Catania, la preside del Librino: «Io, da 30 anni in frontiera. Dopo la rapina a scuola ho voglia di lasciare»

di Agostino Gramigna

Concetta Tumminia la dirigente dell’Istituto Fontanarossa, nel cuore di uno dei quartieri pi difficili del Sud. Venerd quattro studenti sono stati aggrediti all’interno del plesso. Siamo nella giungla, da anni chiedo una recinzione ma non risponde mai nessuno. Ho lottato per portare il bello, ma ora basta

La preside che desiderava far nascere un fiore nel deserto sta perdendo la speranza. Si chiama Concetta Tumminia. Carattere battagliero, forte. Perch senza questo spirito non si resiste 30 anni, prima da insegnante poi da dirigente, sul fronte di Librino, quartiere di Catania. Perch la scuola che dirige un fortino. Ma senza mura, senza recinzioni senza nulla. Librino assieme a Scampia il pi grande centro di spaccio e smercio di droga d’Europa. Dentro e vicino alla sua scuola, l’istituto I.C. Fontanarossa, si ricorda di furti, vandalismi, arresti di capi mafia. Ma la cosa che successo venerd scorso, dice, l’ha scossa. Una decina di persone incappucciate e armate hanno fatto irruzione nel cortile della scuola. E massacrato di botte alcuni giovani. Tumminia non crede pi che il fiore, ovvero la sua scuola, con i mille laboratori di musica e di arte, punto di riferimento di associazioni, possa davvero sbocciare nel deserto rappresentato da Librino e ci che in parte lo designa: i sacchi di immondizia, le strade sgarrupate, la mancanza di luce elettrica, la percezione di vivere nella pi totale insicurezza. Venerd gli incappucciati, vestiti di nero, armati di pistole hanno chiesto i soldi a quattro ragazzi. Glieli hanno dati: quattro euro in tutto. Non avevano altro. Per la rabbia gli incappucciati li hanno pestati. Uno stato colpito alla testa con il calcio della pistola, ad un altro hanno spezzato un braccio. Un terzo, se l’ cavata con un taglio tra l’orecchio e la guancia. Quando sono andati via hanno sparato in aria. Per far capire chi comanda. La preside racconta cosa significa essere un preside di frontiera.

La prima domanda, scontata, come sia possibile che dei criminali entrino cos facilmente in una scuola.
Se non c’ una recinzione che chiediamo disperatamente da 15 anni la spiegazione semplicissima.

E in questi quindici anni quante volte l’ha chiesta?
In questi quindici anni la preside ha scritto pi volte ai tre sindaci catanesi che si sono succeduti e all’attuale commissario ad acta (la citt commissariata). Chiedendo la recinzione, un sistema di videocamere di sorveglianza e luce elettrica attorno all’edificio. Non ho ottenuto nulla.

Normale vissuto in un quartiere difficile? Cose che possono capitare in certe zone?
Qualche volta me lo hanno detto o fatto capire. Ma non pu essere normale. Anzi, proprio questa sorta di normalit che disarma le persone che da tanti anni lavorano per salvare anime disperate. Io combatto contro uno stato mentale: vabb successo il furto, l’atto vandalico, la minaccia armata, e allora? Siamo a Librino… Ma non va assolutamente bene. La scuola dovrebbe essere sempre e ovunque un presidio di legalit.

Cosa succede nella sua scuola?
Ho fronteggiato situazioni critiche. Ogni tanto qualcuno entra e ruba i computer, gli strumenti musicali, le macchinette delle merendine. E se non trovano niente, rompono quel che hanno davanti. Vandalizzano. Imbrattano le pareti. Ma quello che successo venerd cambia radicalmente lo scenario. La gravit delle cose. Per noi che conosciamo molto bene il territorio osserviamo il sintono di un’evoluzione.

Quale?
Fino a sei-sette anni fa qui venivano arrestati i capo mafia. Queste erano le operazioni di polizia a due passi dalla mia scuola. Oggi ci sono anche le baby gang. La violenza muta natura. Noi docenti, e aggiungo i volontari delle associazioni, siamo dentro la giungla, indifesi. Quello che accade il metro di misura dell’importanza che la politica d alla scuola, cio nessuna.

Il plesso scolastico teatro del pestaggio da parte di incappucciati armati nel cuore di Librino. I sacchi dell’immondizia sono sparsi qua e l. L’atavico furto del rame dai cavi elettrici fa piombare la notte l’istituto e le abitazioni nelle tenebre. Il simbolo del quartiere porta il nome di palazzo di cemento, uno stabile costruito negli anni 80, 52 metri d’altezza, 16 piani, 96 alloggi, con il tempo diventato un tentativo fallito di riqualificazione. Gli alunni del plesso sono circa 250. I genitori partecipano alla vita scolastica.

Abbiamo tanta gente che ha voglia di riscatto e tanti ragazzi che studiano musica, suonano strumenti musicali e che dopo la terza media si iscrivono alle scuole superiori.

Vuol dire che Librino anche questo?
Si, una faccia della medaglia. Rientra tra le cose regolari. Come regolare pu sembrare che dei criminali entrino in una scuola. Che l’immondizia attorno non venga raccolta e che di conseguenza la gente la butti per strada come se fosse invitata a farlo: siete in una zona di merda comportatevi di conseguenza. Come se fosse scritto da qualche parte che la bellezza qui non ha la possibilit di entrare.

Antonio Presti un mecenate e un’artista. Ha realizzato Porta della Bellezza, il pi grande bassorilievo di arte contemporanea al mondo (alto 8 metri e lungo 500 metri). Un’opera che ha regalato al quartiere di Librino. La bellezza pu entrare.
Una cosa incredibilmente bella, per strada non c’ un solo graffito, non c’ un scritta, il minimo danno, il quartiere non ha mai preso di mira quest’opera perche un’opera fatta per loro. E per questo rimasta intatta. Io credo che Librino ha bisogno di vedere meno merda e pi bellezza.

Non stancante fare la preside di frontiera?
La mia natura battagliera. Ma sto pensando molto seriamente di mollare. In questi giorni mi caduto addosso il mondo. Ho come l’impressione che le battaglie che ho fatto sono state inutili. Non posso lamentarmi. Negli anni sono stata supportata da docenti storici meravigliosi, da associazioni che non mi hanno mai abbandonata. Non mi sono mai sentita sola. Ora per sono scoraggiata, ho tolto molte energie alla mia vita, a me stessa, alla mia unica figlia. Per che cosa? Non so se avr la forza di andare avanti.

La preside ha ricevuto stima e solidariet. Nelle ultime 24 ore stata contattata dal commissario ad acta di Catania (che vorrebbe istituire un tavolo tecnico per definire le priorit), ha ricevuto messaggi di sostegno e telefonate da docenti di tutta Italia. Confortata dalle forze di polizia. Ma il mio timore che tra poco la cosa tender a scemare. Che degli incappucciati armati entrati a scuola non interesser pi a nessuno. Da qui il mio senso di stanchezza.

14 dicembre 2022 (modifica il 14 dicembre 2022 | 10:51)

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, 2022-12-14 11:20:00, Concetta Tumminia è la dirigente dell’Istituto Fontanarossa, nel cuore di uno dei quartieri più difficili del Sud. Venerdì quattro studenti sono stati aggrediti all’interno del plesso. «Siamo nella giungla, da anni chiedo una recinzione ma non risponde mai nessuno. Ho lottato per portare il bello, ma ora basta», Agostino Gramigna

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