Casi di ipotermia a scuola, come comportarsi? Dai segnali ai primi interventi

L’ipotermia è causata dall’esposizione prolungata al freddo e sopraggiunge quando il corpo umano scende sotto i 35°C. Le ultime settimane hanno proposto, in maniera determinante, il tema sui tavoli di alcune amministrazioni comunali e di alcune istituzioni, scolastiche e universitarie. Abbiamo avuto la prova che benché il rischio di ipotermia sia più frequente e maggiormente possibile all’esterno, essa può determinarsi anche all’interno di case scarsamente scaldate. Persone anziane, bambini, e le persone gracili sono maggiormente danneggiabili. Se si ha il sospetto che qualcuno sia colpito da ipotermia, ecco a seguire alcuni accorgimenti che si possono adottare nelle nostre classi. Ma quali sono i principali sintomi?

Le cause di ipotermia

Scrive l’Istituto Superiore della Sanità che “L’esposizione a basse temperature può avere varie conseguenze sull’organismo, in grado di creare danni anche permanenti fino a provocare la morte. Quando, a causa di ondate di freddo, il corpo umano non riesce, attraverso la termoregolazione, a mantenere la temperatura corporea intorno ai 37°C e si ha un abbassamento al di sotto dei 35°C, si parla di ipotermia dell’organismo (o assideramento). L’ipotermia è caratterizzata dal rallentamento della circolazione del sangue provocato dall’organismo per evitare la dispersione di calore.

I diversi livelli di ipotermia

Vi possono essere diversi livelli di ipotermia avendo riguardo e particolare attenzione all’intensità del freddo e alla durata dell’esposizione alle basse temperature:

  • ipotermia lieve, fino a temperature corporee di circa 32°C. È contrassegnata da pallore del viso e del corpo, presenza di brividi continuati, battito cardiaco accelerato (a causa dei meccanismi involontari che l’organismo mette in atto per ridurre la dispersione del calore in risposta alle basse temperature), dolori articolari e muscolari associati all’inizio di congelamento delle estremità
  • ipotermia moderata, temperatura corporea compresa tra 32 e 26°C. Ancora può compare uno stato di confusione o sonnolenza, battito del cuore irregolare (aritmia), respiro rallentato e rigidità muscolare
  • ipotermia grave, temperatura corporea inferiore a 26°C. Le funzioni vitali risultano compromesse e compare perdita di coscienza e morte dovuta ad arresto cardio-respiratorio.

Congelamento

Nell’ipotermia lieve e moderata – scrive nel suo documento l’Istituto Superiore della Sanità – il raffreddamento delle estremità, come mani e piedi, e lo scarso afflusso di sangue può trascinare al congelamento, vale a dire un danno alla pelle e ai tessuti molli originato dall’esposizione a temperature inferiori allo zero, per insufficienza di ossigenazione e calore. Come per l’ipotermia, ci possono essere diversi livelli di congelamento in base all’intensità del freddo e alla durata dell’esposizione; nei casi più gravi di carenza prolungata di ossigeno per mancanza di flusso sanguigno nel tessuto, il danno può essere permanente a causa della morte delle cellule (necrosi cellulare) con comparsa di gangrena (o più comunemente cancrena) e invasione da parte di batteri. Quest’ultima evenienza può essere curata con la terapia antibiotica ma, per evitare il diffondersi dell’infezione al resto dell’organismo, è necessaria l’amputazione della parte del corpo colpita.

Quali parte del corpo può colpire il congelamento

Il congelamento – scrive l’ISS – può colpire qualsiasi zona del corpo, ma le parti che più facilmente possono essere danneggiate sono quelle normalmente più esposte al freddo e al vento, anche se coperte, come:

  • naso
  • orecchie
  • dita delle mani e dei piedi
  • guance
  • mento
  • labbra.

I primi segnali di solito sono freddo e dolore intenso nella parte del corpo interessata. Le persone più a rischio sono quelle che lavorano per lungo tempo all’esterno a temperature molto basse e, inutile sottolinearlo, anche le numerose persone senza fissa dimora (senzatetto) che vivono all’aperto. Da aggiungere a questo elenco, anche se può interessare di meno il mondo della scuola, anche le vittime di incidenti di montagna. Anche se, in questo caso, la nostra attenzione è ai licei della montagna che fanno dello sport sulla neve, il loro punto di forza. Ed infine, viste le notizie degli ultimi giorni (come dicevamo prima) anche, a quanto pare, docenti e alunni che lavorano, per diverse ore, in aule prive di riscaldamento con temperature esterne davvero insostenibili in questo periodo. Sapere come riconoscere i primi segnali di congelamento e come intervenire nel primo soccorso può essere fondamentale per ridurre il rischio di lesioni permanenti.

I sintomi dell’ipotermia in alunni e nel personale scolastico

Pareva che non fosse possibile ma è capitato in Italia (anche nella più mite Sicilia) e, quello che maggiormente dispiace, nelle nostre scuole e nelle nostre università pubbliche. Ciò a testimonianza della scadente attenzione al benessere fisico dei nostri alunni e di chi opera, con abnegazione e impegno, nelle nostre scuole. Ecco, a seguire, l’elenco di alcuni sintomi riscontrabili e da identificare con prontezza:

  • brividi, pallore e freddo
  • apatia e disorientamento
  • respirazione lenta e superficiale
  • polso lento e debole

Trattamento dell’ipotermia in casa e, se possibile, anche a scuola

  • La vittima deve essere scaldata gradualmente.
  • Avvolgere la persona con coperte e un berretto.
  • SE possibile riscaldare la stanza e l’aula.
  • Dare alla vittima una bevanda calda e/o cibo altamente energetico. (cioccolata ecc) stando attenti alle intolleranze e alle allergie dichiarate a inizio di anno
  • Chiamare il 118 per aiuto. Ricordare: nelle persone anziane, l’ipotermia può essere confusa con i sintomi di uno stroke o di un attacco cardiaco.
  • Monitorare i segni vitali della vittima, respirazione, temperatura e lo stato di coscienza, sino all’arrivo dell’ambulanza.
  • Avvisare i genitori dell’alunno o i familiari del docente o del personale Ata.

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