di Salvo Fallica
Duro monito del vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana, Corrado Lorefice, durante l’omelia dell’1 novembre: «Burocrazia, interessi occulti e deresponsabilizzazione devono avere un nome e non è più tempo di rimandare»
«Basta con lo scempio delle bare in attesa di sepoltura a Palermo». Il messaggio forte e chiaro giunge dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, in occasione dell’omelia del giorno dei morti. Un intervento autorevole su un argomento delicato e complesso, un caso — quello afferente al cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo — che ha del paradossale e nel tempo è diventato nazionale. Nonostante infatti sia insediato da mesi il nuovo governo cittadino guidato dal centro-destra, il problema delle circa 1.200 bare in attesa di sepoltura (che si trascina da parecchio tempo ed emerse nel corso del periodo segnato dal precedente governo locale di centro-sinistra), non ha ancora trovato soluzione concreta. L’arcivescovo Lorefice, nuovo vicepresidente della Conferenza episcopale isolana (guidata dal vescovo Antonino Raspanti), ha rotto ogni indugio ed è intervenuto con parole che non lasciano alcun dubbio alle interpretazioni: «Noi dobbiamo custodire i corpi. A cominciare da questo luogo, da questo cimitero. Non possiamo continuare ancora a vedere i corpi dei nostri cari profanati. Ci dev’esser dato di venire a commemorare i nostri morti in una degna dimora». Una riflessione concreta, molto critica e severa, che l’alto prelato ha espresso nel corso dell’omelia in occasione della Celebrazione eucaristica per la commemorazione dei defunti nella Cappella del cimitero di Santa Maria dei Rotoli, dove da tempo sono ancora in attesa di sepoltura quasi 1.200 salme.
L’appello
Nel silenzio della politica l’arcivescovo ha riacceso le luci dei riflettori sulla questione chiedendo che venga fatta luce sui responsabili. Ed ha parlato di «profanazione»: «Occorre individuare le responsabilità di questo scempio. Giustizia e rispetto dei nostri morti, chiedono che venga allo scoperto l’origine di questa profanazione. Occorre agire tempestivamente sulle cause. Chiamarle per nome. Non ci saremmo aspettati di avere sotto i nostri occhi anche quest’anno una tale orribile e nefasta visione. Burocrazia, interessi occulti, e deresponsabilizzazione devono avere un nome. Non è più tempo di rimandare». L’arcivescovo Lorefice ha chiosato: «Noi chiediamo di venerare i nostri morti. I palermitani, non siamo cittadini e cristiani che profanano i morti. La coscienza e la corresponsabilità civile e cristiana della nostra città ci obbliga ad indignarci e a protestare. Rivendichiamo uniti una degna sepoltura dei nostri cari defunti». È la presa di posizione più rigorosa e dura, sul piano ufficiale, che sia stata esternata sulla questione in tutti questi anni. E non a caso giunge dalla Chiesa cattolica. Su molti argomenti in Sicilia, isola piena di contraddizioni e di profondo disagio socio-economico, le voci più forti e chiare che si ascoltano vengono dal mondo della chiesa, e con critiche super partes che dovrebbero fare riflettere tutte le classi dirigenti locali e regionali. Il caso paradossale -ed unico nel suo genere- del cimitero dei Rotoli attende una soluzione concreta ed ancor prima delle spiegazioni razionali. Le critiche e le domande poste pubblicamente dall’arcivescovo Lorefice non possono essere eluse.
2 novembre 2022 (modifica il 2 novembre 2022 | 18:39)
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, 2022-11-02 23:17:00, Duro monito del vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana, Corrado Lorefice, durante l’omelia dell’1 novembre: «Burocrazia, interessi occulti e deresponsabilizzazione devono avere un nome e non è più tempo di rimandare» , Salvo Fallica