Cdp, un portafoglio da 31 miliardi: ecco tutti i numeri e gli uomini della Cassa alla vigilia del voto

finanza

di Alessandra Puato30 ago 2022

Dario Scannapieco e Giovanni Gorno Tempini, Cdp

Vale 31,3 miliardi il core business di Cassa depositi e prestiti, alle capitalizzazioni attuali di Borsa e in base agli ultimi bilanci. Come dire, metà della spesa per interessi sul debito pubblico italiano. O il fatturato record di tutta l’industria del turismo nell’estate 2022. È questo il peso delle 11 società quotate e delle sette principali non quotate nella cassaforte di Stato, secondo i calcoli di Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi, per L’Economia. Il colosso controllato dal ministero del Tesoro e guidato dall’amministratore delegato Dario Scannapieco con il presidente Giovanni Gorno Tempini dal maggio 2021 (nomina del governo Draghi) è finito come prevedibile in campagna elettorale. Ma il cambio dei vertici non pare all’ordine del giorno.

Il board e le scadenze

Il board, notano gli osservatori, scade fra due anni e per modificarlo serve un’assemblea straordinaria, con i voti anche delle fondazioni socie di minoranza. Inoltre Scannapieco, notano fonti di mercato, ha lavorato al Tesoro da direttore Finanza con sei ministri di governi diversi: Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Vincenzo Visco, Domenico Siniscalco, Giulio Tremonti, Tommaso Padoa Schioppa.

L’interesse politico

Facile invece che Cassa sia oggetto d’interesse politico, visto il nutrito portafoglio che ormai raduna quasi tutte le aziende di rilievo italiane: dall’Eni alle Poste, da Tim ad Autostrade, da Fincantieri a Webuild, da Open Fiber a Euronext, il listino paneuropeo dov’è confluita Borsa Italiana. È un saldo impegno nell’industria nazionale, ora però con quote in prevalenza di minoranza, a fianco dei privati e del mercato.

Il caso Tim

Cdp resta una «banca di Stato» ma fuori dallo Stato, un istituto nazionale di promozione, esterno al perimetro della pubblica amministrazione. Nel quale rientrerebbe invece, secondo le regole Ue, in caso di operazioni come l’offerta pubblica d’acquisto su Tim ventilata da Fratelli d’Italia in caso di vittoria del centrodestra. Manovra improbabile, notano fonti finanziarie, perché il debito di Cdp si sommerebbe così al debito pubblico, già alto.

Il nuovo governo

È evidente che con un nuovo governo un indirizzo ci sarà, ma è probabile che Cassa prosegua con le linee strategiche settoriali approvate dal board il 22 giugno su transizione energetica, infrastrutture sociali e digitalizzazione (e sostegno sul Pnrr). Certo, dipenderà da chi sale al ministero del Tesoro: ma non si prevedono scossoni con candidati possibili come Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo Bce, vicino a Mario Draghi e a Scannapieco. O come Giulio Tremonti che da ministro delle Finanze nominò Gorno Tempini ceo di Cdp. O come, forse, Siniscalco.

Che cosa c’è nel paniere

Chiaro che il tesoro del Tesoro fa gola. Al paniere della Cdp 2022 da 31,3 miliardi (quote in trasparenza, dati al 24 agosto) contribuiscono per 23,26 miliardi le aziende quotate e per 8 miliardi sette non quotate. Fra le prime svettano l’Eni con 11,072 miliardi (per il 26,21%) e le Poste 3,66 miliardi (35%). Seguono le reti: il gas di Snam con 3,2 miliardi (18,53%), l’elettricità di Terna con 2,7 miliardi (17,64%), i pagamenti di Nexi con 1,3 miliardi (11,69%: è partecipata sia direttamente da Cdp sia indirettamente attraverso CdpE Investimenti che fa capo per il 77% a Cdp e per il 23% a Kia, fondo sovrano del Kuwait). Vale poi 612 milioni la quota in Fincantieri (71,32%) e 313 milioni quella in Tim (9,81%), ai minimi di Borsa, il cui progetto di rete unica con Open Fiber è l’incognita d’autunno. Ottava Saipem (12,55%) con 180,82 milioni, anch’essa ai minimi dopo l’aumento di capitale. Nona Italgas con 113,6 milioni (2,5%), decima Bonifiche Ferraresi, 11ma la Trevi in ristrutturazione: 18,14 milioni per il 19,8%.

Le non quotate

Fra le non quotate (calcolo con il metodo dei multipli sul margine lordo, del patrimonio netto o del prezzo di acquisizione) la prima per valore è l’Open Fiber della banda larga con 3,27 miliardi per il 60%. Segue Autostrade con 2,98 miliardi (44,9%), entrata in portafoglio nel 2021, in parallelo con il deconsolidamento di Sace ceduta al Tesoro per 4,2 miliardi. Vale 890 milioni l’87,57% di Ansaldo Energia da cui con il nuovo piano industriale potrebbe uscire il socio cinese Shanghai Electric. Pesano 448,76 milioni Webuild (16,67%); 234 milioni Simest (76,01%); 175,5 milioni Euronext (7,2%) e 16,2 milioni Inalca.

Il riassetto

Le partecipazioni di Cdp sono una mappa vasta. E i prossimi mesi saranno di riassetto. Dopo l’uscita da Fsi sgr (39%), sono in programma altre dismissioni: per Bonifiche Ferraresi, dove Cdp è già scesa in aprile al 6%, c’è un’opzione di vendita entro novembre ad Arum, già socia; Rocco Forte Hotels dovrebbe essere dismessa entro il 2023. Per Inalca si attende che comperi la famiglia Cremonini. Si valuta anche la cessione del 40% del fondo Quattro R per le ristrutturazioni (Fagioli, Burgo, Trussardi). Fra le decine di fondi partecipati spicca Cdp Venture, che dopo i decreti della Corte dei conti attesi per settembre dovrebbe salire da 2,5 a 5 miliardi di dotazione: è ritenuto il principale investitore europeo nelle startup. Crescono il Fondo italiano d’investimento e i fondi immobiliari come Fia (social housing ).

Le due strade

«L’assetto delle partecipazioni di Cdp — dice Caselli — si presta a due modalità di lettura del ruolo di Cassa: uno strumento di propulsione del mercato , dove questo è debole o non presente, o uno strumento di presenza ingombrante nel sistema economico. Con il governo Draghi si è scelta la prima strada e questo deve proseguire per il bene del Paese. Con obiettivi chiari di crescita del valore delle partecipazioni, in logiche di mercato». Intanto alla guida del Polo strategico nazionale, vinta da Cdp la gara sul cloud della pubblica amministrazione con Tim, Leonardo e Sogei, è stato nominato ceo venerdì Emanuele Iannetti, ex Ericsson. Altra leva di potere.

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, 2022-08-30 05:40:00, Nel portafoglio di Cdp 11 quotate per 23,3 miliardi e sette grandi non quotate per otto miliardi. Da Autostrade a Tim, da Open Fiber a Nexi, dall’Eni alle Poste fino ai fondi per le startup. Un boccone ambito per la campagna elettorale. Ma il cambio dei vertici non pare all’ordine del giorno, Alessandra Puato

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