di Rossella Burattino
Ha 41 anni e arriva da Kharkiv, città massacrata dalle bombe russe. Domenica ha diretto la partita Inter-Sampdoria della serie A femminile. Carriera di fama internazionale: «Tornare a fare il mio lavoro è stato un ritorno alla vita»
«Tornare in campo è stato un ritorno alla vita». Kateryna Monzul è fuggita dalle bombe russe. A Kharkiv, una delle città più importanti dell’Ucraina, ha lasciato il suo compagno: «Gli uomini non possono andarsene, alla frontiera vengono rimandati indietro».
La carriera di Kateryna Monzul
Ha 41 anni ed è un arbitro di fama internazionale. Ieri, al centro sportivo Suning (ad Appaino Gentile), durante la partita Inter-Sampdoria della serie A femminile ha raccolto tutti gli sguardi degli spalti scendendo in campo avvolta dalla bandiera ucraina. È riuscita a scappare insieme alla sorella e alla nipote, dopo lo scoppio del conflitto. Arrivata in Italia, ha potuto continuare il suo lavoro: dirigere partite di calcio. La vita le ha riconosciuto la bravura e l’impegno. Kateryna è arrivata al secondo posto come miglior arbitro donna dall’International Federation of Football History & Statistics. Ha esordito a livello europeo nel 2007 quando ha diretto la partita per le qualificazioni al campionato mondiale di calcio femminile tra Finlandia e Polonia. Nel 2013 ha arbitrato la semifinale del Campionato europeo di calcio femminile: Norvegia contro Danimarca. E nel 2014 è arrivata alla finale di Champions League femminile tra Tyreso e Wolfsburg e poi, nel 2015, la finale di un mondiale di calcio femminile in cui si scontravano Stati Uniti e Giappone.
La fuga dalle bombe
«Per qualche momento — afferma commossa Kateryna —, non posso dire di aver dimenticato, ma di aver ritrovato dentro di me belle sensazioni», ha raccontato a Sky Sport. Parte della sua famiglia e dei suoi amici è ancora a Kharkiv: «Il mio cuore è rimasta con loro». Durante la fuga ha attraversato molti Paesi: «Ucraina, Moldavia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania, ma non mi sono mai sentita sola. Non me lo aspettavo, tutti volevano aiutarmi. Quando scappi da una situazione così non riesci a ragionare normalmente, la grande famiglia degli arbitri mi è stata vicina, in tantissimi mi hanno scritto e sostenuto durante il viaggio fin qui».
Luciano Luci, il racconto della guerra
Il calcio unisce, aiuta e prova a regalare un po’ di normalità. «Grazie a Roberto Rosetti siamo riusciti a trovarle un alloggio e a farla tornare ad arbitrare. Questa tra Inter e Sampdoria è la prima partita dopo la fuga, per Kateryna è molto importante — racconta Luciano Luci, presidente del dipartimento arbitraggio Federazione Ucraina seduto in tribuna —. Sto male io, figuriamoci lei». Anche Luci ha vissuto la guerra, era a Kiev per presentare la Var: «Mi ha svegliato il primo missile alle 5 della mattina. Sono andato a fumare una sigaretta in terrazza ed è arrivato il secondo missile. A quel punto ho deciso di partire con i miei collaboratori. Abbiamo fatto 20 chilometri, ma poi eravamo fermi con centinaia di chilometri di coda». È stato ospite dell’ambasciatore Pier Francesco Zazo, per due notti, poi con un convoglio sono riusciti a fuggire in 26. Al confine tra Moldavia e Romania, ha proseguito con i giocatori brasiliani dello Shakhtar e della Dinamo e hanno raggiunto la Moldavia. Poi dalla Romania in volo verso l’Italia. «Il mio interprete mi chiama tre volte al giorno, li sento tutti i giorni, ho mandato le foto di oggi di Kateryna al presidente della Federazione che era contentissimo, siamo sempre in contatto».
«We stand for peace»
Kateryna è stata selezionata per dirigere un quarto di finale di coppa europea femminile. Poi Aia e Figc decideranno come introdurla negli organici, lei che ha diretto normalmente gli uomini come Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev. Può essere equiparata ai fischietti maschili e lo si vede da come ha gestito la partita, autorevole senza essere protagonista. Decisa nel rivolgersi alle giocatrici, lasciando correre il gioco senza fischiare troppo sui contrasti dubbi. Un debutto perfetto il 4-3 tra Inter e Sampdoria, poi l’omaggio della squadra blucerchiata, una maglia con la scritta «we stand for peace».
rburattino@corriere.it
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21 marzo 2022 (modifica il 21 marzo 2022 | 12:37)
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, 2022-03-21 11:44:00, Ha 41 anni e arriva da Kharkiv, città massacrata dalle bombe russe. Domenica ha diretto la partita Inter-Sampdoria della serie A femminile. Carriera di fama internazionale: «Tornare a fare il mio lavoro è stato un ritorno alla vita», Rossella Burattino
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