Catania, i Ris per sei ore nella casa di Martina Patti: a caccia dell’arma del delitto. Il gip: «È ancora pericolosa»

di Alfio Sciacca, inviato a Catania

Sequestrati nell’abitazione altri coltelli e alcuni indumenti della giovane donna, accusata dall’omicidio della figlia Elena Del Pozzo di 5 anni. La donna resta in cella controllata a vista.

Hanno lavorato per oltre sei ore. In casa di Martina Patti e nel campo dove sostiene di avere ucciso la figlia Elena, di appena 5 anni, e dove martedì scorso ha fatto ritrovare il cadavere all’interno di una buca semicoperta dalla terra. Il Ris dei Carabinieri era a caccia di riscontri per verificare il racconto della donna che, secondo gli inquirenti, non direbbe tutta la verità, anche se ha confessato di essere stata lei ad uccidere la figlia. Sabato sera i Ris hanno lavorato sino alle 22,30, ma non hanno trovato l’arma utilizzata per il delitto «compatibile – secondo l’autopia – con un coltello da cucina». Con l’ausilio anche dei droni l’hanno cercata ovunque, scavando nel terreno e cercando tra i rovi della macchia mediterranea nei pressi del campo dove è stato trovato il cadavere. Niente, dell’arma non c’è ancora traccia.

In casa di Martina Patti, invece, sono andati alla ricerca di eventuali tracce di sangue, ma fino ad ora gli inquirenti non dicono ancora se ne hanno trovate o meno. Sequestrati invece molti reperti utili alle indagini: coltelli trovati nella cucina di casa, da comparare con le ferite riscontrate sul cadavere della bambina, e vestiti di Martina Patti. E poi un particolare: sul tavolo della cucina i Ris hanno trovato una parte del budino che la bambina stava mangiando prima che la madre la portasse nel campo a 600 metri di distanza dove poi l’ha uccisa con 11 coltellate.

La donna intanto resta detenuta in regime di isolamento nel carcere catanese di Piazza Lanza, controllata a vista nel timore che possa compiere dei gesti di autolesionismo. Proprio ieri, nel convalidare il fermo di Martina Patti, il giudice per le indagini preliminari, Daniela Monica Crea, ha nesso in evidenza la «fredda determinazione» della donna nel compiere il delitto per il quale ha riconosciuto «l’aggravante della premeditazione». Nel confermare che la donna deve restare in carcere il gip ha ravvisato che è ancora pericolosa. Ha infatti ritenuto che sussistano tutte le esigenze cautelari. Innanzitutto la possibile reiterazione del reato, ma anche il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.

19 giugno 2022 (modifica il 19 giugno 2022 | 23:29)

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, 2022-06-19 21:29:00, Sequestrati nell’abitazione altri coltelli e alcuni indumenti della giovane donna, accusata dall’omicidio della figlia Elena Del Pozzo di 5 anni. La donna resta in cella controllata a vista., Alfio Sciacca, inviato a Catania

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