Carcere di San Vittore, 85enne detenuta per occupazione abusiva: «Non è orientata, pena da sospendere»

di Giuseppe Guastella

La donna, di origini nomadi, non è autosufficiente e viene assistita dai sanitari interni e dalle altre detenute. A denunciare la sua situazione è stata l’associazione Antigone. Si cerca un posto per ricoverarla

Cosa ci fa una donna di 85 anni, non autosufficiente e non orientata rinchiusa nel carcere milanese di San Vittor e a scontare una condanna di appena 8 mesi per occupazione abusiva di una casa? La risposta, lapidaria, è che non ci dovrebbe stare, oppure che ci sta perché la nonnina, poco presente a se stessa, di origini nomadi e con una famiglia, diciamo così, scarsamente reattiva, è vittima di un sistema che l’ha spedita dentro senza probabilmente averla mai guardata in faccia. Chi l’ha incontrata dice che basta un attimo per capire che il suo posto è una in Rsa, non in cella.

La vicenda è emersa dal pantano del sistema carcerario italiano in perenne, storica apnea a causa di mille motivi come il sovraffollamento e la promiscuità tra i reclusi sani di mente e quelli con problemi psichici che, anche loro, dovrebbero essere accolti nelle Rems, le strutture dedicate previste dalla legge. Ma ce ne sono così poche che il posto non si trova mai. A denunciare questa triste storia è stata l’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti dei reclusi, dopo che, «nonostante i ripetuti solleciti dell’istituto e un’istanza di scarcerazione, la signora — spiega — è ancora ristretta in carcere».

Nella sostanza, dopo la condanna la donna era andata ai domiciliari proprio in ragione delle sue condizioni, ma la misura è stata revocata perché è tecnicamente evasa, nel senso che non l’hanno trovata nella roulotte del campo nomadi nell’hinterland di Milano dove sarebbe dovuta essere. A quel punto il pm ha emesso un ordine di esecuzione al quale la nonnina non ha fatto ricorso e, senza che nessuno si domandasse se fosse in grado di capire quello che le girava intorno, se ci fosse un familiare o un avvocato che la seguissero due settimane fa è stata presa e tradotta in carcere. Dato che non è autosufficiente, lì viene assistita dai sanitari interni e dalle altre detenute, anche perché i servizi esterni in carcere non possono operare.

Negli ultimi giorni il magistrato di sorveglianza, appena informato, ha avviato la procedura per la concessione della detenzione domiciliare, che potrebbe scattare fin da subito se si reperirà un posto adeguato dove ricoverare l’anziana. «Il carcere si trova a dover gestire una situazione che non dipende dal penitenziario», dichiara Valeria Verdolini, responsabile di Antigone per la Lombardia. Il caso che ha mobilitato anche il Garante dei detenuti del Comune di Milano, Franco Maisto, che ha visitato la donna a San Vittore.

Maisto ha appreso che era stata arrestata per una sentenza del tribunale di Milano del 2021 diventata poi definitiva. «È una persona non orientata nello spazio e nel tempo, claudicante e non autosufficiente. Era una pena da differire o sospendere», aggiunge, convinto, allo stesso tempo, che sia stata già intrapresa la strada che porterà presto alla soluzione con l’intervento del magistrato di sorveglianza di Milano. I dati dicono che al 30 giugno 2022 nelle carceri italiane c’erano 1.065 detenuti con più di 70 anni, circa il 2% della popolazione detenuta totale. Per questo per il presidente di Antigone Patrizio Gonnella è necessaria «grande attenzione per la loro condizione e, dinanzi pene brevi da scontare o residue, è fondamentale trovare alternative alla detenzione».

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12 ottobre 2022 (modifica il 12 ottobre 2022 | 21:27)

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, 2022-10-12 20:33:00, La donna, di origini nomadi, non è autosufficiente e viene assistita dai sanitari interni e dalle altre detenute. A denunciare la sua situazione è stata l’associazione Antigone. Si cerca un posto per ricoverarla, Giuseppe Guastella

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