Nuovo scontro su Cospito, Nordio perde tempo. Il caso Donzelli-Delmastro e lo scontro sugli atti riservati

Buongiorno. Dal caso Cospito siamo passati, a quanto pare, al caso Donzelli-Delmastro. La discussione sull’anarchico detenuto in regime di 41 bis è stata infatti bypassata dal durissimo scontro politico innescato dalle parole sfuggite lunedì alla Camera a Giovanni Donzelli, importante esponente di Fratelli d’Italia, che, oltre ad attaccare con modalità senza precedenti il Pd, ha rivelato notizie sui rapporti tra Cospito e boss mafiosi, ammettendo di averle sapute da Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia e suo collega di partito nonché coinquilino. Ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dovuto contenere «l’ira per la fuga di notizie dal suo dicastero», raccontata ieri da Francesco Verderami, ed è intervenuto alle Camere per cercare di riportare il discorso sul binario originario. L’opposizione intanto chiede le dimissioni dei due fratellisti — Donzelli è vicepresidente del Copasir, il delicatissimo Comitato che si occupa di sicurezza e servizi segreti — ma la maggioranza ovviamente non cede. La Procura di Roma, intanto, ha aperto un’inchiesta. E poi: il calo dell’inflazione e quello delle bollette del gas, gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina, l’intervista all’ex presidente brasiliano Bolsonaro e le altre cose da sapere oggi. Benvenuti alla Prima Ora di giovedì 2 febbraio (da oggi, in via sperimentale, la newsletter vi arriva in un formato nuovo). La sfida sugli atti rivelati Nordio alle Camere Il ministro ha parlato sia a Montecitorio sia al Senato per quello che doveva essere un intervento limitato ad Alfredo Cospito, il detenuto trasferito nei giorni scorsi dal carcere di Sassari a quello milanese di Opera in modo da poterlo ricoverare con prontezza all’ospedale San Paolo nel caso le sue condizioni di salute, compromesse da tre mesi di sciopero della fame, dovessero aggravarsi. A Opera Cospito resta in regime di stretta sorveglianza, il «carcere duro» previsto dall’articolo 41 bis della legge Gozzini e applicato ai condannati per reati di mafia e terrorismo. Perché Cospito resta al 41 bis «Apriremmo una diga a tutta una serie di pressioni da parte di detenuti che si trovano nello stesso stato», ha detto Nordio, se «lo stato di salute» di Cospito finisse per essere un condizionamento nell’allentamento del 41bis. «Lo stato di salute di un detenuto non può costituire un elemento di pressione». Il timore, insomma, è che un eventuale precedente sia sfruttato dai condannati per mafia. Le parole del ministro su Donzelli Nordio ha definito «sensibili» le informazioni rivelate lunedì dal deputato fratellista, e ha aggiunto che, per la loro comunicazione, occorreva «una verifica preventiva». Ha anche detto che «occorre verificare il livello di segretezza», senza confermare dunque se quelle informazioni fossero o meno segrete e «se il destinatario potesse divulgarle». Non posso rispondere a queste domande, ha detto in sostanza il ministro, perché «sulla questione è stato aperto un fascicolo d’indagine dalla procura di Roma. Per doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti, non possiamo non tenerne conto». Ma cosa aveva detto Donzelli? Prima aveva definito l’anarchico «un influencer che sta utilizzando la mafia per far cedere lo Stato sul 41 bis», e fin qui si stava in un ambito polemico classico. Poi, però, ha raccontato i colloqui dell’anarchico con un camorrista e e con lo ’ndranghetista Francesco Presta: «Presta lo esortava: “vai avanti”. Cospito rispondeva: “fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici ma anche altre associazioni. Ora vediamo che succede a Roma”. E il boss: “sarebbe importante che si arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo”». Infine, l’attacco che ha indignato l’opposizione — «Siete con lo Stato o con i terroristi?» — con l’accusa di «incoraggiare» il digiuno di Cospito rivolta a quattro parlamentari del Pd — Serracchiani, Verini, Orlando