Caccamo: La scuola italiana manca di ironia. Bisogna ridare dignità a questa professione, ricominciare dagli insegnanti

Filippo Caccamo, ormai, è un volto familiare per migliaia di docenti. Il comico ha saputo catturare l’essenza ironica della vita quotidiana degli studenti universitari e dei docenti, trasformando le sue osservazioni in un successo editoriale e teatrale.

La sua avventura inizia negli anni universitari tra i corridoi della Statale di Milano, dove studiava Beni Culturali e Storia dell’Arte.

La sua analisi ironica del mondo universitario si trasforma presto in un romanzo, “Vai tranquillo. Agi e disagi di uno studente universitario”, pubblicato da Mondadori. L’opera narra le peripezie di Andrea contro l’“invincibile Leviatano” dell’Università. Ma Filippo non si ferma alla carta stampata; porta la sua satira sui palchi italiani con lo spettacolo “Tel chi Filippo”, registrando una risposta entusiastica del pubblico, composto non solo da studenti e docenti, ma anche da un pubblico più vasto.

Il successo di Filippo è radicato nella capacità di riflettere e raccontare la realtà educativa con una lente ironica, colpendo nel segno l’immaginario collettivo. Caccamo si identifica come un insegnante, nonostante la pausa forzata dalla sua nuova carriera teatrale. La sua vocazione al mestiere dell’insegnamento rimane forte, pronta a riprendere il suo corso nel caso il successo dovesse sfumare.

In un’intervista con Il Foglio, Caccamo non nasconde una critica verso la questione giovani e la loro relazione con la tecnologia. Ritiene che la dipendenza tecnologica rappresenti una fonte di disagio, pur avendo costruito il suo successo anche grazie ai social media. Sottolinea l’importanza di offrire alternative reali ai giovani, promuovendo un uso critico e consapevole della tecnologia.

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