Cibi avariati e in pessime condizioni igieniche in alcune scuole di Torino. Indaga la Procura

Capelli, insetti, pezzetti di legno: che cosa hanno in comune questi tre elementi? Sono stati ritrovati nei piatti distribuiti ai bambini nelle mense scolastiche di molti istituti comprensivi torinesi. Come riportato dal quotidiano La Stampa, che ha condotto un’inchiesta su questo delicatissimo caso, la Procura di Torino ha già aperto un fascicolo per violazione della legge sulla sicurezza alimentare, per il momento a carico di ignoti. 

Oltre centosessanta le segnalazione ricevute dal Comune, corredate dalle foto che i ragazzi stessi hanno scattato a scuola e che sono finite a valanga sui gruppi whatsapp dei genitori. La documentazione fotografica – sottolinea La Stampa – non lascia adito a dubbi: non si tratterebbe di lamentele di ragazzini viziati che non perdono tempo a trovare il pelo nell’uovo, ma di vere e proprie scene rivoltanti alle quali molti alunni hanno assistito all’ora del pranzo e che hanno tolto loro la fame: come nel caso di quella bimba della scuola primaria Carducci – in pieno centro di Torino – che ha visto una larva nel suo piatto di pasta ed è scoppiata a piangere.

Protestano i genitori e i professori dell’istituto Matteotti-Rignon, del quale fa parte il plesso Carducci. E protestano anche in un altro Istituto Comprensivo prestigioso di centro città, il Niccolò Tommaseo – circa 1300 iscritti tra infanzia, primaria e secondaria di primo grado – dove si è verificato lo stesso fenomeno di cibo avariato distribuito a mensa. La parola è adesso agli inquirenti che dovranno avviare i procedimenti volti a stabilire la provenienza degli alimenti e risalire alle responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare e garantire la preparazione, il trasporto dei piatti e le condizioni igieniche regolari.

Dal canto suo, il Comune pare stia optando per la tolleranza zero. Sempre secondo il quotidiano torinese, l’assessora ai servizi educativi ha dichiarato che le aziende responsabili del disagio non avranno sconti, in quanto partecipando alla gara d’appalto avevano garantito prodotti di qualità con menu personalizzati a seconda delle intolleranze e degli orientamenti religiosi o culturali delle famiglie.

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