e Lai — che gli avevano fatto visita in carcere. Al che , il presidente della Camera Fontana ha istituito un Giurì d’onore per verificare la «correttezza delle affermazioni» di Donzelli. Perché è scoppiato un terremoto politico?Lo ha spiegato Francesco Verderami, nel raccontare il «putiferio» scatenato «non solo nei rapporti con l’opposizione ma anche nella maggioranza e soprattutto dentro il governo». Con parole che «rischiano di produrre gravi conseguenze, non solo politiche». Perché «una ricostruzione dei colloqui talmente circostanziata non poteva che esser frutto di documenti riservati». E Donzelli «ha candidamente ammesso di aver “parlato” dell’argomento» con Delmastro, sottosegretario con delega al Dap, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. «L’incredibile autogol ha lasciato basito un magistrato dai trascorsi ineccepibili come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano, ha provocato l’ira del Guardasigilli per la fuga di notizie dal suo dicastero e ha costretto Meloni a intervenire presso gli alleati per cercare di limitare i danni». Il danno su Meloni La premier vede capovolto un quadro favorevole, in cui il governo difendeva il 41 bis e la linea della fermezza e a sinistra emergevano troppi distinguo, mentre ora è costretto alla difensiva dall’«incredibile autogol» del ciarliero deputato toscano. Ieri Meloni, a Retequattro, ha glissato su Donzelli. Scrive Verderami nel retroscena di oggi: «La premier confida che la polemica si depotenzi, sposta l’attenzione sugli attacchi allo Stato degli anarchici, sottolinea che “non è stato l’esecutivo ad alzare i toni”. Ma non c’è dubbio che abbia avvertito il colpo». Oltretutto «Donzelli, dicendo “figurarsi se faccio una cosa simile senza che Giorgia lo sappia”, per coprire se stesso ha di fatto esposto la premier davanti all’accusa formulata in Aula dai grillini, secondo i quali ci sarebbe stata “una regia politica con il mandato di Palazzo Chigi”». I dubbi nel centrodestra Sottovoce, racconta Francesco, si ricorda il precedente di Claudio Durigon, sottosegretario leghista costretto a dimettersi per «un’infelice uscita sul fascismo» dopo aver resistito tre settimane. «Per ora il coordinatore di FdI non si dimetterà da vicepresidente del Copasir e al sottosegretario alla Giustizia non verranno ritirate le deleghe», ma Donzelli e Delmastro sembrano isolati. «Nella Lega ieri nessuno ha ribadito la solidarietà espressa da Salvini verso i dirigenti di FdI» e «Berlusconi — conversando con i forzisti — ha definito “inappropriato” il discorso del rappresentante di Meloni». Delmastro: «Non c’era il segreto» Il sottosegretario alla Giustizia, intervistato da Virginia Piccolillo, dice che non si dimetterà e nega che gli atti rivelati da Donzelli fossero segreti: «Erano in una relazione basata sull’osservazione degli agenti penitenziari che fanno bene il loro lavoro, ponendo attenzione ai detenuti in 41 bis. Nessun livello di segretezza. Non sono classificati, né secretati e nemmeno riservati». Dice di averne parlato anche con la presidente del Consiglio: «Mi ha chiesto se erano informazioni segrete. Le ho risposto di no. Aggiungo: in un Paese in cui si denuncia che vengono apposti troppi segreti di Stato perché, in un caso in cui i cittadini possono sapere, avrei dovuto comportarmi come chi li vuole tenere all’oscuro?». Quanto a Donzelli, secondo Delmastro non ha sbagliato, «perché ha usato un’informazione corretta per fare una valutazione politica che si può condividere o meno». Il monito di Gasparri In un’intervista — in gran parte solidale con Donzelli — ad Alessandra Arachi, il suo ex collega di Alleanza nazionale, ora in Forza Italia, dà comunque un consiglio al responsabile organizzazione del partito meloniano: «Giovanni si deve rendere conto che è di fatto il reggente di Fratelli d’Italia, un partito che aveva l’1% ed è approdato, senza regali di nessuno, a questo ruolo così importante. Ci sono delle cose che cambiano e vanno gestite diversamente