Casale Monferrato, ucciso di botte come Willy da una gang di giovanissimi

di Floriana Rullo

Fermato un ventenne di origine moldava. La sorella della vittima: «Era un bravo ragazzo»

Accerchiato e poi picchiato a sangue. Fino alla morte. Non solo preso a pugni e calci ma anche massacrato con una spranga di ferro. Cristian Martinelli, 35 anni, è morto dopo due giorni di agonia. Con il presunto assassino, Nicolae Capstrimb, 20enne di origine Moldava, fermato domenica mattina dai militari guidati dal colonnello Giuseppe Di Fonzo, si conoscevano. Così come il resto della gang di dieci giovani, tra cui anche una ragazza, tutti di origine marocchine, moldave ma residenti nel Casalese, che da tempo lo importunavano. Proprio come accaduto venerdì scorso. Il 35enne, che avrebbe compiuto gli anni l’altroieri, era arrivato in stazione da Morano, nel Vercellese, dove viveva con la famiglia, per andare a fare una visita di controllo.

«Aveva avuto qualche problema di droga in passato – raccontano alcuni giovani seduti sulle panchine che circondano la stazione, così come conferma anche la sorella Valentina-. Ma ne era uscito e stava prendendo in mani la sua vita. Ora era a posto. Era una persona buona. Non meritava di morire così». Una cittadina tranquilla Casale Monferrato che, tutto d’un tratto, sabato mattina, si è riscoperta simile a Colleferro dove il giovane Willy era stato ucciso dalla violenza del branco. Anche Cristian è stato vittima del gruppo che se la prende con la persona più fragile. A fare scattare la furia del gruppo, con ogni probabilità, una parola di troppo detta a quella ragazza già nota, come tutti gli altri, alle forze dell’ordine. Erano le 13.30 di venerdì, la piazza era piena di studenti che facevano ritorno a casa con i bus quando è scoppiata una rissa. «Per quello è stato richiesto l’intervento delle forze dell’ordine — raccontano Alby e Vere che gestiscono la tabaccheria antistante la stazione —. Da quando non ci sono più Polfer e le telecamere sono solo nel piazzale della stazione questa è diventata zona franca».

Così tra i binari i ragazzi fanno i bulletti tra una richiesta di sigaretta e un’altra. «Ma nessuno si aspettava la morte di un giovane». Cristian ci ha messo due ore per accorgersi di stare male. Solo alle 16 è stato soccorso da alcuni pensionati che chiacchieravano nella vicina Piazza Vittorio Veneto. Barcollava, così lo hanno portato in ospedale dove è morto dopo un’agonia di due giorni. Prima di spegnersi per sempre e riuscito a raccontare ciò che gli era accaduto e soprattutto a indicare il pestaggio come causa di quelle ferite che aveva sul corpo. «E poi mancavano i suoi occhiali da sole — racconta la sorella —. Ma non posso credere che quel ragazzo abbia fatto tutto da solo. Mio fratello aveva un rene spappolato e varie emorragie». Sono stati proprio quegli occhiali uno degli indizi che hanno portato i carabinieri di Alessandria e di Casale Monferrato, coordinati dalla procura di Vercelli, al giovane moldavo, fermato prima per lesiono aggravate e poi, dopo qualche ora, diventate omicidio volontario. Questa mattina è intanto atteso l’interrogatorio di garanzia. Non è escluso che le indagini possano portare a nuove denunce.

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18 ottobre 2022 (modifica il 18 ottobre 2022 | 21:00)

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, 2022-10-18 19:17:00, Fermato un ventenne di origine moldava. La sorella della vittima: «Era un bravo ragazzo», Floriana Rullo

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