Caccia e Peskov

Il portavoce di Putin è uno dei mestieri più difficili del pianeta: se sbagli una dichiarazione, rischi di non perdere soltanto la voce. Ma è anche uno dei mestieri più facili: basta mettere quasi sempre un NON davanti alla realtà.

Dmitri Peskov sembra disegnato apposta per il ruolo. Ancora nel novembre scorso, sgranava gli occhi stupefatto quando gli si chiedeva se il suo capo avrebbe invaso l’Ucraina, attribuendo la calunnia alla controinformazione occidentale. Neanche adesso appare troppo convinto: è stata semmai l’Ucraina ad avere invaso un pezzo di sé stessa, rendendo dolorosamente necessario l’intervento dei liberatori russi.

Nell’intervista di ieri a Sky si è superato. Secondo Peskov, la strage di Bucha e gli orrori di Mariupol sono una messinscena. Non è arrivato a ribadire l’esistenza di comparse prezzolate per interpretare i cadaveri, ma soltanto perché lo aveva già insinuato qualcun altro (e non solo in Russia, purtroppo). Lui si è limitato a negare che i carri armati russi mettano nel mirino gli obiettivi civili. Si noti la raffinatezza: non ha smentito che bambini e ospedali vengano colpiti, ma che vengano colpiti apposta. In compenso ha ammesso per la prima volta le perdite ingenti di soldati: il suo, infatti, è un talento «complesso»: consiste nel negare tutto, tranne l’innegabile.

Chissà che cosa riserverà a Peskov il futuro, ma nel caso si mettesse male per il suo padrone, un posto da libero pensatore in qualche talk show italiano non glielo toglie nessuno.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.

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8 aprile 2022, 06:41 – modifica il 8 aprile 2022 | 06:41

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-04-08 06:41:00,

Il portavoce di Putin è uno dei mestieri più difficili del pianeta: se sbagli una dichiarazione, rischi di non perdere soltanto la voce. Ma è anche uno dei mestieri più facili: basta mettere quasi sempre un NON davanti alla realtà.

Dmitri Peskov sembra disegnato apposta per il ruolo. Ancora nel novembre scorso, sgranava gli occhi stupefatto quando gli si chiedeva se il suo capo avrebbe invaso l’Ucraina, attribuendo la calunnia alla controinformazione occidentale. Neanche adesso appare troppo convinto: è stata semmai l’Ucraina ad avere invaso un pezzo di sé stessa, rendendo dolorosamente necessario l’intervento dei liberatori russi.

Nell’intervista di ieri a Sky si è superato. Secondo Peskov, la strage di Bucha e gli orrori di Mariupol sono una messinscena. Non è arrivato a ribadire l’esistenza di comparse prezzolate per interpretare i cadaveri, ma soltanto perché lo aveva già insinuato qualcun altro (e non solo in Russia, purtroppo). Lui si è limitato a negare che i carri armati russi mettano nel mirino gli obiettivi civili. Si noti la raffinatezza: non ha smentito che bambini e ospedali vengano colpiti, ma che vengano colpiti apposta. In compenso ha ammesso per la prima volta le perdite ingenti di soldati: il suo, infatti, è un talento «complesso»: consiste nel negare tutto, tranne l’innegabile.

Chissà che cosa riserverà a Peskov il futuro, ma nel caso si mettesse male per il suo padrone, un posto da libero pensatore in qualche talk show italiano non glielo toglie nessuno.

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8 aprile 2022, 06:41 – modifica il 8 aprile 2022 | 06:41

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