Insegnare filosofia o storia della filosofia? Insegnarla solo nei licei o in tutte le scuole secondarie superiori? E come insegnarla? Sono domande alle quali nel tempo (almeno da Platone) e nello spazio (in Italia e nei Paesi nei quali si è affermato il canone culturale “occidentale”) si sono date risposte diverse, e che restano di grande e anzi crescente attualità di fronte all’esplosione di problemi come quello della guerra, tornata in Europa dopo un lungo periodo di pace, del suicidio assistito, della incombente catastrofe climatica, delle emigrazioni di massa, della diffusione delle droghe, dell’intelligenza artificiale. Come si devono orientare, in particolare, i docenti italiani delle scuole dove è previsto l’insegnamento della filosofia?
A queste domande risponde Massimo Mugnai, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, studioso di filosofia e storia della logica, in un argomentato volume appena pubblicato (M.M., Come non insegnare la filosofia, Raffaello Cortina Editore, 2023). Non si può dire che l’autore di questo brillante saggio, di gradevole lettura, usi un linguaggio diplomatico o astrusamente accademico. Anzi, fin dal titolo (con quel ‘non’ in grassetto e barrato), la sua tesi è inequivocabile: a scuola bisognerebbe insegnare la filosofia, non la storia della filosofia, come in genere fanno i manuali, malgrado alcuni recenti tentativi dell’editoria scolastica italiana di renderli più vivaci e stimolanti (“colorati”) per gli studenti.
Per coinvolgere davvero i loro alunni e rendere pedagogicamente utile la disciplina gli insegnanti dovrebbero abbandonare la narrazione storica della filosofia e adottare un approccio sistematico alla materia, come si fa già in altri Paesi (Mugnai fa numerosi esempi): non una lunga e noiosa successione di autori inseriti nel loro contesto storico ma la riflessione e il dibattito in classe su tematiche di attualità con riferimenti, di volta in volta, ai più importanti filosofi del passato, con rinvii a loro testi originali. Tematiche di attualità come quelle sopra accennate possono essere tutte ricondotte ai grandi ambiti della riflessione filosofica: la conoscenza (e conoscibilità) del mondo, l’origine e il destino dell’universo e della vita, la definizione di ciò che è giusto e ingiusto nei rapporti tra gli individui e gli Stati, l’esistenza dell’anima e di una vita ultraterrena, i grandi dilemmi della bioetica, il significato di concetti come verità e libertà e così via.
Bisognerebbe insomma che i ragazzi delle secondarie superiori (di tutte, non solo dei licei) imparassero e praticassero la filosofia come abito mentale di cui appropriarsi oggi, non come narrazione della sua storia di ieri. (O.N.)
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