Busto Arsizio, la lavanderia dei soldi evasi al Fisco: scovati anche i clienti. Sequestrati beni per sei milioni

di Andrea Camurani

Gli sviluppi delle indagini sul giro di società «cartiere»: l’emissione di fatture false consentiva, una volta introitato il valore della finta prestazione, di retrocedere i contanti attraverso uno sconto variabile fra il 5 e l’8 per cento del valore

A dicembre i tre arresti per la grande frode fiscale capace di «ripulire» milioni di euro attraverso l’emissione di false fatture, con perquisizioni che attraverso l’impiego dei cani hanno permesso di trovare contanti nascosti persino nelle intercapedini. Oggi la seconda puntata dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Busto Arsizio ha permesso di colpire anche alcuni dei «clienti» di quel giro di soldi che sfruttava apposite società (le cosiddette «cartiere») che attraverso l’emissione di fatture per prestazioni inesistenti consentiva una volta introitato il valore della finta prestazione di retrocedere i contanti attraverso uno sconto variabile fra il 5 e l’8 per cento del valore: soldi che tornavano così ripuliti nel circuito economico.

Il sequestro

La Finanza di Busto Arsizio però proprio in questi giorni ha eseguito un decreto di sequestro preventivo richiesto dal pubblico ministero ed emesso dal giudice per le indagini preliminari per un valore di quasi sei milioni di euro. L’analisi della documentazione sequestrata nel corso delle perquisizioni del 13 dicembre scorso presso le sedi delle società utilizzatrici non ha fatto altro che confermare la falsità dei rapporti commerciali ed ha permesso di ricostruire l’effettivo ammontare degli elementi passivi arbitrariamente portati in deduzione per le annualità 2018 – 2019 – 2020, pari ad oltre 16 milioni di euro. Questi illeciti hanno generato indebiti risparmi d’imposta ai fini Ires ed Iva pari ad oltre 5,5 milioni di euro per le società che beneficiavano del servizio e attive nel settore del recupero e del commercio di metalli ferrosi. Da qui i due sequestri preventivi. Sono così finiti nella rete dei finanzieri ingenti somme detenute sui conti correnti delle società, sui conti personali, fondi pensione, denaro contante, quote societarie, immobili nella disponibilità degli amministratori indagati e orologi di pregio. I «clienti», ora destinatari dei provvedimenti patrimoniali, una volta pagate le fatture false ricevute, ottenevano la restituzione del denaro contante (corrispondente all’importo indicato nella fattura emessa) al netto di una provvigione variabile costituente il compenso per il «servizio» reso dal sodalizio criminale composto dei tre indagati finiti in manette. «Le indagini vogliono proprio contrastare l’illecito arricchimento attraverso condotte illegali in danno dell’imprenditoria rispettosa delle regole», dicono dal comando provinciale delle fiamme gialle di Varese ai comandi del generale Crescenzo Sciaraffa.

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19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 11:11)

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, 2022-03-19 13:54:00, Gli sviluppi delle indagini sul giro di società «cartiere»: l’emissione di fatture false consentiva, una volta introitato il valore della finta prestazione, di retrocedere i contanti attraverso uno sconto variabile fra il 5 e l’8 per cento del valore, Andrea Camurani

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