Pet Economy. Ecco perché la vita di un labrador costa 40 mila euro

di Alessandro Sala

Asili diurni, dog sitter ma anche alberghi “specializzati” per le vacanze, qualche vestitino e soprattutto spese veterinarie e cibo (sempre migliore): considerati ormai membri della famiglia, gli animali “muovono” un mercato che cresce a due cifre

I numeri ancora non ci sono, ma la certezza c’ gi: gli animali domestici sono stati protagonisti anche nel Natale appena trascorso. Come per i bambini, anche per loro si tende a non badare troppo a spese. L’offerta, del resto, era ampia: dal Canettone alla tana a forma di albero di Natale, dagli abitini da elfo adatti anche ai porcellini d’India agli addobbi per i giacigli. E ancora: giocattoli, cappottini, accessori pi o meno strampalati, cucce e cuscini, dispositivi elettronici wearable. La proposta di strenne per cani e gatti (e non solo) stata particolarmente elevata e capace di andare incontro alle tasche di tutti. Un nuovo guinzaglio, per dire, costava 10-12 euro nella grande distribuzione, ma poteva arrivare a 490 per il top di gamma griffato Gucci. Ora qualcuno punta ai saldi per togliersi qualche sfizio in pi. Per s stesso, a va sans dire, pi che per l’animaletto.

L’industria conosce questa nostra debolezza e non si fa trovare impreparata. E non solo una tendenza natalizia. Nel 2022 il mercato mondiale del pet care ha registrato un valore stimato di 150 miliardi di euro, che supereranno i 200 prima del 2025. La crescita tendenziale del 5,6% a livello globale, ma ci sono mercati emergenti dove si viaggia a due cifre. E nel pi importante di tutti, la Cina, dove pure in alcune aree rurali i cani sono ancora considerati cibo, toccher punte del 27%. Per avere un termine di paragone, l’agenzia di rating Moody’s ha ipotizzato che nel 2024 il tasso di crescita del Pil dei Paesi del G20 sar solo del 2,2%. Si parla di stime perch la sempre pi vasta gamma di prodotti e servizi rende complesso un monitoraggio efficace e omogeneo nelle diverse aree del mondo. Ma gli analisti sono d’accordo nel definire la pet economy un mercato a prova di recessione. Non a caso stanno nascendo anche programmi di investimento per privati con portafogli incentrati sulle aziende di settore.

Accade da diversi anni negli Usa, ma pure da noi si inizia ad andare in questa direzione: nei mesi scorsi Allianz G.I. ha lanciato in Italia un fondo che scommette su una trentina di societ, ripartite tra pure player, ossia aziende che hanno la totalit dei loro ricavi in questo ambito, e societ che hanno attivit miste. Come lo sono i principali operatori a livello globale: Mars, Purina-Nestl, Colgate, Palmolive, titolari di molti dei marchi pi noti dell’universo pet. essere sempre consapevole: una assunzione di responsabilit che comporta un grosso impegno in termini di tempo, ma anche un costo fisso nel budget famigliare. Torniamo dunque ai conti. Senza girarci troppo attorno sappiamo che sono pochi i possessori di pet che si limitano ai costi essenziali. Se vogliamo educare cani e gatti a vivere in societ li affidiamo alle cure di un trainer. Ci rivolgiamo alle pensioni e agli asili diurni o ai dog e cat sitter per non lasciarli a casa da soli mentre noi siamo al lavoro. Di servizio in servizio, stiamo di fatto clonando in versione pet la nostra societ.

Sviluppiamo prodotti che immaginiamo non solo come necessit, ma anche come occasione di condivisione. Per questo abbiamo lanciato linee ad hoc per festeggiare i loro compleanni ma anche ricorrenze come San Valentino, Halloween e Natale. Croci, nata nel 1990 alle porte di Varese, pu essere vista come case history di questo momento favorevole: per l’anno appena concluso prevede di superare i 60 milioni di fatturato con una crescita del 20% rispetto al 2021, e a novembre ha annunciato l’acquisizione della spagnola Creaciones Arppe S.L. che va ad aggiungersi alle presenze gi consolidate in Germania, Francia e Cina.