Chi è Dario Amodei, litalo-americano che fa paura a ChatGPT (ma piace a Google)

CORSA ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di Massimo Sideri06 feb 2023

Chi è Dario Amodei, l’italo-americano che fa paura a ChatGPT (ma piace a Google)

Dario e Daniela Amodei. Imparate questi nomi: sono due fratelli italo-americani di San Francisco che tutte le aziende della Silicon Valley vorrebbero con s.

Dario Amodei (foto Linkedin)

Lui il genio: Stanford, Caltech, Princeton. Ha studiato fisica con uno spiccato interesse per il funzionamento del cervello nelle pi quotate universit americane. La sua tesi di dottorato a Princeton gli valsa il premio della Hertz Foundation. Ha lavorato per Google Brain e Baidu (la versione cinese di Google) dove ha sviluppato Deep Speech 2, un sistema di comprensione del linguaggio umano premiato come una delle tecnologie di rottura nel 2016 dall’Mit di Boston. Ha pubblicato paper considerati delle pietre miliari della nuova industria dell’intelligenza artificiale, a partire da Concrete problems in AI Safety. Lei, la sorella Daniela (il padre si chiama Riccardo), lo segue a ruota. Ha sempre lavorato con lui. Spesso ha anche co-firmato gli stessi paper.

Claude, la concorrente di ChatGPT

Ma insieme hanno fatto soprattutto una cosa: alla fine del 2020, dopo 5 anni, hanno sbattuto la porta di OpenAI, la societ ormai famosa per il suo prodotto aperto agli utenti da un paio di mesi: ChatGPT. E hanno fondato in piena pandemia Anthropic, la societ che ha sviluppato Claude, la chat concorrente di intelligenza artificiale su cui Google ha appena investito 300 milioni di dollari.
Non hanno sbattuto la porta da soli: perch il loro gesto ha alimentato uno scisma e decine di transfughi da ChatGPT sono passati a lavorare con Dario e Daniela Amodei seguendoli nella traversata del deserto. Dario, che in OpenAI era il capo della ricerca e uno dei vicepresident, ora il ceo. Daniela la presidente della nuova societ che si trova in Market Street, davanti al grattacielo di SalesForce e a pochi passi dall’Embarcadero di fronte all’isola di Alcatraz.

Corsa all’intelligenza artificiale

Quella che si sta alimentando una vera corsa all’Ai nel 2023. Ma serve un minimo di spiegazione. Non stiamo parlando di uno sviluppo generale, ma di un particolare sistema definito NLP, natural language processing. In sostanza un sistema che per avvicinarsi al linguaggio naturale di noi umani cerca la combinazione pi probabile dopo ogni parola, sulla base delle indicazioni avute. Per questo se gli chiediamo di scrivere come Hemingway simula il suo stile. Ed per questo che sbaglia in matematica: non fatta per questo. Esistono altre ramificazioni dell’albero dell’intelligenza artificiale, come quello delle immagini che ha sviluppi potenzialmente pi importanti (per esempio nella diagnostica di immagini per riconoscere un tumore in una lastra o per leggere una Tac). Oppure quella di DeepMind (che ha battuto Lee Sedol a Go ed stata acquisita sempre da Google).
Ma anche questa di ChatGPT non da sottovalutare: stiamo assistendo all’alba di una nuova interazione tra uomo e macchina, paragonabile forse all’invenzione del mouse da parte di Douglas Engelbart nel 1970. Non un caso che in Google sia stata acceso l’allerta rossa: siamo anche di fronte a un differente sistema di ricerca che non offre un mondo di risposte dove il potere sta nella gerarchia (dominata dalla pubblicit). Qui la risposta unica. Magari sbagliata, per ora, ma unica.

(Qui l’episodio del podcast Geni Invisibili di Massimo Sideri dedicato all’Intelligenza artificiale con Maria Chiara Carrozza del Cnr e Giorgio Metta dell’Iit, qui la serie completa)

I dubbi che restano

Ma cosa ha di tanto speciale Dario Amodei? In linea con i mantra della Silicon Valley non gli interessa la ricchezza (Non credo che sia una buona motivazione e anzi tende a modificare i tuoi progetti e gli obiettivi). Un particolare non secondario, come vedremo. Perch Dario preoccupato per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nella nostra societ. Il suo ruolo in ChatGPT era Ai safety research, il responsabile delle reazioni dell’intelligenza artificiale. E non aveva gradito il massiccio investimento delle big tech gi fin dal 2020 (la scorsa settimana Microsoft ha aggiunto 10 miliardi in OpenAi).
In sostanza Amodei sta sviluppando le nuove leggi della robotica di Isaac Asimov ma per l’intelligenza artificiale. Anche se praticamente sconosciuto al grande pubblico, fino ad ora, un nome molto rispettato nella comunit della Bay Area degli esperti di Ai. Ma con un approccio originale. In una delle interviste rilasciate in questi anni Amodei ha raccontato un episodio occorso quando era in Google Brain: un sistema di Google per il riconoscimento dei volti aveva studiato molte immagini, con il solito bias: troppi caucasici. Tra le immagini gli sviluppatori avevano introdotto anche quelle di alcuni primati. Risultato: partendo dal colore, il sistema aveva iniziato a categorizzare le fotografie delle persone di colore come “gorilla”.
“L’intelligenza artificiale non razzista” aveva spiegato Amodei. Non ha abbastanza dati. Insomma pi un problema di “ignoranza”, nel senso originario del termine, da ignorare. Che si tratti di intelligenza artificiale o umana evidentemente vale sempre un aforisma probabilmente apocrifo attribuito ad Albert Einstein: “La mente come il paracadute. Funziona solo se si apre”. Amodei un ottimista e non ne fa mistero (“l’intelligenza umana pu vincere la sfida”). Google evidentemente anche. A noi non resta che metterci in lista di attesa per testare anche Claude, l’anti-ChatGPT.

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