Ciccio Liberto è morto: chi era il calzolaio dei piloti di Formula 1

di Alessio Ribaudo

A 87 anni scomparso in Sicilia l’artigiano che nel 1967 ide le scarpe da corsa indossate da Lauda, Andretti, Fittipaldi, Regazzoni ed Elford. Il riconoscimento Unesco e le opere esposte nei musei Moma, Ferrari e Porsche

Per l’Unesco era semplicemente uno dei tesori umani viventi. Il 4 ottobre del 2012 lo avevano iscritto nel Libro perch unico detentore di particolari conoscenze e abilit necessarie e indispensabili per la produzione di determinate eredit immateriali. La sua voce fu registrata cos: Francesco Liberto detto Ciccio: artista delle scarpe.

Il giorno di Capodanno, Francesco Liberto, sfrecciato verso traguardi celesti raggiungendo gli amici di sempre della trib dei piedi che danzavano veloci sui pedali come Nicky Lauda, Vic Elford e Nino Vaccarella. Con Liberto scompare un vero vanto del Made in Italy nel mondo: fu lui nel 1967 a inventare le scarpe da corsa che, da allora in poi, campioni del mondo e piloti celebri hanno indossato. Da Mario Andretti a Emerson Fittipaldi passando per Clay Regazzoni, Arturo Merzario, Patrick Tambay, Ren Arnoux, Vic Elford, Nino Vaccarella, Ignazio Giunti, Nanni Galli e Geki Russo. Soprattutto, per, le utilizz Niki Lauda. Le calzava anche quel maledetto primo agosto 1976, quando al Nrburgring al volante della Ferrari 312 T2 usc di strada al Bergwerk e, dopo pochi secondi, fu centrato dalle vetture di Vertl e Lunger.

La sua monoposto divenne un inferno di fiamme e rimase vivo solo grazie alla generosit di Arturo Merzario che lo estrasse mentre Harald Ertl provava a salvarlo utilizzando un estintore. Lauda riport ustioni ovunque tranne che sui piedi — raccont Liberto al Corriere — perch fui anche il primo a realizzarle con materiale ignifugo. Nove anni fa il regista premio Oscar Ron Howard pretese che uno dei produttori del film Rush — in cui si narra l’epico duello nel 1976 tra Lauda e Hunt per la vittoria del campionato di Formula uno — si recasse in Sicilia per far cucire all’attore Daniel Brhl (che interpret nel film Lauda, ndr) delle sue scarpe. Liberto pens a un impostore e chiam subito al cellulare il suo amico Luca Cordero di Montezemolo, una vita al vertice del Cavallino. Solo dopo il suo via libera — raccont al Corriere della Sera — mi sono messo all’opera. Liberto del resto a Maranello era di casa e fu amato anche da Enzo Ferrari che nel suo libro Piloti, che gente… scrisse: Voglio ricordare le imprevedibili vicende del campionato mondiale 1977 che ha registrato l’affermazione della macchina pi competitiva e di un grande pilota. Un riconoscimento che va condiviso con tutti coloro, come il celebre calzolaio Ciccio di Cefal, che hanno seguito l’attivit agonistica della nostra squadra.

Il prototipo

Le racing shoes nacquero in modo casuale. Nel 1967, durante le pause della Targa Florio a Cefal — la pi antica corsa automobilistica di durata al mondo e allora tappa del campionato mondiale Fia Sport — Ciccio si trov al tavolo del ristorante Heucaliptus con i piloti Ignazio Giunti, Nanni Galli, Geki Russo e Nino Vaccarella. Gli raccontarono di avere problemi ai piedi per via delle scarpe. Infatti i piloti, sino a quel momento, gareggiavano con dei comuni mocassini o, pi raramente, con delle scarpe da tennis. Il risultato? Erano scomode per danzare sui pedali perch avevano la suola grossa e non facevano avere la sensibilit necessaria al pilota. Inoltre erano dure e, alla fine delle gare, i piedi dei campioni erano distrutti. Non di rado, a causa del forte calore che arrivava nella parte bassa dell’abitacolo si ritrovavano le dita ustionate. Dopo cena, Ciccio torn in laboratorio e pens a delle scarpe che dovevano essere leggere, comode e con una suola sottile per avere la massima sensibilit. Gli venne il colpo di genio: si ispir alle scarpe di capretto dei pastori siciliani. Lavor tutta la notte e ne dette un paio di prova a Ignazio Giunti. Fu un fallimento: nell’intento di massimizzare la morbidezza, non realizz alcuna cucitura ma utilizz la colla per saldare le varie parti fra loro. Alla fine delle prove, per via del calore nell’abitacolo della sua Alfa Romeo, Giunti si ritrov presto a guidare a piedi scoperti.