da prima». E l’opposizione cosa dice? Debora Serracchiani, una dei parlamentari del Pd finiti nell’invettiva di Donzelli, ha detto alla Camera che il suo partito non ha mai messo in dubbio la necessità del 41 bis, che la visita a Cospito aveva solo fini umanitari, ovvero accertarsi che il detenuto non avesse bisogno di un trasferimento, «esattamente ciò che ha poi deciso il ministro Nordio». Il segretario Enrico Letta ha riassunto la situazione così: «Il vice di Nordio alla giustizia viola il segreto, passa informazioni riservate su cosa dicono i mafiosi che sono sotto 41 bis al vicepresidente del Copasir che le usa per infangare l’opposizione. Tre motivi, ognuno sufficiente perché Donzelli e Delmastro lascino». L’accusa di Orlando L’ex ministro della Giustizia, intervistato da Monica Guerzoni, accusa la maggioranza di voler intimidire l’opposizione: «Il messaggio è “siamo in grado di colpirvi usando strumenti di cui noi disponiamo e voi no”. È gravissimo che informazioni e notizie annotate per prevenire situazioni di pericolo per la comunità vengano usate per colpire degli avversari politici. Forse abbiamo dato troppo per scontata una democratizzazione della destra post fascista». Insomma, mentre il ministro Nordio afferma la volontà di «accertare i fatti» prima di prendere decisioni «alle quali non ho intenzione di sottrarmi», la sintesi politica la dà il lamento raccolto nella maggioranza da Verderami: questa vicenda «ha finito per rianimare il Pd». Carlo Nordio ieri al Senato (LaPresse) L’inflazione (e il gas) in calo La frenata di gennaio «Le stime preliminari evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione»: così l’Istat dà la buona notizia che nel primo mese del 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, quindi un calo dal +11,6% di dicembre. Le ragioni della discesa La flessione, spiega la nostra redazione Economia, «si deve principalmente all’inversione di tendenza su base annua dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, alle tariffe (da +70,2% a -10,9%) e al rallentamento di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%)». Il nuovo paniere Ci sono novità significative nell’elenco di beni su cui l’Istituto di statistica calcola l’andamento dei prezzi: entrano gli integratori alimentari e i preparati vegetariani e vegani, la visita medica sportiva, la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. «Il paniere dell’Istat racconta la storia del Paese tramite l’evoluzione delle abitudini di consumo degli italiani», ricorda Valentina Iorio. Basta pensare che nel primo, nel 1928, «c’erano baccalà, inchiostro nero — perché a scuola si scriveva con il pennino — Madapolam per biancheria — una tela di cotone fine e leggera originaria dell’omonima città dell’India — e olio di fegato di merluzzo, l’incubo di generazioni di bambini». E le bollette del gas? Anche quelle, da questo mese, sono in calo del 35%: oggi l’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) annuncerà le tariffe calcolate in base ai consumi di gennaio (da luglio sono cambiati cadenza e metodo di tariffazione del gas, ora separati da quelli della luce: anziché bollette trimestrali «ex ante», arrivano bollette mensili «ex post»). Il calo di circa il 35% rispetto a dicembre (quando invece le tariffe erano salite del 23%) è prevedibile in base all’andamento dei prezzi del gas sul mercato italiano all’ingrosso Psv, adottato dall’Arera come indice di riferimento al posto del Ttf di Amsterdam. Ma come risparmiare? E quando conviene passare al mercato libero? Spiega tutto Fausta Chiesa. La guerra in Ucraina Le nuove bombe americane per Kiev, l’offensiva russa a Bakhmut, la voce di un uomo che è stato vicino a Putin e oggi si nasconde da lui. Punto per punto: Le bombe a lungo raggio Gli Stati Uniti sono pronti a fornire all’Ucraina le Glsdb (Ground-launched small diameter bomb), bombe con un raggio di circa 150 chilometri. Con queste armi, spiegano Andrea Marinelli e Guido Olimpio nel loro punto militare, il Paese