di Gaia Piccardi
L’ex campionessa americana racconta i suoi cicli di chemioterapia sui social: «Rispettate il vostro corpo, la prevenzione è importante». La sorella Jeanne morì dello stesso male. Negli anni 70 Lea Pericoli fu la prima a dire tutto pubblicamente: «Mi aiutò Veronesi»
«Dopo il tennis, ho una nuova sfida: si chiama cancro alle ovaie, è stato scoperto per tempo, mi aspettano sei cicli di chemioterapia».
Il 15 gennaio scorso questa lettera è piombata nella casella mail di Martina Navratilova, Billie Jean King, Tracy Austin, le amiche di una vita spesa sul campo da tennis e vissuta da Christine Marie Evert detta Chris, 67 anni e 18 titoli del Grande Slam tra il ‘74 e l’86, da regina. Americana della Florida, tre figli dal secondo dei tre mariti (l’ex sciatore Andy Mill, gli altri sono l’ex tennista inglese John Lloyd e l’ex golfista Greg Norman), un celeberrimo fidanzamento con Jimmy Connors negli anni 70 (da innamorati vinsero Wimbledon nel 1974: il matrimonio saltò sull’altare perché Chris, incinta, decise da sola di interrompere una gravidanza), a 67 anni sta giocando la partita della vita a testa alta, ogni step della malattia è raccontato in piccoli video sui social che hanno lo scopo di normalizzare un percorso di guarigione condiviso con i follower e sostenuto, a partire dall’ex rivale di mille battaglie Navratilova, da tutta la comunità internazionale del tennis.
E allora scopriamo che l’ospedale di riferimento di Chris Evert è la Cleveland Clinic di Fort Lauderdale, in Florida, il chirurgo che l’ha operata di isterectomia (è così che la campionessa ha scoperto il tumore) è il dottor Joel Cardenas, l’infermiera è Gladys e chi le tiene compagnia durante le flebo è Andy, il padre dei suoi figli: «Il miglior ex marito del mondo» (al completamento delle pratiche di divorzio, nel 2006, fu lei a liquidare lui con un assegno da 7 milioni di dollari).
La scelta di aprirsi al racconto di un momento difficile, da Fedez alla Evert, non è più rara. Ma nel ‘73 non era così scontato accadesse: quando a 37 anni a Lea Pericoli, grande campionessa del passato, venne diagnosticato un tumore al collo dell’utero, Lea decise immediatamente di parlarne: «Non si tratta di coraggio: nel momento in cui me lo dissero mi prese un accidente, avevo una paura del diavolo — ricorda —. Su invito del professor Umberto Veronesi, uomo fantastico, ottimista e gentile, decisi di reagire raccontandolo al pubblico. Era uno sfogo, certo, ma pensai anche che avrei potuto aiutare qualcuno a superarlo. Non volevo fosse un segreto: e allora l’ho detto a tutti!».
Chris è andata oltre. Condivide consigli spassionati («Fatevi controllare periodicamente, non saltate gli appuntamenti col dottore, rispettate il vostro corpo: la prevenzione è fondamentale»), aneddoti personali («Mia sorella Jeanne è morta dello stesso male nel febbraio 2020, a 62 anni»), perplessità («Ho sempre avuto il controllo del mio tennis e della mia vita, adesso non so come reagirò alle cure» ha detto all’inizio del ciclo di chemioterapia), statistiche («Il mio cancro è al primo stadio, se l’avessi scoperto tre mesi più tardi sarebbe potuto essere al terzo o quarto stadio. E se non avessi fatto nulla, avrebbe raggiunto l’addome»).
L’ultimo video è di martedì scorso. Cappellino, mascherina, ago nel braccio pieno di lividi: «Ciao a tutti, vi parla Crissie. Questo è Benadryl, per farmi rilassare, poi nella flebo ci sono degli steroidi per mantenermi forte (non ditelo alla Wta, l’associazione delle tenniste professioniste!) e un anti nausea. Ho dovuto posticipare la seduta di chemio di una settimana perché avevo i globuli bianchi troppo bassi, ma ora sono pronta. Me ne mancano due. C’mon».
Jeanne Evert è l’angelo custode che veglia sulla sua guarigione. Nell’ottobre 2017 le due sorelle correvano per non perdere un volo per Singapore quando Chris si accorse che Jeanne era senza fiato. «Il tumore alle ovaie non si manifesta, è silenzioso e asintomatico: tutti i miei esami prima dell’isterectomia erano negativi, incluso l’antigene 125, tutti i giorni andavo in palestra o correvo o giocavo a tennis. La forza con cui Jeanne affrontò la sua malattia mi motiva ogni giorno, il suo ricordo è la mia ispirazione. È mia sorella a guidarmi attraverso questa esperienza».
L’ultima visita dal dottor Cardenas è stata una gioia: il tumore non si è diffuso, al 90% il ciclo completo di chemioterapia dovrebbe risolvere il problema. È dal 1971, quando — rovescio a due mani, frangetta bionda, killer istinct — debuttò 16enne all’Open Usa che Chris Evert ispira l’America. Raccontare la sua storia, questa storia, era un gesto necessario.
3 aprile 2022 (modifica il 4 aprile 2022 | 00:15)
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, 2022-04-03 23:01:00, L’ex campionessa americana racconta i suoi cicli di chemioterapia sui social: «Rispettate il vostro corpo, la prevenzione è importante». La sorella Jeanne morì dello stesso male. Negli anni 70 Lea Pericoli fu la prima a dire tutto pubblicamente: «Mi aiutò Veronesi», Gaia Piccardi