Borse, perché il test più importante arriva nella notte di San Valentino

mercati

di Walter Riolfi14 feb 2023

Borse, perché il test più importante arriva nella notte di San Valentino

Alle parole di Jerome Powell, dopo il Fomc, il comitato direttivo della Federal Reserve, del 1 febbraio, gli operatori hanno creduto di trovarsi davanti a una svolta nella politica monetaria della Fed. Pi che scontato il rialzo dei tassi d’interesse di 25 centesimi (al 4,5-4,75%), si sono convinti che al prossimo incontro del 22 marzo la banca centrale potrebbe decidere un’altra piccola stretta, per poi fermarsi e preparare gi a giugno l’inversione di tendenza. L’inflazione sta scendendo pi rapida del previsto, hanno ragionato, cos da facilitare il lavoro della Fed che far di tutto per riavviare un’economia in frenata. Di conseguenza il rendimento del Treasury a 10 anni crollato di quasi 20 centesimi e Wall Street, che stava perdendo lo 0,4%, s’ risollevata con guadagni dell’1,7%. Sulla Borsa dei derivati di Chicago, i Fed Funds stimati al 4,9% per luglio erano visti precipitare al 2,95% per fine anno con un ribasso di quasi due punti percentuali: cosa che in passato s’era vista solo in presenza di una recessione.

La contrazione economica

Ma l’idea di una contrazione economica nemmeno sfiora la massa degli investitori, la cui tesi peggiore resta quella di un atterraggio morbido dell’economia, anzi morbidissimo, poich gi ci si culla con la prospettiva di un Pil in crescita dello 0,4% nel 2023. La sensazione che tutto stia volgendo al meglio si coglie nella baldanza di un trader che, poco prima del discorso di Powell, al mercato denominato Sofr (presunto concorrente dello US Libor), aveva scommesso 80 milioni di dollari sul taglio dei Fed Fund al 4,2% per dicembre. Se il tasso dovesse scendere al 3,8% potrebbe guadagnare 100 milioni. E se dovesse crollare al 2,95%, come si pensava 10 giorni fa, la plusvalenza sarebbe superiore ai 300 milioni. Il giorno dopo, un altro trader aveva puntato 50 milioni sulla medesima scommessa. Per ora, entrambi rischiano di perdere il loro denaro. Ma non si sa mai cosa potrebbe accadere fra 10 mesi, perch una eventuale recessione, che quasi tutti ora negano, renderebbe paradossalmente milionari i due operatori.

Il messaggio della Bce

Il giorno dopo il Fomc, stata la Bce a lanciare il suo messaggio, inaspettatamente dovish (amichevole, conciliante), a detta della maggioranza degli investitori. Alzato il tasso d’interesse di 50 centesimi come previsto, Christine Lagarde ne ha promesso un altro per marzo e poi forse un altro ancora: dipende da come andranno le cose in economia e sui mercati del credito, ha fatto capire la presidente della banca centrale. E mentre Bofa non ha colto quel tono amichevole percepito dagli altri operatori e, assieme a Fitch stima un tasso Bce al 4% per un anno abbondante, i mercati hanno capito che il prossimo rialzo dei tassi sar invece l’ultimo: cosicch si arriver solo al 3,5% per poi scendere.

Gli effetti sui titoli di Stato

Inutile dire che i titoli di Stato hanno preso il volo col rendimento del Bund in calo di 20 centesimi, diventati 40 per il Btp, e con le borse che hanno guadagnato quasi l’1%. Invece non cambiato nulla, perch marted scorso, solo tre sedute dopo, il rendimento del Bund era tornato pi alto di prima (2,35%), il Btp era risalito al 4,24% e il Treasury americano al 3,65% era 10 punti superiore a dove lo s’era visto prima del Fomc e prima della Bce. Mentre il mercato obbligazionario ha riflettuto sulla presunta compiacenza delle banche centrali, quello azionario non s’ fatto turbare da alcun ripensamento: pur tentennando, ha seguitato a salire e, fermo nei propri convincimenti, s’ messo in testa che la Fed sta bleffando (come riporta il Wall Steet Journal) e che alla Bce stanno esagerando i toni. In oltre 40 anni di carriera, non ho mai visto un mercato dar contro la Fed in maniera cos audace, ha dichiarato Vince Cignarella, trader di Bloomberg.

Ma, con una Borsa che continua a salire e rendimenti obbligazionari lontani dai picchi di ottobre e novembre (associati negli Usa a spread, tra bond corporate con rating BBB e Treasury a 3 mesi, ancor pi bassi di quelli visti a febbraio 2007), le condizioni finanziarie in America si son fatte pi espansive di quanto fossero nella scorsa estate, quando il Fed Fund era per al 2,38%, 230 punti meno di adesso. Il paradosso, spiegano gli analisti di Bloomberg che il miglioramento delle condizioni finanziarie, iniziato a ottobre, ha di fatto vanificato 100 punti dei tassi Fed. Come a dire: pi sale Wall Street e meno Powell sar propenso a invertire rotta.

Cosa succede adesso?

Questi ragionamenti sono tuttavia piuttosto alieni a una folla d’investitori cui basta vedere una Borsa in continua ascesa per persuadersi che il peggio alle spalle. E non si allude solo ai piccoli operatori online, ma alla maggioranza dei professionisti. Goldman Sachs, che neanche due mesi fa immaginava l’S&P scendere a 3.600 punti entro giugno, dice adesso di vederlo a 4mila fra tre mesi e non sarebbe sorpresa di trovarlo a 4.300 fra qualche settimana. E l’attitudine di alzare l’obiettivo dell’indice per fine anno comune a tanti broker: a dimostrazione che non c’ molto studio in questo esercizio poich, pi che i fondamentali, i tassi d’interesse o gli utili societari, l’andamento della borsa a dettare la logica. Resta una sparuta pattuglia di pessimisti e tra questi i soliti nomi: Morgan Stanley, per la quale una recessione, e conseguente crollo della borsa, sono semplicemente ritardati, e Bank of America. L’Apocalisse solo posposta, ha dichiarato Michael Hartnett, capo strategist di BofA, questione di giorni: perch questa euforia, iniziata il 12 ottobre, culminer prima del giorno di San Valentino con l’indice sopra i 4.200 punti. Non resta che qualche ora per scoprirlo.

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