Il primo trionfo

Ciccio non si perse d’animo e l’anno dopo cambi metodo: neanche una goccia di colla ma solo finissime cuciture. Fu un successo. Vic Elford, vide il collega Giunti saltare come un grillo alla fine delle prove e cap che quelle scarpe avessero una marcia in pi. Cos non senza fatica prov a convincerlo di lavorare per lui. Io inizialmente non volevo fargliele — raccont Ciccio al Corriere — perch mi ero accorto al ristorante che camminava in modo strano. Il motivo era semplice: Quick Vic aveva subito l’amputazione dell’alluce del piede destro dopo un incidente. Lavorai tutta la notte e realizzai per il pilota inglese un sinistro pi o meno 45 e un destro 43 ma con pianta pari al 44. L’indomani Elford le calz e come fu come non fu: trionf con la sua Porsche in coppia con Umberto Maglioli rimontando, negli ultimi giri, un ritardo di oltre 20 minuti alla coppia Giunti-Galli su Alfa Romeo. Fu un trionfo perch sul podio sia Elford sia Giunti indossavano le mie scarpe. Da allora il civico 21 di via Lungomare — indicato da una piastrella artistica in ceramica di Santo Stefano di Camastra — diventato meta di pellegrinaggio.

I riconoscimenti

Fu l’inizio di un mito. Il povero Ignazio Giunti me ne ordin subito 20 paia e da l iniziarono a tempestarmi di chiamate da tutto il mondo, ricord Liberto. Memore dell’errore della colla che si scioglieva a Liberto venne subito un altra idea realizzare le scarpe da corsa con materiale ignifugo. Tanto lavor sin quando fu il primo ad avere l’approvazione della temibile commissione sicurezza della Federazione internazionale dell’Automobile. I piloti, negli anni Settanta, iniziarono a fare a gara per recarsi nel laboratorio-negozio sul Lungomare di Cefal: da Jo Siffert a Jackie Ickx passando per Gerard Larousse, Andrea De Adamich e Sandro Munari. Fu fornitore ufficiale Ferrari per alcuni anni: Pi volte sono dovuto correre in aeroporto a Palermo per prendere un aereo all’ultimo istante perch Lauda, perfezionista incredibile, aveva paura che le scarpe fossero logore e al ritorno dai gran premi all’estero, mi ritrovavo bloccato dalla polizia che voleva spiegato come mai un passeggero avesse in valigia non indumenti ma lesine, martelli, coltelli. Bastava mostrare le foto mentre prendevo le misure dei piedi a Regazzoni o Lauda per uscire dall’equivoco. Proprio da Nicky ebbi la grande soddisfazione non solo di essere il suo calzolaio quando divenne campione del mondo ma di ricevere suoi ordini anche quando pass nel 1978 alla Brabham-Alfa Romeo.

I ricordi

Liberto era un pozzo di ricordi. Lauda? Aveva il 41. Merzario il 39.5 e gli piacevano estrose di pitone rosso; Clay Regazzoni calzava il 42 e le chiedeva sia bicolori rosse e bianche; Mario Andretti aveva il 41.5 e le voleva color oro; Ickx indossava il 40.5; Reutmann il 43; l’amico preside volante Nino Vaccarella aveva il 42 ed essendo l’eleganza fatta persona le ordinava rigorosamente nere.

Opere d’arte

Piano piano le sue racing shoes sono diventate vere e proprie opere d’arte con tanto di voce autonoma nel Dizionario della Moda ed esposte al Moma di New York, all’Accademia di Brera e, permanentemente, nel Museo Ferrari di Maranello, in quello dei Fratelli Rossetti in Lombardia, nel Deutsches Ledermuseum di Offenbach am Main, in Germania, e in quello Porsche di Stoccarda. Proprio la casa tedesca volle dedicare alla Targa Florio uno dei suoi modelli pi iconici ancora oggi in produzione e, nel 2018, ha omaggiato Liberto realizzando un cortometraggio intitolato: Il maestro senza tempo. In quell’occasione lo scelse anche come protagonista dello spot di un nuovo modello girato fra le mitiche curve della Targa e nel suo atelier. Una saracinesca che si abbassata per sempre anche se talmente famosa che negli anni Ottanta il pilota Clay Regazzoni, gli mand un ordine da Tokyo scritto sul retro di una cartolina: Mi serve un paio di scarpe bianche e rosse. Il compianto pilota svizzero indic come destinatario: Ciccio, Cefal, Italy. Senza cognome, indirizzo, cap: nulla. Ebbene la cartolina gli fu recapitata in Sicilia ugualmente. Una notoriet che nel 2017 port la casa di Maranello, nel corso delle manifestazioni in onore dei suoi primi 70 anni, a rendergli omaggio organizzando un vero e proprio pit stop con le sue monoposto a Cefal, proprio di fronte al suo negozio di calzature. In quella occasione Antonio Ghini, allora direttore della comunicazione della Ferrari, gli consegn un pistone proveniente dal motore V10 della F310B montato sulla monoposto di Michael Schumacher con cui gareggio nel campionato del mondo di F1 nel 1997.

Il museo

Prima che la malattia prendesse rapidamente il sopravvento, Ciccio abbass la saracinesca del suo atelier per sempre ma scrisse una lettera-testamento di commiato ai suoi fan che si concludeva con il desiderio che venisse creato un museo con le sue centinaia di cimeli: Per dimostravi che non sono triste ma, anzi, sono pronto a calarmi in nuove avventure, vi dir che qualcosa sta nascendo, per consentire a tutti gli appassionati di oggi e di domani, di conoscere la storia di un umile artigiano che un giorno invent le scarpe da corsa. Chiss se adesso Cefal, dove domani saranno celebrate le esequie, riuscir a trasformare in realt l’ultimo desiderio di uno dei suoi figli pi famosi nel mondo.

2 gennaio 2023 (modifica il 2 gennaio 2023 | 19:51)

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