Commissione Esteri Senato: per il dopo Petrocelli salta la nomina di Ferrara, il M5S «anti americano»

di Tommaso LabateFuoco amico (e non solo); il senatore: non mi candido alla guida della commissione Esteri «Ho sempre condannato l’inaccettabile aggressione russa». E ancora: «Io filorusso? Chi lo dice mi offende e mi diffama». All’ora di pranzo, Gianluca Ferrara gioca l’ultima carta per difendere la presidenza della commissione Esteri del Senato, a cui sembrava destinato al posto di Vito Petrocelli. Qualche ora dopo, il muro eretto in difesa della sua designazione cede al fuoco che arriva dai partiti della maggioranza e dall’interno del Movimento. E il senatore pentastellato alza bandiera bianca: «Non mi candido alla presidenza della Commissione». In meno di ventiquattr’ore, si brucia fino a consumarsi la nomination della punta di diamante dell’anti-atlantismo grillino. Nato a Portici, classe ’72, scienziato della politica col pallino dell’editoria, Ferrara aveva nel palmares una serie di prese di posizione decisamente marcate nei confronti di Washington. «Guardateli bene. Questi criminali passati per padri nobili della patria delle democrazie Occidentali andrebbero processati. Quante persone hanno fatto assassinare? Quanto odio e sete di vendetta hanno seminato per perseverare con la folle idea di voler dominare il mondo?», scriveva nel 2017 in un post su Facebook corredato da un collage di foto di presidenti Usa, da Carter a Obama, dai Bush a Clinton. «Tra i peggiori terroristi che il mondo ha ospitato negli ultimi cento anni». Nel 2016, presentando il suo libro L’impero del male (su quale fosse l’impero in questione, non c’era neanche da sprecare la fatica di sfogliare qualche pagina, la copertina con la bandiera degli Stati Uniti fugava ogni dubbio), Ferrara metteva a verbale che «io in realtà sostengo che negli Usa la democrazia è solo di facciata, uno slogan. Se per democrazia si vuole intendere il termine greco composto da Kratos (potere) e Demos (popolo), negli Usa il potere non appartiene al popolo ma a delle élite economico finanziarie che controllano la politica finanziandola. Nel libro questo è ben argomentato. Del resto, anche il termine libertà è usato in maniera strumentale. Libertà non significa scegliere tra 10 panini di Mc Donald’s o poter comprare “liberamente” un fucile d’assalto in un negozio come se fosse uno yogurt alla fragola». Cattolico ma fustigatore degli sfarzi della Chiesa, pacifista anche se non sempre avvezzo all’accoglienza dei profughi (ma una volta sosteneva che «l’ospitalità è un dovere»), Ferrara si era contraddistinto nel maggio del 2019 per una proposta decisamente in anticipo coi tempi. E cioè «un disegno di legge contro la vendita delle armi nei Paesi in guerra», presentato con lo slogan «il Movimento 5 Stelle non avrà mai le mani sporche di sangue». Agli atti anche la sua ferma opposizione contro «l’ingerenza negli affari degli altri stati», considerato una specie di pilastro del grillismo ortodosso. Nel 2019 era insieme a Petrocelli nell’ormai celebre trasferta organizzata dalla commissione Esteri del Senato a Mosca. «È giunto il momento che l’Ue abbia un rapporto costruttivo verso la Russia. La contrapposizione crea solo gravi danni alla nostra economia. Già abbiamo perso diversi miliardi in export, è giunto il tempo anche per questo argomento di far sentire la nostra voce in Europa», disse in quell’occasione. Un’analisi che piomba dal suo passato al presente come un macigno, così pesante da infrangere i sogni di gloria di succedere a Petrocelli alla guida della commissione del Senato. La stessa per cui, da oggi, si riaprono i giochi. Che vedono in prima fila Ettore Licheri e Nunzia Nocerino. Separati non tanto sulla Russia o sugli Usa quanto sulla corrente di appartenenza. Contiano (nel senso di Giuseppe) lui, dimaiana (nel senso di Luigi) lei. 12 maggio 2022 (modifica il 12 maggio 2022 | 22:44) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-12 20:44:00, Fuoco amico (e non solo); il senatore: non mi candido alla guida della commissione Esteri, Tommaso Labate

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