Caro Harry

Non avevo ancora capito a che cosa servisse la famiglia reale inglese e come mai tutti fossero cos presi dalle sue vicende.

Poi ho letto le anticipazioni dell’autobiografia di Harry Windsor, vittimisticamente intitolata Spare (pezzo di ricambio), a cui 7 ha appena dedicato la copertina e che minaccia di essere un gran bel libro, avendolo scritto J.R. Moehringer, lo stesso che pennell Open di Agassi.

Ho scoperto che durante la giovinezza furono il fratello maggiore William e la di lui dolceamara met (Kate) a convincere Harry a presentarsi a una festa in uniforme da nazista.
Che il padre Carlo, tra il serio e il faceto, gli domandava di continuo: Ma di chi sei veramente figlio, tu?.
Che quattro anni fa, al culmine di una discussione sul solito argomento (l’arrivismo cafone della moglie americana), il succitato fratello lo prese per il collo, gli strapp la collanina e lo fece cadere di schiena sulla ciotola del cane, spaccandola (la ciotola, per fortuna, non la schiena).
Che i due litigarono persino ai funerali del nonno Filippo, tanto che Carlo li implor: Ragazzi, non rovinatemi anche gli ultimi anni di vita!.
E che gli uffici-stampa del padre e del fratello erano soliti silenziare i pettegolezzi riguardanti William e Kate, offrendo in cambio ai giornalisti qualche bocconcino succulento su Harry e Meghan.

Preso dunque atto della bella atmosfera che si respira in quelle stanze, ho finalmente compreso a che cosa serve la famiglia reale inglese. A rivalutare la nostra.

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6 gennaio 2023, 07:09 – modifica il 6 gennaio 2023 | 07:09

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