Chi è Anatolij Chubais, l’ex fedelissimo di Putin che ha avuto un malore in Sardegna

di Marco Imarisio

L’uomo, confermano fonti qualificate, non è in pericolo di vita e si stanno attendendo gli esiti degli ulteriori esami disposti, che sono stati inviati ad un laboratorio esterno

Anatolij Chubais è senz’altro un uomo dalle molte vite, che sa molte cose. Ma l’etichetta di eroe, di dissidente o di oppositore che gli è stata assegnata dopo la sua fuga dalla Russia gli sta molto larga. Partiamo dall’inizio, da una carta di identità che già da sola riassume la complessità della questione russa.

Nasce nel 1955 in Bielorussia, tra il 1962 e 1967 vive in Ucraina, prima a Odessa e poi a Leopoli. Quando la famiglia si trasferisce nella futura San Pietroburgo, organizza un circolo di economisti liberali e sostenitori del libero che ben presto si allea con il moscovita Egor Gajdar, futuro capo del governo con Eltsin e capo delle riforme di quella che doveva diventare la Russia post-comunista. All’inizio degli anni Novanta diventa il principale collaboratore dell’allora sindaco di San Pietroburgo Anatolij Sobchak, meglio conosciuto come il padrino politico di Vladimir Putin. Da allora, fa parte della cosiddetta famiglia allargata dalla quale è nata la verticale del potere putiniano.

Non è un caso che l’allarme sulle sue condizioni sia stato lanciato dalla presentatrice Ksenya Sobchak, figlia dell’Anatolij che ancora oggi l’attuale presidente considera il suo benefattore. Affari di famiglia. Anche per questo, molti sostengono che la sua fuga di fine marzo è stata in realtà autorizzata dal Cremlino, l’ultimo favore a un uomo anziano e malato. Chubais è parte integrante della recente storia russa. Fu lui, mettendosi a capo del Comitato per il patrimonio statale, a preparare il programma delle privatizzazioni che svendette a poche persone le principali aziende pubbliche russe.

Per questo viene considerato il padre, o il padrino, di ogni oligarca. Durante l’era Eltsin è stato più volte vicepremier, nonché capo dell’amministrazione del Cremlino. Nel 1999 fu tra i primi a capire che sotto Putin la svolta liberale della Russia sarebbe rimasta un miraggio. Con l’astro nascente Boris Nemtsov fondò l’Unione delle forze di destra, che entrò nella Duma con 32 deputati. Ma tra i due non ci fa mai accordo, perché Chubais insisteva per una opposizione morbida, all’interno del sistema. Nel marzo del 2005 subì un attentato, salvandosi grazie alla sua auto blindata. Un episodio mai chiarito, che molti attribuiscono alle attività extra-istituzionali di Chubais, uomo che ha sempre manifestato una certa propensione all’arricchimento personale. Poco prima delle elezioni del 2008, forse le più contendibili degli ultimi vent’anni per via della scadenza del secondo mandato presidenziale di Putin, distrusse la carriera politica di Nemstov sciogliendo all’improvviso il loro partito e aderendo a Causa Giusta, una organizzazione controllata dal Cremlino.

Il nuovo presidente Dmitry Medvedev lo nominò subito capo della Rosnano, l’agenzia statale per lo sviluppo delle nanotecnologie russe. Nemstov, è bene ricordarlo, è stato ucciso il 27 febbraio del 2015 mentre camminava sul ponte che porta al Cremlino. Negli ultimi anni Chubais ha vissuto ai bordi del vero potere, accontentandosi di qualche prebenda. Quando è fuggito verso l’Italia, era assistente del presidente per i rapporti internazionali in materia dello sviluppo sostenibile. Non proprio la prima preoccupazione e il primo interesse di Putin.

1 agosto 2022 (modifica il 1 agosto 2022 | 21:32)

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