Che cosa succede al cervello dopo un’ora trascorsa nella natura

di Silvia Turin

Un esperimento rivela le potenzialità di una vita più a contatto con l’ambiente. Non è una novità per chi si occupa di problemi psicologici, ma ora c’è la prova. E basta il tempo di una pausa pranzo

Che vivere circondati dalla natura faccia bene è noto: la ricerca ha collegato gli ambienti urbani a diversi problemi psicologici, come un aumentato rischio di ansia, depressione e altri disturbi di salute mentale, inclusa la schizofrenia. Uno studio condotto in Germania ora ha misurato i cambiamenti che avvengono nel cervello anche dopo solo un’ora trascorsa in mezzo (in questo caso) agli alberi e ha dimostrato che la natura fa (subito) bene.

La ricerca

Per provare la loro teoria, pubblicata su «Molecular Psychiatry» di Nature, gli scienziati del Max Planck Institute for Human Development di Berlino si sono serviti della risonanza magnetica funzionale (fMRI), che registra i cambiamenti del cervello in tempo reale. A 63 volontari adulti sani è stato chiesto di compilare questionari, eseguire un compito di memoria di lavoro e sottoporsi a scansioni di risonanza mentre rispondevano a domande, alcune delle quali erano progettate per indurre stress sociale. I partecipanti non conoscevano l’obiettivo della ricerca. I soggetti sono stati quindi assegnati in modo casuale a due gruppi: uno avrebbe dovuto fare una passeggiata di un’ora in un ambiente urbano (un vivace quartiere dello shopping di Berlino), l’altro in uno naturale (la foresta di 3.000 ettari di Grunewald, sempre a Berlino). I ricercatori hanno chiesto loro di percorrere un tragitto specifico senza l’utilizzo dei cellulari. Dopo la passeggiata, ogni partecipante ha eseguito un’altra scansione fMRI , con un compito aggiuntivo che induceva stress e ha compilato un altro questionario.

I benefici

Le scansioni fMRI hanno mostrato una ridotta attività nell’amigdala dopo una passeggiata nei boschi, riferiscono i ricercatori: l’amigdala è una piccola struttura al centro del cervello coinvolta nell’elaborazione dello stress, nell’apprendimento emotivo e nella risposta di lotta o fuga. La scienza indica che l’amigdala è meno attivata durante lo stress, il che supporta l’idea che la natura possa innescare effetti benefici nelle regioni del cervello coinvolte nello stress. E a quanto può farlo in soli 60 minuti. «I risultati supportano la relazione positiva precedentemente ipotizzata tra natura e salute del cervello, ma questo è il primo studio a dimostrare il nesso causale», afferma il neuroscienziato ambientale Simone Kühn, capo del Lise Meitner Group for Environmental Neuroscience presso il Max Planck Institute for Human Development. Precedentemente, trascorrere un po’ di tempo (an che poco) nella natura era stato associato (in altri studi scientifici) a una serie di benefici per la salute mentale e fisica, tra cui pressione sanguigna più bassa, ansia e depressione ridotte, umore migliore, concentrazione migliore, sonno migliore, memoria migliore e guarigioni più rapide. Ora il collegamento sembrerebbe dimostrato.

Come vivere meglio

Ulteriore dato è quello che riguarda il gruppo delle persone che hanno camminato in città: sebbene la loro attività dell’amigdala non sia diminuita (come in coloro che hanno fatto la passeggiata in natura), non è nemmeno aumentata. Ciò non significa che l’esposizione urbana non possa causare stress, ma potrebbe essere un segnale positivo per gli abitanti delle città. Forse l’effetto stressante è meno potente o pervasivo di quanto suggeriscono altri studi, o forse camminare in sé è associato a benefici mentali.
Un’ora trascorsa in pausa pranzo in un giardino o in un parco urbano potrebbe bastare per abbassare le tensioni.

27 settembre 2022 (modifica il 27 settembre 2022 | 18:02)

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, 2022-09-27 19:35:00, Un esperimento rivela le potenzialità di una vita più a contatto con l’ambiente. Non è una novità per chi si occupa di problemi psicologici, ma ora c’è la prova. E basta il tempo di una pausa pranzo , Silvia Turin

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