“C’avissinu i fa na statua” dicevano, ma la statua bronzea dedicata a Giacomo Mancini fa discutere i Cosentini

E’ lui o non è lui? La statua bronzea dedicata a Giacomo Mancini ha acceso un dibattito insolito tra i cosentini, che, tra il serio e il faceto, ironizzano sul fatto che la scultura realizzata dall’artista Domenico Sepe non assomigli affatto al leone socialista. Volto assorto e vagamente malinconico, altezza dal vero e soprattutto la classe da gentiluomo old style in cappotto e sciarpa, la statua sita in piazza dei Bruzi è stata modellata studiando le fotografie dell’indimenticato statista, ma sull’esito della fisionomia si è scatenato il dibattito social. C’è chi, spinto dal sentimento affettivo e una nostalgica possessività, obietta che lo si poteva fare più alto e sorridente e che quella rappresentazione non gli rende giustizia (una signora “bimba di Giacomo” sospira: «Lo ricordo giovane, venne a trovarci a casa insieme a mio padre, era bello come un sogno»); e chi scherza sulla tenebrosa immagine a grandezza d’uomo, che trovandosela davanti di notte incuterebbe paura. La somiglianza più gettonata è quella con Karol Wojtyla, ma nel gioco dei sosia entrano anche Raimondo Vianello e Gandhi. L’attore e regista Nunzio Scalercio, suggerendo ulteriori rimandi a Pirandello, Pertini, John Wayne e pure Franco Piperno, salomonicamente spiega che «avanti u Comune ognuno in democrazia ci vida chini vo (alcuni anche Mancini, per dire)». Mentre sulla pagina Facebook di “Misicca Cosenza” i commenti sono una gara di risate, da «para ca porta l’acqua ari muarti» fino al confronto con la tirannica scultura della madre del megadirettore Catellani, citazione dalla saga di Fantozzi. Instillando così, i critici del web, un dubbio quasi freudiano negli osservatori: Mancini somigliava davvero a Wojtyla? Tutto, però, resta sul filo della leggerezza: i cosentini approvano senza riserve l’idea di un omaggio al grande politico e soprattutto al loro più amato sindaco, e le critiche, puro cazzeggio, non prendono mai derive sgradevoli. L’artista napoletano Sepe, autore anche del recente bronzo di Maradona all’ingresso dello stadio intitolato al “Pibe de oro”, risponde con garbo: «Ho fatto un lungo lavoro preparatorio sull’espressione, per un mese, attraverso foto e vari materiali, e ho documentato ogni tappa del percorso. La mia idea è stata rappresentare il Mancini sindaco, quindi un uomo non giovanissimo e sicuramente più sobrio anche nelle fattezze rispetto agli anni da ministro. Il mio Mancini – continua – è ritratto in una posa serena, mentre idealmente ritorna nella sua città, perché ho percepito questo desiderio nei cosentini, che mi hanno accolto con grande calore, facendomi sentire uno di loro. Capisco che quanti hanno conosciuto Mancini hanno il loro personale ricordo, Qualcuno avrebbe voluto il cappello, altri gli occhiali, altri vederlo più giovane: sarebbe stato impossibile venire incontro a tutti». Ed è vero che, come ha detto Giacomo Mancini jr, i cosentini hanno gradito l’aver avverato l’adagio bruzio “c’avissinu i fa na statua” – onore che in Calabria finora non era mai stato tributato a un nostro politico e, si ricorda, il progetto della Fondazione è stato finanziato anche grazie al contributo di amici, compagni socialisti, cittadini e semplici estimatori della carriera politica di Mancini e del suo impegno per Cosenza. Ma ad innescare l’immancabile polemica ci ha pensato qualcun altro. L’ex sindaco Mario Occhiuto ha lanciato una frecciata cattivella sulla tipologia di scultura: «In epoca contemporanea, tranne che nei regimi, si fa poco uso di busti e statue celebrative. Bastano le intitolazioni. In ogni caso non bisogna mai confondere le statue celebrative con le opere d’arte». Insomma, un modo un po’ snob (ma chiarissimo) per dire che il bronzo di Mancini sarebbe, a suo parere, di stile vetusto, di scarso pregio artistico. E brutto. Un giudizio peraltro espresso alla vigilia della cerimonia di inaugurazione, dunque senza aver ancora visto l’opera. Ma soprattutto Occhiuto ha sganciato una vera e propria bomba sulla collocazione della statua su corso Mazzini, all’interno del percorso del Mab. Scrive infatti l’architetto già primo cittadino bruzio: «ll Mab è un museo all’aperto che nasce da una convenzione sottoscritta che impegna il Comune con contratti con Fondazioni e con artisti riferiti al progetto culturale su tutto il corso, per garantire coerenza al progetto delle opere dei massimi artisti del ‘900 e contemporanei, che altrimenti non avrebbero mai acconsentito all’accostamento delle loro opere con altre non della medesima qualità artistica». E ipotizza che un eventuale «inserimento non ritenuto coerente» comporterebbe la risoluzione del contratto con la restituzione di tutte le donazioni e una multa a carico del Comune. Una bella replica sia al divertissement sulla somiglianza che alle osservazioni di Occhiuto arriva dal giornalista Paride Leporace, vicedirettore del Quotidiano del Sud e di cui è appena stato pubblicato per Pellegrini “Giacomo Mancini, un avvocato del Sud”. In un post sul suo profilo Facebook, tra l’altro, scrive: «A vent’anni dalla morte, l’iniziativa della Fondazione che porta il suo nome ha dimostrato che Giacomo Mancini è ancora vivo nella memoria popolare. Io osservo che la misura ad altezza di uomo, di donna e di selfie, il segno della sciarpa e del cappotto, il tratto della bonomia di Giacomo hanno un connotato artistico memoriale raggiunto». Sulla questione Mab sollevata da Mario Occhiuto aggiunge: «Ci si vuole augurare che le donazioni di un mecenate non dettino le condizioni di scelta di una municipalità. Farle su Giacomo Mancini rappresenterebbe un oltraggio molto monumentale». Che nel bronzo sembri lui o no, il leone della politica, salutato dal coro di “Bella ciao”, è lì nella sua Cosenza e il benvenuto che, ovunque sia, avrà apprezzato di più è l’omaggio, ai piedi della statua, di due garofani rossi. Isabella Marchiolo , 2022-04-28 05:00:00, E’ lui o non è lui? La statua bronzea dedicata a Giacomo Mancini ha acceso un dibattito insolito tra i cosentini, che, tra il serio e il faceto, ironizzano sul fatto che la scultura realizzata dall’artista Domenico Sepe non assomigli affatto al leone socialista. Volto assorto e vagamente malinconico, altezza dal vero e soprattutto la […]
L’articolo “C’avissinu i fa na statua” dicevano, ma la statua bronzea dedicata a Giacomo Mancini fa discutere i Cosentini proviene da Calabria News., Maurizio De Fazio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version