pd abbiamo seguito convinzioni e non convenienze. Ci sono centinaia di migliaia di schede nulle ancora da verificare, Alessandra Arachi

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