Carriera e valorizzazione professionale: il nodo irrisolto delle divergenze con il sindacato

Al momento non si sa ancora se la riforma della carriera degli insegnanti, che il PNRR ha incluso tra gli obiettivi e i traguardi in scadenza al 30 giugno 2022, preveda interventi strutturali sulla progressione di carriera dei docenti, sulla diversificazione dello sviluppo professionale o sulla valorizzazione del merito tramite premialità temporanea.

Una cosa certa e incontrovertibile viene dallo storico, da quanto cioè avvenuto nell’ultimo quarto di secolo nel confronto inconcludente tra Governo e sindacati della scuola.

Se si esclude la breve esperienza degli anni ’60 con i concorsi di merito distinto per i docenti di scuola elementare che consentiva ai maestri meritevoli di conseguire un’accelerazione permanente della progressione di carriera, da sempre è stata la sola anzianità a condurre lo sviluppo stipendiale per tutti gli insegnanti, in modo indistinto, meritevoli o no.

Uno scossone a questo grigiore professionale, privo di sostanziali incentivi e di riconoscimenti per i docenti meritevoli, è stato tentato dal ministro dell’istruzione, Luigi Berlinguer, nel 1999 con il cosiddetto ‘concorsone’. Il ministro aveva convinto i sindacati ad accettare la logica della meritocrazia, tanto che l’art. 29 del CCNL prevedeva «l’opportunità di riconoscimento della crescita professionale nell’esercizio della funzione docente per favorire una dinamica retributiva e professionale in grado di valorizzare le professionalità».

Ma, forse anche a causa di un’improvvisa anticipazione della bozza ministeriale del concorso, molti docenti si opposero; il sindacato ruppe l’accordo con il ministro e si adeguò alla piazza. Nei successivi CCNL le dichiarazioni di intenti in materia da parte del sindacato rimasero lettera morta.

Il governo Renzi con la Buona Scuola, a differenza di Berlinguer, non cercò di condividere con i sindacati il suo progetto di premialità per i docenti, ma l’innovazione, affidata alle singole scuole, dopo alcuni anni di applicazione sofferta, è stata di fatto annacquata, perdendo la sua carica di stimolo e di riconoscimento dell’impegno e della qualità professionale.

Si tratta ora di vedere se il nuovo decreto-legge vorrà adottare una soluzione soft e condivisibile per costruire gradualmente un percorso capace di riconoscere merito e impegno oppure tentare una soluzione forte e dirompente che rompa con il passato inconcludente. Ma il sindacato non starà a guardare.

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, , Pubblicato da Orazio Niceforo
Al momento non si sa ancora se la riforma della carriera degli insegnanti, che il PNRR ha incluso tra gli obiettivi e i traguardi in scadenza al 30 giugno 2022, preveda interventi strutturali sulla progressione di carriera dei docenti, sulla diversificazione dello sviluppo professionale o sulla valorizzazione del merito tramite premialità temporanea. Una cosa certa […]
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