aggredito potrà «colpire basi, linee logistiche, concentramenti di truppe in profondità» perché dopo il dispiegamento dei lanciarazzi americani Himars (High Mobility Artillery Rocket System), che hanno una gittata di 80 chilometri, i russi hanno arretrato le posizioni e sono meno esposti. Qual è il senso strategico della mossa? Ancora una volta: dare agli ucraini il più possibile, ma non tutto quello che chiedono, per evitare un’escalation. Kiev, infatti, vorrebbe gli Atacms (Army Tactical Missile Systems), missili tattici superficie-superficie con una gittata di 300 chilometri, e quindi in grado di colpire il territorio russo: esattamente ciò che gli americani intendono evitare, perché in quel caso il rischio di guerra totale (e nucleare) aumenterebbe un modo incontrollabile. Meglio dunque una via di mezzo che, spiegano Marinelli e Olimpio, «serve anche a bilanciare sul piano politico il rifiuto di consegnare i caccia F16». Dopodiché, nulla esclude che, in base all’andamento della guerra, si passi a scelte più drastiche. «Basta armi col cucchiaino» Lo dice Boris Bondarev in un’intervista a Federico Fubini. Bondarev è l’unico diplomatico russo che si sia dimesso dopo il 24 febbraio perché contrario alla guerra: «Sicuramente le risorse della Russia sono limitate e il tempo non è a suo favore. Ma sono ancora ampie. Putin si sta concentrando su un unico obiettivo e sta combattendo questa guerra fino a un punto che possa chiamare vittoria. Quando ciò accade, è impossibile escludere che la Russia alla fine prevalga. L’Occidente non dovrebbe compiacersi di questo. Putin può ancora vincere se gli Stati Uniti e l’Europa non forniscono un sostegno più deciso all’Ucraina. L’Occidente deve smettere di fornire armi col cucchiaino». Il Piano di pace di Zelensky È quello che il presidente ucraino vorrebbe presentare all’Onu il 24 febbraio, nell’anniversario della guerra. In 10 punti, esclude concessioni territoriali agli invasori e chiede che siano puniti i loro crimini di guerra. Zelensky vorrebbe farlo votare dall’Assemblea generale ma gli alleati temono il boomerang: «Le ripercussioni economiche del conflitto stanno erodendo l’area del consenso mondiale. E ci sono diversi dubbi sul merito del piano», spiega Giuseppe Sarcina. La battaglia di Bakhmut La città del Donbass è l’attuale epicentro del fronte orientale: i russi la stanno attaccando con l’obiettivo dichiarato di «circondarla a tenaglia» e ottenere l’accesso a Časiv Jar, cruciale per i percorsi logistici ucraini. L’attacco sarebbe condotto dalla milizia mercenaria Wagner. In modo cruento, denunciano gli ucraini: «I russi stanno radendo al suolo Bakhmut, è una rovina totale, stanno uccidendo chiunque riescano a trovare», ha scritto su Telegram il capo militare della regione di Donetsk Pavlo Kyrylenko. Dall’Ucraina, ogni giorno arrivano migliaia di immagini di distruzione. Questa foto scattata ieri da Dimitar Dolkoff dell’Afp ritrae un’opera dell’urban artist italiano Tvboy su un muro della Casa della Cultura di Irpin: Le altre cose importanti L’intervista a Bolsonaro «Sono italiano. Il mio nome è Bolsonaro, i miei nonni erano di Padova. In base alla vostra legge, sono italiano», dice l’ex presidente brasiliano a Viviana Mazza, che è riuscita ad avvicinarlo in Florida. Sull’assalto dei suoi fan ai palazzi delle istituzioni brasiliane, l’8 gennaio, prende le distanze: «Non è stata la nostra destra, il nostro popolo» (la tesi dei suoi è che siano stati degli infiltrati). Afferma che Lula non durerà, insinua che abbia vinto le elezioni con i brogli e si dice certo di tornare al potere: «Alla fine siamo rimasti con un punto interrogativo nella testa. Ma affronteremo questo momento e, a Dio piacendo, vinceremo insieme». Thomas clinicamente morto Thomas Bricca, il 18enne di Alatri (Frosinone) colpito alla testa lunedì notte durante un agguato a colpi di pistola, è in «coma irreversibile con elettroencefalogramma piatto per assenza di attività elettrica cerebrale», spiega la direzione dell’ospedale san