di Paola Di CaroLega, FdI, FI e CI tornano all’assalto per abolire la riforma, FI tenta la trattativa ma Draghi chiama Tajani: «Non cedo». Gli azzurri: «Così rischio Vietnam per l’esecutivo»
Una giornata di massima tensione, con tentativi di mediazione falliti. Nel muro contro muro infatti nessuno vuole cedere: il centrodestra perché del no alla riforma al catasto ha fatto una battaglia campale e una bandiera, il governo per non piegarsi su un tema delicato come la delega fiscale che può diventare un terreno di scontro nella maggioranza tale da provocare davvero una rottura insanabile, visto che la delega contiene la riorganizzazione della tassazione in generale.
Alla fine, il risultato è lo stesso già visto la scorsa settimana: il governo si salva per un voto, 22 a 23 i favorevoli e contrari all’emendamento che ricalcava quello del centrodestra che mirava ad abolire la revisione degli estimi, già bocciato con gli stessi numeri ma presentato dal Alternativa C’è, con le firme di Lega e Fdi ma con la «defezione» dal centrodestra dell’esponente di Noi con l’Italia di Lupi che, ancora una volta, ha votato con il resto della maggioranza in dissenso con gli alleati.
Il voto è arrivato a tarda sera dopo che in giornata si era tentata prima una trattativa tra il capogruppo azzurro Paolo Barelli e il ministro per i Rapporti con il Parlamento D’Incà, poi un’altra al massimo livello al telefono tra Draghi e il coordinatore di FI Tajani. Quest’ultimo aveva proposto l’ennesima mediazione: accantonare l’articolo 6, quello del Catasto, e cominciare l’esame della delega fiscale dall’articolo 1 «come succede per tutte le leggi». Ma il premier, che lunedì era intervenuto per rassicurare che «le tasse sulle casa non aumenteranno», non ha voluto sentire ragioni: bisognava tenere il punto. «Così non si può andare avanti, non possono pensare che FI rompa con la Lega e lasci tutto lo spazio a Salvini e a Fdi su un tema così sensibile per il nostro elettorato. Così diventa un Vietnam. Non è che lo stesso Draghi vuole l’incidente?», erano i sospetti a mezza bocca di azzurri di primo piano.
In realtà, in FI – che lunedì aveva aperto a una possibile astensione e non aveva voglia di creare un incidente – era ben chiaro già dal mattino che l’esecutivo non avrebbe rischiato: con il voto di Noi con l’Italia e, in caso di necessità, quello del presidente della commissione Finanze Marattin (che non è stato necessario), l’emendamento non sarebbe mai passato. E quindi la questione era diventata tutta politica. La riforma del Catasto, con una mappatura di tutto il patrimonio immobiliare italiano a partire dal 2026 (quando i nuovi estimi saranno definitivi), secondo gli azzurri poteva benissimo essere fatta senza una previsione di legge. Niente da fare, Draghi non ha ceduto, sulla scia di quanto già annunciato la scorsa settimana dalla sottosegretaria Guerra: se non passa la riforma, il governo cade.
A questo punto, il centrodestra ha voluto dare una prova di unità, fortemente richiesta da Silvio Berlusconi, che ha visto allinearsi anche Coraggio Italia, dai quali si è dissociato Osvaldo Napoli perché in un momento come questo «serve responsabilità». «Berlusconi tiene moltissimo a questo tema», hanno ripetuto per tutto il giorno i vertici azzurri, facendo notare come tutte le organizzazioni di categoria dell’edilizia siano compatte nel respingere la riforma. E non è servita la presa di posizione di Renato Brunetta che proprio ieri mattina sul Foglio spiegava quanto fosse necessario la riforma e quanto inesistente il rischio di un aumento delle tasse. Niente da fare. Con la conferma che esiste una frattura tra la Fi di governo e quella in Parlamento.
8 marzo 2022 (modifica il 8 marzo 2022 | 22:57)
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, 2022-03-08 22:16:00, Lega, FdI, FI e CI tornano all’assalto per abolire la riforma, FI tenta la trattativa ma Draghi chiama Tajani: «Non cedo». Gli azzurri: «Così rischio Vietnam per l’esecutivo», Photo Credit: , Paola Di Caro
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