di Stefano MontefioriL’ex europarlamentare franco-tedesco: per Putin l’angoscia non è provocata dalla Nato, ma dal fatto che i popoli vogliono la libertà
«Nessuno in Europa vuole morire per Kiev, certo, ma dobbiamo chiederci che cosa fare per non morire di vergogna», dice Daniel Cohn-Bendit. Settantasei anni dei quali quasi venti passati al Parlamento di Strasburgo, doppio passaporto francese e tedesco e anima europea, Cohn-Bendit ha scritto su Le Monde un appello per l’adesione dell’Ucraina alla Ue il primo giorno dell’invasione russa, il 24 febbraio.
Perché è importante sostenere l’ingresso dell’Ucraina proprio mentre la guerra sta diventando ancora più devastante?
«È importante ora più che mai perché l’invasione russa è in stallo e per andare avanti Putin sta scegliendo l’opzione Grozny, o Aleppo: bombardamenti indiscriminati sui civili, intere città rase al suolo. Questo è quel che aspetta gli ucraini, e anche la nostra vita ne verrà sconvolta».
In che modo?
«Assistiamo a scene spaventose, mentre accadono. Facciamo tranquillamentecolazione, o pranziamo al sole di primavera, e intanto l’esercito russo si comporta come la Wehrmacht quando nel 1943 entrò nel ghetto di Varsavia. Solo che adesso vediamo subito le immagini di queste atrocità, più o meno in diretta. È moralmente difficile restare a guardare».
A parte l’intervento militare diretto, i Paesi europei hanno comunque reagito con forza, con sanzioni economiche senza precedenti.
«È vero, ma la prospettiva dell’adesione è fondamentale, è quel che chiedono gli ucraini, e noi dobbiamo almeno accelerare».
Quali tempi?
«Se acceleriamo i negoziati ci vogliono comunque tre o quattro anni, non meno. Quindi non faremmo entrare subito un Paese in guerra, ma daremmo almeno una prospettiva storica, una garanzia di aiuto. Il riconoscimento della candidatura dell’Ucraina, e anche di Moldavia e Georgia, è importante per loro e anche per noi. Nei Trattati è previsto un dovere di assistenza verso un Paese membro sotto attacco. Questa è la strada da percorrere, perché assistiamo oggi al fallimento della dottrina Merkel-Sarkozy».
Che cosa intende per «dottrina Merkel-Sarkozy»?
«L’idea di evitare ogni situazione che possa infastidire i russi. Tutta la teoria di Putin sulla aggressività della Nato è una menzogna. L’angoscia di Putin non è provocata dalla Nato, ma dal fatto che i popoli vogliono la libertà. Perché appena un popolo riesce a liberarsi, la mossa successiva è cercare protezione rispetto all’impero russo. Ecco perché sostiene fino alla morte Lukashenko in Bielorussia, o fa sparare sugli insorti in Kazakistan. Chi vuole la libertà cerca protezione da Mosca, e questo è il più grave ostacolo al sogno putiniano di una Grande Russia».
La rivoluzione ucraina del 2014 scoppiò per la domanda di associazione alla Ue.
«E i fatti hanno dimostrato che avevano ragione, come avevano ragione i georgiani nel 2008. Se li avessimo accolti nel nostro sistema di protezione tutto questo non sarebbe mai successo. Non credo che Putin attaccherà i Paesi baltici, perché fanno parte della Ue e anche della Nato, e sa che risponderemmo militarmente e sarebbe finita per tutti».
Che cosa si aspetta ora?
«Sono d’accordo con quello che ha scritto Jonathan Littell anche sul vostro giornale, il potere di Putin è cominciato con la guerra e finirà con la guerra. Ma noi europei dobbiamo cogliere questa tragica occasione e approfondire l’integrazione».
Pensa che l’Unione Europea ne uscirà più forte?
«Sì, se riusciremo a fare stavolta quello che abbiamo fallito in occasione dell’allargamento a Est. Oggi il momentum gioca a favore dell’Europa, ma che sia capace, potente e anche democraticamente in grado di decidere».
Servono riforme democratiche nella Ue?
«Adesso passerebbero cose che finora erano impossibili. Un nuovo Trattato costituzionale, per esempio. Credo che i cittadini oggi sarebbero favorevoli. Tutto avanza molto rapidamente».
12 marzo 2022 (modifica il 12 marzo 2022 | 09:18)
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, 2022-03-12 08:18:00, L’ex europarlamentare franco-tedesco: per Putin l’angoscia non è provocata dalla Nato, ma dal fatto che i popoli vogliono la libertà, Photo Credit: , Stefano Montefiori
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