Camillo di Roma. Le indagini si concentrano sui presunti autori di quella che appare come una spedizione punitiva: due fratelli sono stati interrogati ieri sera. La cronaca di Edoardo Iacolucci. Trovato il corpo di Yana È stato ritrovato ieri nella campagna di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, il corpo di Yana Malayko, la 23enne ucraina uccisa da Dumitru Stratan, 33enne moldavo con cui aveva avuto una relazione. Della giovane si erano perse le tracce dal 20 gennaio, fino alla scoperta del femminicidio. La cronaca di Giovanni Bernardi e Andrea Galli. L’evasione dell’ergastolano Massimiliano Sestito, 52 anni, killer della ‘ndrangheta, era a casa del padre, nel Milanese. Ha spezzato il braccialetto elettronico ed è scappato nella notte tra lunedì e martedì, racconta Cesare Giuzzi. Morire in azienda l’ultimo giorno È successo a Michele Barco, 58 anni, morto nella ditta di Piazzola sul Brenta (Padova) in cui ha lavorato per 30 anni. Fatale un malore improvviso davanti ai colleghi, cui aveva portato i pasticcini per festeggiare. Il racconto di Rashad Jaber. Il calcio Nei quarti di Coppa Italia, la Cremonese fa un clamoroso bis: dopo il Napoli, elimina la Roma. In semifinale troverà la Fiorentina, che ha battuto il Torino. Stasera Juve-Lazio: chi vince affronterà l’Inter. Nicolò Zaniolo, intanto, prova a fare la pace con la Roma. Valgono un clic Vanoni secondo Vanoni «Sono nata ricca e annoiata, non ho trovato l’uomo giusto. Andai a letto con uno sceicco e poi io gli regalai dei fiori»: sono alcune delle cose che la grande Ornella ha raccontato a Michela Proietti (trovate l’intervista sul sito e nelle pagine di Cronaca). La vita a bordo della «Laura Bassi» La missione scientifica italiana nel punto più a Sud dell’Antartide raggiungibile via mare, tra «ghiacciai, sole perenne e pizza», raccontata da Stefano Valentino. Le opinioni L’editoriale «Ragioni e passioni», di Goffredo Buccini, sul caso Cospito. Gli aiuti di Stato non bastano e creano dipendenza, scrive Alberto Mingardi. «Il braccio di ferro per la democrazia», spiegato da Danilo Taino. Il primo volo Milano-Delhi, raccontato da Alessandra Muglia. Il Caffè di Gramellini Amanda e il suo pm Il magistrato che voleva condannare Amanda Knox è diventato suo amico. Si scrivono spesso, una volta si sono anche visti, e lei manda le foto della sua bambina soltanto a lui (dice lui). Non ci sarebbe niente di strano se, dopo essere andato in pensione, il sostituto procuratore che investigò su Amanda avesse cambiato idea, ma è proprio l’interessato a smentire che sia così. «Non rinnego nulla delle mie conclusioni processuali», afferma il dottor Mignini, «anzi, le confermo in pieno». Però. «Però tra noi si è creato un rapporto unico, straordinario». Quindi, nonostante lui continui a pensare che Amanda abbia ucciso Meredith Kercher (al punto da definire «sconcertante» la sentenza della Cassazione che l’ha assolta), trova piacevole il loro scambio epistolare e irresistibile la tentazione di raccontarlo in un libro. Le ragioni per cui la Knox desidera coltivare un rapporto personale con il suo più accanito accusatore attengono al campo della psicologia estrema, in cui non oso avventurarmi. Più banalmente mi domando che cosa spinga l’ex pubblico ministero a ricambiare le sue attenzioni, addirittura a ostentarle, visto che tuttora la considera un’assassina. O siamo in presenza di un allievo prodigio del tenente Colombo che sta cercando di entrare in confidenza con lei per indurla a confessare, oppure questa storia è la prova che il narcisismo sa essere più forte di tutto, anche del rispetto dovuto ai familiari della vittima, che in quel magistrato ci avevano creduto davvero. (Qui la raccolta dei Caffè) Grazie per aver letto Prima Ora, e buon giovedì! (gmercuri@rcs.it, langelini@rcs.it, etebano@rcs.it, atrocino@rcs.it; nella foto Imagoeconomica in apertura, il coordinatore di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove )

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