di Giusi Fasano
L’accusa di violenza sessuale nella villetta in Sardegna. I quattro imputati, che non saranno presenti, hanno preferito scartare i riti alternativi
Chat fra un ragazzo accusato di violenza sessuale di gruppo e un suo amico poche ore dopo le «prodezze» di cui si vanta: «Non puoi capire». «Cosa?». «No…3 vs 1 stanotte, lascia stare». «Chi era questa?». «Ma che ne so…Poi ti racconterò». Seguono particolari che inducono l’amico a scrivere: «Poveraccia». E lui: «All’inizio non sembrava che volesse…».
Stesso fatto ma visto dall’altra parte. Stavolta è la ragazza che ha denunciato la violenza a scrivere a un’amica, sempre poche ore dopo i fatti: «La verità è che la sola cosa che sento dopo questa esperienza è che io non valgo niente… le persone mi usano soltanto quando e come vogliono e poi mi buttano via come spazzatura». Lei che si dice vittima dello stupro se la prende con se stessa, i quattro ragazzi che sono sott’accusa si autoassolvono: «Lei ci stava».
È arrivato il momento di portare tutto questo nell’aula del tribunale di Tempio Pausania, dove comincia mercoledì il processo per il cosiddetto Caso Grillo. I quattro imputati non saranno presenti, o almeno così giurano gli avvocati che li difendono dal reato appunto, di violenza sessuale di gruppo (da un minimo di sei a un massimo di dodici anni in caso di condanna).
Ciro (figlio di Beppe Grillo) e i suoi amici Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia, hanno preferito scartare i riti alternativi e puntare sul dibattimento in aula che, in teoria, sarebbe aperto al pubblico anche se Giulia Bongiorno, legale di Silvia (la ragazza che ha denunciato tutto) ha presentato ieri mattina un’istanza per chiedere che udienze a porte chiuse.
I fascicolo di chiusura indagini è pieno di fotografie, chat, filmati, consulenze, interrogatori… E alla montagna di documentazione agli atti si aggiungeranno in aula i settanta e più testimoni che le parti chiedono di ammettere. L’accusa, rappresentata dal procuratore Gregorio Capasso, chiama a deporre fra gli altri anche la moglie di Beppe Grillo, Parvin Tadijk, mentre il collegio difensivo di Ciro Grillo vuole fra i suoi testi Matteo Scarnecchia, l’uomo che ha filmato Ciro mentre baciava in discoteca la ragazza che lo ha poi denunciato.
Fra tutte peserà la testimonianza di un ragazzo che Silvia aveva accusato di violenza sessuale nel 2018 e al quale ha poi chiesto scusa. I fatti del processo di Tempio Pausania risalgono invece alla mattina del 17 luglio 2019. In una villetta a Cala di Volpe, in Sardegna, i quattro ragazzi – tutti genovesi e amici d’infanzia – erano con due ragazze di Milano conosciute la sera prima in discoteca, al Billionaire, a Porto Cervo.
Il 26 luglio, quindi nove giorni dopo, una delle due ragazze (Silvia è un nome falso) racconta ai carabinieri che in quella villetta, quel giorno, dopo essere stata costretta a bere vodka, ha subito violenza. Ripetutamente e da tutti e quattro, mentre la sua amica Roberta (anche questo è un nome falso) dormiva sul divano. Le indagini porteranno alle accuse dei quattro amici e anche per Roberta sarà poi contestata la violenza sessuale: perché tre di loro hanno scattato fotografie oscene accanto a lei che dormiva.
15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 21:59)
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, 2022-03-15 21:12:00, L’accusa di violenza sessuale nella villetta in Sardegna. I quattro imputati, che non saranno presenti, hanno preferito scartare i riti alternativi, Giusi Fasano
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