Chiara, transgender 19enne morta suicida a Napoli:  «Fu respinta e bullizzata»

di Fulvio Bufi

Chiara si era rivolta al Gay Center di Roma che ha reso nota la sua storia. Dopo il trasferimento in una comunità, era rientrata in famiglia

Chiara aveva 19 anni. Era una donna con il corpo di uomo e per tutta l’adolescenza aveva dovuto fare i conti con una famiglia che non voleva accettarla, con una scuola che decise di abbandonare perché sentiva che era considerata lei il problema e non chi la prendeva in giro, e anche con leggi che riconoscono solo a chi è minorenne il diritto a essere protetto. Chiara lunedì scorso si è uccisa. Una tragedia di cui non si sarebbe saputo nulla se il Gay Center di Roma non l’avesse resa nota. Perché lì Chiara la conoscevano, due anni fa li aveva contattati chiedendo aiuto e loro le erano stati vicino, riuscendo a farle ricucire i rapporti con i genitori e le sorelle e convincendola a rivolgersi all’Oscad, l’Osservatorio del ministero dell’Interno contro gli atti discriminatori.

In questa nuova situazione Chiara lascia la casa di famiglia nel quartiere napoletano di Scampia e si trasferisce in una comunità, necessariamente maschile perché la legge prevede che la suddivisione sia in base al sesso biologico e non all’identità soggettiva. Se avesse ripreso a studiare sarebbe potuta rimanere lì fino a 21 anni, ma lei a scuola non è tornata, e appena maggiorenne è dovuta andare via. Ed è tornata casa, con la mamma ammalata e senza più il papà che nel frattempo era morto. Restavano soltanto i suoi riferimenti del Gay Center, la coordinatrice dell’Help Line Alessandra Rossi e l’operatrice che più di altre era rimasta in contatto con lei. Ma stavolta non è bastato.

28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 08:04)

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, 2022-10-28 09:45:00, Chiara si era rivolta al Gay Center di Roma che ha reso nota la sua storia. Dopo il trasferimento in una comunità, era rientrata in famiglia, Fulvio Bufi

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