politica Mezzogiorno, 26 luglio 2022 – 08:31 Manfredi: «Non mi candido, resto qui». E presto sceglierà un vicesindaco tecnico tra Cosenza e Lieto. Dem e grillini: cosa indicherà per le urne l’ex rettore? di Paolo Cuozzo La rottura tra Pd e Cinquestelle si abbatte come un macigno sulla maggioranza di Gaetano Manfredi. Il sindaco si ritrova al centro di una «tempesta perfetta» con i suoi due partiti maggiori che non solo non sono più alleati, ma — è il caso dei Cinquestelle — si sono anche scissi e scontrati. «Ci sono state delle scelte diverse a livello nazionale sul sostegno al governo Draghi che ha portato a questa divisione tra Pd e M5S verso le elezioni. Credo che non ci saranno ricadute sul governo della città», prova a gettare acqua sul fuoco il primo cittadino, che precisa anche di non essere intenzionato a candidarsi alle Politiche: Non lo faccio, resto ad amministrare la città». Ma pur interpretando il ruolo del pompiere, l’ex rettore sa bene di essere la sintesi di un accordo tra Pd e M5S. Alla sua candidatura per Palazzo San Giacomo si giunse infatti dopo un’intesa — il famoso Patto di Posillipo — tra grillini e dem. E ora che non esiste più l’alleanza tra i due partiti, cosa accadrà -non nell’immediato, ma dopo il voto — al Comune di Napoli? Probabilmente, con il voto anticipato al 25 settembre si accorciano drasticamente anche i tempi per procedere con il primo rimpasto in giunta al Comune di Napoli. Smentite a parte, il primo cittadino, dopo la scissione dei Cinquestelle e la nascita del gruppo di Di Maio al Comune, aveva rinviato ogni discussione sul cambio di assessori a dopo il voto per le Politiche, immaginando però che si arrivasse a scadenza naturale del governo Draghi e che si votasse a maggio 2023. Ora, invece, i «conti» in giunta si faranno prima, praticamente alla prima occasione utile che sarà ad ottobre prossimo, quando Manfredi taglierà il nastro di un anno dall’elezione al Comune di Napoli e farà il suo primo check. Prima ancora, forse già nei prossimi giorni, il sindaco indicherà il nuovo vicesindaco dopo la morte prematura della professoressa Mia Filippone. E proprio per evitare scontri in maggioranza fino al rimpasto, Manfredi dovrebbe andare avanti con 10 assessori affidando la delega di vice ad uno tra Laura Lieto ed Edoardo Cosenza, i due profili tecnici impegnati sul versante del Pnrr. A ottobre, invece, il rimpasto in giunta sarà più ampio e condizionato dal risultato delle elezioni politiche, che sancirà i rapporti di forza tra Pd, 5S e Di Maio. Nessuno degli assessori, invece, dovrebbe essere schierato in lista alle Politiche, quindi non scatterà l’incompatibilità tra candidatura e assessorato. Manfredi ragiona anche sul fatto che in giunta ha due assessori Pentastellati, indicati da Roberto Fico: Luca Trapanese ed Emanuela Ferrante. Solo che proprio Roberto Fico, avendo fatto già due mandati, a meno di deroghe — che nel suo caso potrebbero esserci trattandosi del presidente della Camera uscente, e quindi un big dei Cinquestelle — non sarà candidato. E quindi: come si regolerà Manfredi con Trapanese e Ferrante? Insomma, come si vede, sono tutte partite aperte che fanno vacillare la maggioranza di Manfredi che si trova ora travolta dalla bufera del voto anticipato e della campagna elettorale che vedrà Pd e Cinquestelle avversari. Con premesse di «forti tempeste» che al momento sono molto forti. E non solo. Perché in giunta con Manfredi c’è anche Renzi e ci sono pure i deluchiani. Inoltre, tanto in casa Dem quanto nel M5S, prima o poi chiederanno una dichiarazione di voto del primo cittadino «a meno che — racconta un esponente graduato dei Dem — Manfredi non intenda fare come fece de Magistris che, candidando Clemente a Napoli ma correndo in Calabria come presidente della Regione una coalizione diversa, si trincerò dietro la segretezza del voto». E nel Pd, che dalla scissione grillina è il primo partito al Comune di Napoli, prestano grande attenzione alle mosse del primo cittadino. Anche perché ora i Dem, dalla scissione dei Cinquestelle, sono saldamente il primo partito al Comune di Napoli. Ovviamente per il sindaco «il piano locale è completamente diverso dal piano nazionale. Noi — sono parole se — dobbiamo lavorare per amministrare bene Napoli. E anche in questa campagna il mio impegno sarà ovviamente per portare avanti le istanze della città e del Mezzogiorno. Mi auguro che nella prossima campagna elettorale e nei programmi anche del prossimo governo ci sia una centralità di Napoli e del Sud perché noi abbiamo bisogno, soprattutto in questa fase di grande crisi sociale, di avere un impegno forte da parte del Governo centrale per sostenere le tante criticità che noi abbiamo, di mettere al centro le città e i problemi dei cittadini e di fare in modo che si possa dare una risposta concreta ai bisogni delle persone». Peccato che a Roma i partiti siano in quella fase del tutti contro tutti. E che gli interlocutori del primo cittadino siano esattamente quelli che se le stanno dando di santa ragione. 26 luglio 2022 | 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-26 06:43:00, Manfredi: «Non mi candido, resto qui». E presto sceglierà un vicesindaco tecnico tra Cosenza e Lieto. Dem e grillini: cosa indicherà per le urne l’ex rettore?,